DA SEGRETERIA REGIONALE PIEMONTE CUB – SALLCA

Non è nostra abitudine impiegare il tempo in polemiche infruttuose tra sigle sindacali. E' per questo motivo che di solito non rispondiamo agli attacchi ed alle provocazioni che ogni tanto subiamo da parte di altre organizzazioni.
Così abbiamo scelto di fare in occasione di due volantini/comunicati della Fabi torinese dei  mesi scorsi, che abbiamo preferito ignorare, non per mancanza di argomenti, ma perché esistono altre priorità rispetto a polemiche pretestuose.
Tuttavia il recente passaggio di alcuni quadri sindacali Falcri alla Fabi, in Intesa Sanpaolo, ha visto reiterarsi un comportamento intollerabile: un nostro commento alla vicenda, rivolto esclusivamente ai nostri iscritti e neppure pubblicato sul sito, è stato usato, sia dai "transfughi",  che dalla sigla che li ha "accolti", per diffondere falsità e calunnie sul nostro operato e sui nostri obiettivi.
Ci sembra doveroso quindi intervenire, questa volta in forma pubblica,  per ricostruire il corretto svolgimento dei fatti,  ristabilire la verità ed esprimere il nostro punto di vista.
Dopo di che ritorneremo a occuparci di cose serie…
 


Il 1 Agosto scorso (già la data è tutto un programma…), sul sito della Fabi Intesa SanPaolo di Torino (http://www.fabintesasanpaolo.org/download/ATTACH_News/130801_Benvenuti.pdf) viene pubblicato un volantino in cui, con "grande soddisfazione" (viva e vibrante), si dà il benvenuto a Massimo Bertarini, Maria Vittoria Filotto ed altri quadri sindacali torinesi ex-Falcri "che hanno deciso di mettere a disposizione dell'…Organizzazione, l'esperienza maturata in anni di attività svolta in un'altra sigla sindacale".
Segue l'elenco delle cariche "democraticamente" assunte.
La notizia è di quelle ghiotte e sorprendenti perché se è certamente legittimo cambiare opinione e appartenenza sindacale, è piuttosto singolare farlo "collettivamente" verso una sigla della quale fino a pochi giorni prima si sono aspramente contestate le scelte (i volantini contrapposti ed i reciproci scambi di "complimenti" sono di pubblico dominio).
Dopo alcuni giorni di riflessione (scusate, ma non abbiamo permessi sindacali in abbondanza) la Segreteria regionale piemontese del Sallca decide di non fare alcun volantino sulla vicenda ma di limitarsi (doverosamente, vista la rilevanza della questione) ad informare le/i proprie/i iscritte/i su quanto stava succedendo, esprimendo al riguardo le proprie (disincantate) valutazioni.    
Il comunicato viene spedito il 19 Agosto (assieme ad altra informativa) ed ha quindi un carattere interno, anche se eravamo perfettamente consapevoli del fatto (e la cosa non ci turbava particolarmente) che avrebbe finito per circolare.  

Deve essere tuttavia ben chiaro a tutti che se avessimo ritenuto opportuno un "attacco pubblico" sulla vicenda e sui suoi protagonisti non avremmo avuto che l'imbarazzo della scelta nell'utilizzare anche altri ben più forti e documentati argomenti. E toni meno soft. 

Succede, per l'appunto, che il comunicato circoli (come detto, prevedibile), che susciti reazioni di vario genere (normale), ma anche (e questo è francamente inaccettabile) che i transfughi ex-Falcri e la Fabi, nella speranza forse di distogliere l'attenzione dei colleghi dalla natura del loro mercimonio, vi costruiscano sopra teoremi fantasiosi basati su autentiche menzogne.
L'avvisaglia (ci viene riferito, verifichiamo, è proprio così) sta nel delirante titolo che Bertarini dà ad un suo post su facebook ("Nasce l'asse nazionale Falcri Cub-Sallca? Ben contento di essere in Fabi") dove, dimentico dei contenuti delle relazioni personali e sindacali che ha avuto con noi negli ultimi anni, ci definisce sprezzantemente un "sindacato filo Falcri" (lui che di quell'organizzazione è stato dirigente nazionale sino a ieri…).  
Interviene a sostegno un'altra sindacalista cambia-casacca (ex-Fisac, ex-Falcri e ora convintamente Fabi) che, tra le altre stupidaggini, invita i colleghi a riflettere sulla maniera "arrogante e presuntuosa"  con cui avremmo offeso i transfughi. Il suo post riceve ben due apprezzamenti (Bertarini e Filotto).
E, infine, scontatissimo, arriva il volantino ufficiale della Fabi torinese (http://www.fabintesasanpaolo.org/download/ATTACH_News/2013_08_26_VOLPE_UVA.pdf) che straparla di nostre sviolinate alla Falcri, di Esopo e chicchi d'uva e, addirittura, di democrazia sindacale, argomento assai ostico per chi ha sempre rifiutato persino l'idea che i sindacalisti potessero essere eletti dai lavoratori.
Benché da tempo facciamo regolare uso di pozioni di pazienza (e soprattutto cerchiamo accuratamente di evitare di farci tirare dentro in polemiche che, lo sappiamo, infastidiscono i colleghi afflitti da ben altri problemi) non possiamo che ritenere la misura colma.
Oltre alle menzogne, viene commessa un'evidente scorrettezza formale (peraltro funzionale a mantenere in piedi il castello di bugie). Di un nostro comunicato, non pubblico ed a circolazione ristretta, viene fornita un'interpretazione del tutto fantasiosa che viene resa di pubblico dominio (volantino, sito internet, mail agli iscritti fabi ed ex-falcri, quadri di altre sigle, ecc…), coinvolgendo  quindi centinaia di lavoratrici e lavoratori che, mancando del nostro originale, non hanno alcun modo di verificare la correttezza di quanto affermato.   
A questo punto, è ovvio, dobbiamo renderlo pubblico noi (vedi sotto) certi che la sua lettura faccia di per sé giustizia sui vaneggiamenti dei vecchi e nuovi dirigenti Fabi.


Da Segreteria Nazionale Cub – Sallca
a tutti gli iscritti.

Considerazioni (disincantate) sulle recenti vicende di Falcri Torino

E' con un certo stupore che abbiamo appreso, da un comunicato della Fabi torinese di Intesa Sanpaolo, che Massimo Bertarini, Maria Vittoria Filotto ed altri dirigenti Falcri avevano cambiato casacca ed erano passati alla Fabi.
E' certamente legittimo cambiare opinione e appartenenza sindacale, ma ci sembra singolare che la scelta ricada proprio su quella sigla che fino al giorno prima veniva aspramente (e giustamente) criticata per la sua moderazione e la sua subalternità ai voleri aziendali, mentre invece si rivendicava la propria autonomia, indipendenza e capacità di ascolto nei confronti di lavoratori e iscritti.
Con i colleghi della Falcri, di Torino e di fuori Torino, abbiamo condiviso battaglie importanti sui contenuti (enti previdenziali e assistenziali, costituzione del consorzio, cessione di banca depositaria, contrasto all'ultimo CCNL) e siamo certi di poterlo continuare a fare insieme a quei delegati sindacali, a qualunque sigla appartengano,  che non accettano la direttiva di "allinearsi e obbedire".
Ma è inutile negare che siamo profondamente delusi dal patetico esito di un percorso che poteva andare in ben altra direzione.
Tenere la schiena dritta e battersi per difendere i propri diritti, come lavoratori e come soggetti portatori di interessi, non è facile di questi tempi. Passare armi e bagagli alla concorrenza però è segno di un degrado, anche etico, molto preoccupante. Soprattutto se pensiamo alla sigla di destinazione, un misto tra circolo ricreativo e burocrazia dei servizi, che non mette mai in discussione le scelte delle banche e firma senza batter ciglio accordi scadenti. La peggiore delle scelte possibili!
E' sorprendente poi la modalità con cui il passaggio è avvenuto, stando almeno ai comunicati ufficiali: nessuna discussione preventiva, nessuna spiegazione, nessuna presa di posizione pubblica.
"Fuggire di casa di notte" è stata la eloquente versione della segreteria della Falcri!
Come segreteria CUB-SALLCA auspichiamo che l'esempio deteriore fornito da questi tragitti personali, tendenti ad "accasarsi" in situazioni più "comode", non facciano venire meno la passione e la determinazione di tutti quei colleghi ed iscritti, anche Falcri, che credono in un sindacato di lotta, combattivo, deciso e conflittuale. Per coloro che sono disorientati da queste evoluzioni pindariche, può esser utile ricordare che noi ci siamo.
Non abbiamo nessun motivo per venire meno alla nostra coerenza e ai nostri valori, non abbiamo nessuna tentazione di rinunciare a quello che siamo, non abbiamo nessuna intenzione di cedere in cambio delle agibilità sindacali o di qualche altro diritto elargito benevolmente per comprare il consenso.
Siamo invece convinti che lo spazio per un'iniziativa sindacale democratica vada difeso con più forza di prima. Chi ne vuole discutere, non ha che da contattarci.

Federazione Regionale del Piemonte Cub-Sallca


 
In riferimento a questo comunicato, la Fabi dice testualmente: "Impavidi, sfidando il ridicolo, quelli dei CUB intonano invece una bella sviolinata alla Falcri di Milano e ai bei tempi andati, quando giocavano – tutti insieme – alla "resistenza"!"
C'è qualcuno, per cortesia, che leggendo il nostro testo ci spiega come si può, in buona fede, darne una simile interpretazione?
Di fronte a questa ed altre affermazioni degli ex-Falcri e della Fabi, che tendono a distorcere (quando non capovolgere) le dinamiche che sono alla base di quanto è successo ed il nostro pensiero al riguardo, riteniamo opportune alcune precisazioni.
In primo luogo, non abbiamo remore nell'affermare che il Sallca-Cub si ritiene ed è un'organizzazione sindacale molto differente (ed alternativa) a tutte le altre presenti nel Gruppo sia per le proprie idee e strategie, sia per la condizione in cui è costretta ad operare per l'assenza di democrazia sindacale nel settore.
Ciò nonostante noi non siamo settari e nella ricerca della maggior efficacia possibile per le nostre iniziative non ci siamo mai stancati di ricercare (complicati) momenti di convergenza (anche parziali e temporanei) con le altre organizzazioni sindacali (o parti di esse) purché fossero basati su contenuti condivisibili e pratiche da noi ritenute utili per i lavoratori. 

Non è un mistero per nessuno (e non dovrebbe esserlo nemmeno per la Fabi torinese) che, a partire da questi presupposti, abbiamo spesso partecipato ed appoggiato attivamente scioperi e manifestazioni indette unitariamente dalle altre sigle, così come altre volte abbiamo aderito a mobilitazioni sostenute nel settore dalla sola Fisac-Cgil.
In taluni casi (elezioni per gli Enti Previdenziali e la Cassa Assistenza Sanpaolo) abbiamo stretto alleanze (vincenti) con la Falcri, anche individuando candidature comuni (tra cui, va detto, anche alcuni di quelli che ora hanno cambiato squadra e ci attaccano…).
In altre occasioni (elezioni per gli RLS) dove ci viene addirittura impedito di presentarci, abbiamo dato indicazioni di voto per singoli candidati Uilca, Fiba, Sinfub che godevano della nostra fiducia.
In tema di "alleanze", sotto il profilo squisitamente sindacale, il nostro rapporto con la Falcri è sempre stato a corrente alternata, variegato e complesso. Perché questa è la Falcri, o meglio sono le Falcri.
Anche solo con riferimento al Gruppo Intesa Sanpaolo, ci sono strutture aziendali assai combattive e altre che puntano apertamente a rientrare al più presto al cosiddetto "primo tavolo"; ci sono importanti quadri sindacali che con noi partecipano attivamente al "Comitato per il No al Contratto Aiuta Banchieri" e altri assai più allineati e pronti a genuflettersi per tornare, in un modo o nell'altro, nel salotto buono.          

Una cosa è certa (e rende risibili le ricostruzioni dei vecchi e nuovi dirigenti Fabi): quella che loro definiscono "la Falcri di Milano" è sempre stata (e rimane) una delle strutture a noi più distanti (si pensi al repentino voltafaccia che, secondo noi, ha operato nella vicenda Banca Depositaria) e con la quale i rapporti sono stati (e rimangono) pressoché inesistenti.
Al contrario, è proprio la cosiddetta "Falcri di Torino" (oggi in buona parte decapitata dalla trasmigrazione in Fabi) quella con la quale abbiamo avuto nel recente passato oggettivi momenti di convergenza: basti pensare, come detto, alla vicenda Banca Depositaria, all'individuazione di candidati condivisi per le ultime elezioni del Fondo Pensioni o alle battaglie contro gli ultimi devastanti accordi aziendali (chi c'era, ricorda sicuramente lo spazio che abbiamo concesso a Bertarini nella nostra assemblea fuori orario svoltasi al Cinema Cuore).
Naturalmente, non abbiamo mai dimenticato di rimarcare (anche nella citata assemblea) le sostanziali differenze che ci separavano da quell'organizzazione e, tuttavia, abbiamo persino sopportato, con proverbiale tolleranza, la concorrenza che silenziosamente ci veniva fatta da chi si proclamava "all'opposizione del sistema" ma, a differenza nostra, godeva anche di diritti ed agibilità sindacali.
E' la patetica parabola di questi personaggi e l'ormai evidente strumentalità che avevano alcune loro prese di posizione (e dello stesso rapporto con il Sallca a questo punto) che, secondo noi, ci autorizzano a dire la nostra. Non per mettere il piede nelle vicende di altre organizzazioni, ma per segnalare a tante lavoratrici e lavoratori e a non pochi quadri sindacali di base della stessa Falcri come sia stata utilizzata la loro volontà di lotta e di cambiamento.

Ripetiamo: lo "scandalo" non sta nel cambiare casacca ma nell'averlo fatto approdando (armi, agibilità e bagagli) ad un'organizzazione che, nel bene e nel male (glielo riconosciamo), rappresenta il pilastro fondamentale di politiche sindacali che, nel rapporto con i lavoratori, si diceva fino a pochi giorni prima di voler contrastare.
Sempre a nostro parere, la stessa Fabi non esce affatto bene dalla vicenda.
Ci dicono che ci crediamo i sindacalisti più bravi di tutti. Ma va.. oltre tutto a noi i primi della classe proprio non piacciono.
Una cosa però è certa. Noi non accetteremmo mai di farci rappresentare da chi fino a pochi giorni prima ci criticava (anche aspramente) e cercava di "portarci via" gli iscritti. E nemmeno da chi venisse da noi dopo aver vanamente bussato ad altre porte.
Scelta etica? Travaglio individuale? Riesce difficile crederlo quando riguarda contemporaneamente un intero gruppo dirigente che poi, è sotto gli occhi di tutti, dà il meglio di se stesso per trasmigrare truppe da un fronte all'altro.
E comunque sia, se si riconosce di aver cambiato idea e si vuole ricominciare in un'altra casa una soluzione dignitosa c'è sempre. Si saltano uno o due turni, si torna a lavorare e si prova a riconquistare la fiducia dei lavoratori nella nuova collocazione.
Macché.
A chi (sempre su facebook) suggerisce a Bertarini questa soluzione la Filotto replica così.
Tornare in produttività? "Chi possiede la passione vera per l'attività di Sindacalista non può abbandonarla a cuor leggero. Noi siamo tra quelli che ci credono veramente. Non solo noi amiamo questo lavoro, ma ci sentiamo spinti dall'affetto e dall'incoraggiamento dei nostri colleghi iscritti. Per noi é inconcepibile accettare i tuoi consigli, non richiesti, e li lasciamo per tutti quelli che usano il Sindacato per solo opportunismo".
Tranquillizziamo tutti: si può fare il sindacalista per passione anche lavorando.  

Segreteria Regionale Piemonte
CUB – SALLCA

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