Abbiamo letto senza particolare stupore che, negli incontri con i sindacati al tavolo, l'azienda ha lamentato un andamento non brillante dei conti e annunciato un piano di incentivi per favorire l'uscita dei lavoratori che hanno maturato il diritto alla pensione.

Che le cose non andassero benissimo i lavoratori ce lo avevano detto da tempo, a più riprese (e lo avevamo anche già scritto), ben prima che scoppiasse la crisi finanziaria internazionale.

La prima questione irrisolta è quella di un sistema informatico inadeguato.

Non si tratta certo di supponenza dei colleghi provenienti dalle filiali cedute a suo tempo da Intesa Sanpaolo, ma una banca che vuole passare da una dimensione locale ad una nazionale non può continuare ad usare procedure arretrate di almeno 20 anni.

La dimostrazione di come si vogliano fare le nozze con i fichi secchi è riscontrabile anche nella permanente ed odiosa discriminazione verso i colleghi delle filiali "nuove", dove si applica il vecchio orario pomeridiano, più lungo di mezz'ora, pur in presenza di procedure di quadratura macchinose e farraginose.

La seconda questione (prima per importanza) è quella delle pressioni commerciali, una piaga dell'intera categoria, che in Cariparma raggiunge punte di gravità sopra la media. Anche su questo argomento abbiamo scritto in più occasioni ed un riscontro significativo l'abbiamo ritrovato in articoli dì giornali di Parma, dove, insieme alla denuncia dello scandalo dei titoli "islandesi", venivano riportate denunce dei lavoratori delle filiali locali.

Nonostante la forza di queste denunce, l'azienda non sembra darsene molto per inteso. Sconcerta l'ipotesi trapelata che la banca voglia rimborsare i clienti che hanno acquistato questi titoli limitatamene a quelli in scadenza nel gennaio 2009. Sconcerta anche il permanere dell'inaudita prassi di non consentire la chiusura formale di conti fino a quando non se ne apre uno nuovo!!!!!

Davvero i responsabili pensano di acquisire o difendere quote di clientela con comportamenti di questo genere?

D'altronde un'ulteriore cartina di tornasole di questa arroganza è stata dimostrata anche verso i dipendenti-clienti: ci riferiamo agli errati addebiti di spese di bollo sui D.A dei conti dei lavoratori, rispetto ai quali l'azienda, pur ammettendo l'errore, ha ritenuto di non dover perdere tempo nel porvi rimedio.

E' evidente che il futuro stesso dell'azienda dipende da un radicale cambio di rotta. Servono rispetto per i lavoratori (innanzitutto), investimenti in tecnologia, una considerazione del cliente come bene da difendere e non come oggetto di spremitura.

Vorremmo dire agli "impiegati Cariparma arrabbiati" (eufemismo), che hanno scritto alla Voce di Parma che il direttore generale è abituato a mandare a quel paese i sindacati, che ciò può accadere per due motivi: sindacati troppo arrendevoli e/o lavoratori poco disponibili a lottare. Noi siamo disponibili (con spirito unitario se altri sindacati vorranno starci) a fare la nostra parte e voi? Nel caso fatevi vivi agli indirizzi sotto indicati o chiamate al 3388670342.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Cariparma

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