Sono giorni di fuoco, questi, per la città di Genova, con le note inchieste aperte sui "poteri forti" locali.Giorni che ci toccano molto da vicino, dato che l'attenzione è caduta anche sulla "nostra" Banca e sulla "nostra" Fondazione.

La "nostra" Fondazione, nel cui Statuto si legge "La Fondazione ha per scopo esclusivo il perseguimento di fini di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico".

Questa frase stride non poco con ciò che è risaputo: per il controllo di molte delle fondazioni bancarie, e quella Carige non fa eccezione, esistono accordi trasversali tra politici locali, enti, istituzioni ed imprenditoria più o meno locale.

Non ci interessa certamente entrare nel merito del lavoro della Magistratura, ma provare a dare uno sguardo a ciò che sta succedendo in Fondazione Carige che potrebbe sembrare ordinaria amministrazione e/o avvenimenti che non riguardano il sistema-imprese ma singoli individui. Se invece andiamo ad esaminare gli accadimenti succedutisi negli ultimi tempi, quel primo sguardo "poco attento", e forse anche un po' "ingenuo", cambia.

Prima dell'insediamento degli attuali CdA e Presidente, la Fondazione Carige era una struttura funzionante, attiva e in contatto con la gente. I dipendenti Carige, ivi distaccati, avevano un ruolo, un coinvolgimento. Con il successivo avvio della "ristrutturazione" sono circolate parecchie voci e lamentele: sarebbe interessante che la Fondazione chiarisse se queste voci sono fondate.

Si sarebbe passati dal contatto diretto dell'Ente con le realtà sociali ad un allontanamento da queste (progetti bloccati, contributi revocati, servizi e attività per il no-profit sospesi …), dal coinvolgimento del personale al solo "disporne" (attività, ferie, trasferimenti decisi dall'alto), dalla trasparenza degli atti, anche tramite procedure interne codificate, alla riduzione della trasparenza (non ultimo con l'utilizzo di un certo controllo del rapporto e dell'informativa per gli organi di informazione).

Insomma, classiche (già più volte viste nel panorama delle aziende) manovre di taglio dei costi, che vanno a comprendere interventi sul personale, sulle strutture, sui "contratti con i fornitori" …. e anche classico ricambio della dirigenza che "prende il colore del manico".

Tutto come nelle migliori famiglie. Tutto questo ha finalità nobili?

In questa fase non ci vogliamo occupare delle finalità. Ci importano le modalità.

Ci chiediamo come sia possibile, nel silenzio generale, che si possa riorganizzare completamente un ente no-profit come la Fondazione, con modalità ed un'arroganza da gestione di "affari privati". La Fondazione è tale in quanto "bene comune" e anche i lavoratori Carige hanno contributo fattivamente al suo sviluppo ed alla sua "ricchezza".

Chiediamo che la Fondazione venga gestita in coerenza con i fini statutari che si è data e diciamo no ad un uso dei lavoratori, a dir poco, spregiudicato. Chiediamo che la Fondazione torni a svolgere un ruolo "sociale" e non solo di partecipazione a giochi finanziari e di potere.

Chiediamo che anche il Gruppo Carige non dimentichi quanto valore ha l'impegno di tutti i lavoratori e che ne tenga conto quando pianifica le strategie aziendali. Ci ricordiamo che ogni "soggetto sociale" porta sulle spalle una grande responsabilità  e che abbiamo quotidiani esempi di quanto gli atteggiamenti puramente speculativi creino un mare di danni?

Proponiamo ai lavoratori un "modello" di sindacato assai diverso da quello (verticistico, burocratico, lontanissimo dalla realtà di lavoro quotidiana) che sono stati abituati a conoscere in questi anni. Non lasciamoli decidere per noi.

La Cub-Sallca ha deciso di non tacere ed è in prima fila a lottare per i diritti dei lavoratori.

CUB SALLCA
Gruppo Carige

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