volantino pdf  

Banca Intesa, nell'anno 2006, ha raggiunto un altro importante risultato: la riduzione del numero delle guardie, per subire il maggior numero possibile di rapine.

Nel corso del volantino cercheremo di spiegare, adducendo anche prove, il senso del titolo.

In prima istanza, però, ci interessa introdurre un discorso più generale, per richiamare l'attenzione dei colleghi sul problema della sicurezza, e ci riferiamo alla situazione di Banca Intesa prima della fusione.

Il problema della sicurezza sembrerebbe da troppi mesi, per un numero elevato di colleghi, un fenomeno inesistente.

Su questo tema, Passera e le OO.SS. concertanti hanno sicuramente raggiunto il loro obiettivo:
la maggioranza di lavoratrici e lavoratori ne ha perso di vista la drammaticità che coinvolge tutti i dipendenti di questa azienda.   Questo problema, invece, si cerca di circoscriverlo solo tra coloro che lo vivono in prima linea, con tutto il peso della paura:   sembrerebbe che riguardi solo quei "pochi (?!?)"  disgraziati che Banca Intesa ha deciso di scaricare brutalmente, facendoli lavorare in sportelli privi del presidio di guardianìa esterna.

Il risultato, riferendoci alla nostra zona, è stato una serie ininterrotta di rapine sia nell'area Torino città come in quella Piemonte ovest.

Questa è la conseguenza dell' accordo nazionale firmato nel maggio 2006 da Banca Intesa e OOSS:   accordo che ha sancito, in base a criteri molto discutibili,  una mappatura territoriale con la quale si stabilisce quali sportelli hanno diritto alla presenza della guardia e quanti altri, invece, no.

Come era prevedibile, le rapine si sono susseguite in sempre maggior numero,  e in alcuni casi anche in modo violento,  con cattura di ostaggi tra colleghi e clienti.

E c'è anche una beffa e un'umiliazione in più:  mentre sino a qualche tempo fa,  in alcuni casi le Aree concedevano la guardia al malcapitato sportello,  oggi  -dopo la rapina-  questo intervento è negato,  perché  "l'accordo non lo prevede" (!!!!!).    Fanno eccezione alcuni rari casi, come Lucento, dove la seconda rapina è stata particolarmente aggressiva e traumatica.

Questo famigerato accordo è stato giudicato positivo dalle OOSS concertanti,  che hanno tentato ipocritamente di farci credere che si trattava addirittura di un percorso migliorativo in tema di tutela della sicurezza.

Alla luce dei fatti,  va ribadito,  c'è un incremento del numero di rapine rispetto al passato  (quando la situazione della presenza delle guardie era già senza dubbio molto carente )  e si è anche cercato di creare una spaccatura tra i colleghi:   ci sono due realtà non solo distinte ma contrapposte,  perché c'è chi la guardia ce l'ha sempre e chi non può averla mai.     E la rivisitazione dell'accordo in sede locale, garantita dalle OO.SS.,  non c'è stata.      Tutto tace!,  compresa quella che sarebbe una doverosa e puntuale informativa sulle rapine avvenute.

E l'azienda cosa fa??????

E qui arriviamo al nocciolo della questione…   Nel 2006 è stato imposto a tutti un corso di formazione per migliorare il comportamento in occasione di rapine, che potrebbero diventare problema quotidiano!!!

Non solo: alcuni giorni fa, i colleghi di due filiali di Torino recentemente rapinate (la n° 4028 di cso Grosseto e la n° 2884 di cso Unione Sovietica) hanno ricevuto la visita di un gran numero di personaggi importanti:   qualche torinese  (alcuni dirigenti dell'Area Torino città accompagnati dagli addetti alle relazioni sindacali),   e  -udite, udite!-  addirittura dei milanesi  (il responsabile del Servizio Sicurezza e Protezione di Banca Intesa e alcuni medici del Dipartimento di Medicina del Lavoro dell'Università degli studi di Milano).

Questi personaggi hanno presentato ai colleghi il

"Progetto Banca Intesa:
perizia per vittime di rapine"
(progetto mirato a verificare le ricadute psichiche sui soggetti coinvolti).

Vale sicuramente la pena soffermarsi su questa visita per consentire a tutti i lavoratori di questa nostra azienda di riflettere su quale futuro ci attende se non decideremo tutti insieme di ricominciare a lottare per i nostri diritti e la nostra dignità.

Nei due sportelli visitati, il rapporto con i colleghi è stato diverso:
alla filiale 2884 ogni lavoratore è stato contattato individualmente per un colloquio sugli effetti della rapina, mentre alla filiale 4028 è stata anticipata la chiusura degli sportelli per tenere un'assemblea collettiva, nel corso della quale il responsabile milanese del Servizio Sicurezza (Dario Russignaga) ha comunicato che nel 2006 Banca Intesa ha subito oltre 320 rapine, e si sono avuti una decina di colleghi che hanno subito traumi fisici.

Ai colleghi è stato spiegato che il progetto di Banca Intesa sulla sicurezza ha l'obiettivo di verificare quale sia l'impatto psichico provocato dal trauma/rapina, e questa verifica viene effettuata con la compilazione di un colossale questionario (che prevede centinaia di risposte!!!).

E i relatori hanno precisato che l'obiettivo dell'azienda è quello di intervenire a livello nazionale per migliorare la formazione dei dipendenti, in modo che imparino a comportarsi in modo ottimale in occasione delle rapine.     

Il progetto non ha assolutamente l'obiettivo di trovare strumenti
per ridurre il numero delle rapine.

Anzi, i colleghi della filiale di Lucento sono convinti che l'interesse dei medici dell'Università di Milano per questo progetto di Banca Intesa sia anche dovuto alla certezza che il numero delle rapine non diminuirà, e quindi potranno fare una ricerca di grande valore scientifico, perché effettuata su un grandissimo numero di soggetti…

La sensazione immediata per i lavoratori e le lavoratrici coinvolti in questa sceneggiata è stata ovviamente quella di essere considerati,  ancora una volta, semplici strumenti e non certo protagonisti a cui si dovrebbe chiedere un parere per contribuire a migliorare una situazione di degrado.       Di fronte ai grandi personaggi "inventori" del PROGETTO,  c'erano soltanto dei pellegrini a cui è stata offerta un'occasione per raccontare la loro triste esperienza.

Il questionario non è stato illustrato,  ma semplicemente consegnato con l'invito a compilarlo e restituirlo al più presto

Non ci soffermiamo su specifici capitoli o su singole domande del questionario, perché non è questo il senso del volantino,  anche se è giusto sottolineare che una serie di domande che indagano su aspetti intimi  (come, ad esempio, quelle volte a verificare eventuali mutamenti riguardanti l' "interesse per il sesso"…,  ma non solo…)  hanno destato parecchie  perplessità.

Non solo:  pur senza essere addetti a questo lavoro di ricerca,  emerge dal questionario con assoluta evidenza che l'interesse maggiore di chi fa l'indagine è quello di sapere quanto gli effetti di una rapina influiscano sul rendimento lavorativo e quali conseguenze possano avere sulla produttività aziendale.

E' del tutto naturale che i colleghi si siano poste un paio di domande: 
"quanto spende Banca Intesa per commissionare questo progetto?" 
"perché non si investono questi soldi per accrescere l'unica sicurezza sperimentata,  che è la presenza delle guardie davanti agli sportelli?".

Per cercare di porre un argine a questa situazione di continuo degrado,
 la CUB/SALLCA propone a lavoratrici, lavoratori e SAS periferiche
una serie di percorsi che tutti quanti
 dovrebbero sentire l'opportunità  (diremmo l'obbligo…) di intraprendere.

Per intanto, sui nostri posti di lavoro tutti i colleghi e tutte le SAS (senza discriminazioni) dovrebbero essere uniti per rendere possibile una "svolta epocale" che ponga fine alla vergogna quotidiana che ci soffoca.

Ovviamente  non ci riferiamo soltanto al problema  -pur decisivo-  delle condizioni di sicurezza:    

  • perché non possiamo sottovalutare lo stress che coinvolge tutti i colleghi "venduti" insieme ai loro sportelli, senza avere alcuna certezza sui diritti acquisiti e sulle garanzie future;
  • perché, a causa delle continue riduzioni di organico, vediamo peggiorare ogni giorno le nostre condizioni di lavoro e la possibilità di offrire un servizio decente alla clientela;
  • perché la cancellazione quotidiana di ogni diritto rende sempre più diffuso il senso di rassegnazione e di ricerca di referenti che, anziché lottare per il mantenimento di quanto ci spetta, riescano a farci avere qualche "favore".

Qui, a Torino occorre:

1.      impegnarsi per far sì che sia disdetto l'accordo sulla sicurezza, firmato con Banca Intesa;           e a questo proposito occorre coinvolgere i lavoratori del Sanpaolo, che sul versante della sicurezza sicuramente non hanno bisogno di peggiorare ulteriormente la loro situazione con l'acquisizione di questo accordo;

2.      organizzare unitariamente, fra tutte le SAS, un ulteriore ricorso al procuratore Guariniello e alle ASL contro la riduzione della guardianìa;

3.      che tutti i colleghi chiedano ai loro referenti sindacali di non discriminare chi sente l'esigenza di un risveglio che abbia come linea di condotta prioritaria l'abbandono della supina acquiescenza alla linea pro Passera imposta dalle SAS centrali.

I colleghi che fanno riferimento alla CUB/SALLCA, pur consapevoli delle notevoli differenze di impostazione presenti fra le varie SAS, credono fermamente che l'unità di tutti i lavoratori possa portare a scelte positive e a un futuro migliore.

E noi ci crediamo…

CUB-SALLCA
Sas Intesa Sanpaolo -Gruppo Torino

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