Se l'inizio della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale è stato rinviato a dopo la pausa estiva, le aziende non sono certo andate in vacanza.
In Intesa Sanpaolo è stato firmato l'accordo sugli esuberi che abbiamo commentato in un apposito comunicato (nel caso consultabile sul nostro sito) che ha aperto spazi alle deroghe su demansionamenti e mobilità territoriale.
In attesa del piano industriale e di un probabile aumento di capitale, Unicredito sta adottando misure molto gravi. L'azienda ha impedito il rinnovo dell'accordo sugli inquadramenti scaduto il 1° agosto, per cui, al momento, il personale è privo di normative che regolano la materia.
Ancora più grave è l'operazione in stile Marchionne che punta alla nascita di due newco, nuove società con partner statunitensi estranei al contratto del credito. In un caso sono coinvolti 300 lavoratori dell'amministrazione del personale. Nell'altro il progetto
prevede una joint venture con Hewlett Packard, che coinvolgerebbe oltre 2.000 lavoratori del
settore informatico. Ad aggiungere gravità a gravità vi è il fatto che Hewlett Packard è un
gruppo in forte crisi che sta modificando radicalmente il proprio modello di business,
passando dai pc al settore dei servizi. Questi cambiamenti sono valutati in modo critico, per non
dire scettico, da molti analisti e non è una bella prospettiva che i lavoratori di Unicredito
facciano da cavia a queste sperimentazioni che porterebbero alla distruzione dell'area contrattuale prima ancora del rinnovo del CCNL.
Non c'è bisogno di spiegare che questi progetti andranno contrastati con forza e che l'idea di esternalizzare la gestione del personale era già contenuta in un articolo, apparso sulla rivista dell'Abi Lavoro " Bancaria" del 2009, da noi ripreso nel numero 8 di Consortium del 2010 (potete trovarlo sul nostro sito www.sallcacub.org).
Intanto Cariparma ha presentato il proprio piano industriale che ha trovato entusiastici commenti da parte delle sigle del primo tavolo. Motivo del tripudio un programma di espansione territoriale e "la scelta di limitare le uscite al solo turn over" (citazione dal commento del segretario Fiba Cisl). Viene da chiedersi se questi megadirigenti sindacali, da troppo tempo lontani dai luoghi di lavoro, abbiano ancora qualche contatto con gli stessi. La realtà di Cariparma è fatta di tecnologia antiquata e carenza cronica di organico, al punto che gran parte del personale rientra in una sorta di "servizio volante generale", con sistematici trasferimenti giornalieri per consentire l'apertura delle filiali.
Escono periodicamente volantini delle strutture locali delle stesse sigle "entusiaste" che lamentano la totale assenza di interlocuzione con le controparti aziendali.
Eclatante anche il progetto di creare filiali a "grappolo", cioè una filiale principale (con un unico direttore) e le filiali collegate chiamate "acini" (non stiamo scherzando) che possono trovarsi entro un raggio di 17 km.
D'altra parte ci sono realtà (ci vengono in mente Carige e Ubi) dove le ferie devono essere concordate tra i colleghi di filiali vicine ed Ubi ha anche la sfacciataggine di aprire una procedura per esuberi.
Lo scenario che emerge dalle aziende è quello di un costante degrado delle condizioni di lavoro e da violazioni frequenti delle normative.
Solo i placidi sindacati firmatari non si sono accorti che la concertazione è finita e che è ripartito il conflitto…delle aziende. E' chiaro che solo una ripresa delle iniziative di mobilitazione dei lavoratori può modificare questa situazione.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Credito e Assicurazioni

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