Comprendiamo, una volta tanto, l'enfasi con la quale il CEO e Consigliere Delegato, il Consiglio di Gestione e il Consiglio di Sorveglianza hanno espresso a Francesco Micheli "unanime apprezzamento e riconoscenza per la determinante opera svolta in questi anni, avendo completato con pieno successo tutti gli incarichi affidatigli".

Dissentiamo tuttavia dall'elencazione che viene fatta di questi incarichi: il ruolo svolto nell'integrare il Gruppo dopo la fusione andrebbe spiegato meglio; come responsabile della Banca dei Territori ha continuato sostanzialmente a fare il lavoro di sempre (e i risultati commerciali sono peggiori di quelli del suo predecessore) e in quanto all'implementazione dei motori di crescita… lasciamo perdere.

La mission e la vocazione di Francesco Micheli, per quanto le si voglia articolare, sono sempre state sostanzialmente le stesse: tagliare i posti di lavoro; ridurre i livelli salariali ed i diritti normativi dei lavoratori; gerarchizzare la banca; piazzare i più affidabili nei posti chiave; piegare ogni tipo di resistenza al "progetto"; porre le condizioni per gli spezzatini societari e la vendita al meglio dei gioielli di famiglia.     

Certo i veri ispiratori di queste politiche sono altri (e rimangono) ma il Dott. Micheli vi ha sempre messo la propria impronta personale, confermando per intero la fama meritata nelle precedenti avventure aziendali anche se, ce lo consentirà, questa volta è stato agevolato non poco dalla remissività dei sindacati tappetino, gli unici che accetta e che sa evidentemente come convincere.

Il capolavoro finale è stato il vergognoso accordo sulle assunzioni in deroga al Contratto Nazionale che porta inequivocabilmente il suo marchio (con tanto di presenza fisica alla fase finale della trattativa). E ancora una volta il ruolo prono di alcuni sindacati è stato decisivo.

Francesco Micheli se ne va, certo da vincitore, ma non da dominatore incontrastato.

C'e' chi non si è piegato.

I lavoratori di Banca Depositaria sono in sciopero contro la cessione a State Street; il Consorzio è una polveriera; il Tribunale di Torino ha recentemente sanzionato la condotta antisindacale della banca (e non è certo la prima volta); sono tanti anche i lavoratori che negli ultimi anni hanno vinto cause individuali contro i comportamenti aziendali; alcune sigle sindacali sono in subbuglio e la "pace sociale" non è detto regga per sempre; nelle filiali e negli uffici di sede oggi si festeggia più di quanto non si pianga.

Ora che se ne va, siamo certi che la Banca non tratterà Micheli come la Banca di Micheli ha sempre trattato chi se ne andava dopo una vita di lavoro. E, tuttavia, il tesserino va ritirato subito ed i tornelli ci proteggeranno.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Gruppo Intesa Sanpaolo

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