"Fa' e disfa' l'è tutt un laurà", si dice a Milano. Ed Unicredit, che nell'operosa Milano ha il suo cuore pulsante, non può essere certo da meno.  In particolare c'è una società del Gruppo che di questo detto ne ha fatto il proprio motto.

Il palazzo di Lampugnano, storica sede di Ubis, è infatti in continuo fermento. Non ci si ferma mai. I lavori sono all'ordine del  giorno, e la "transumanza" dei colleghi da un piano all'altro, o da uno stabile all'altro sono continui, con i relativi disagi e….costi.

Ma quanto costerà tutto ciò alle casse del Gruppo? 

L'imminente nuovo piano industriale ci dirà che soldi non ce ne sono e che il taglio dei costi dovrà raddoppiare rispetto al precedente; ciò nonostante i lavori nella sede di Ubis non si fermano. In fondo basta usare la parolina magica: investimento per taglio costi.
 
Spendiamo oggi per risparmiare – forse – domani, dove il "forse" non è un eufemismo perché tanto nessuno ci chiederà mai conto degli effettivi risultati conseguiti. Basta dimostrarli sulla carta.
E così si avvia l'ennesima ristrutturazione. Dopo i rifacimenti a più riprese di bagni e uffici (i nuovi open space), ecco arrivare in tutta la Palazzina A di Lampugnano il famigerato "smart working" (si parte con i piani 4 e 5 da destinare alla Governance ed a seguire i restanti 6 piani).

Desk sharing, take your space, different worksettings, cocker, "clean desk rule", Follow-Me, soft phone…sono solo alcuni dei termini coniati dai nostri specialisti e super consulenti e con i quali dovremo imparare a  convivere; termini coniati per mascherare un obbrobrio di progetto che risponde al nome di "smart working". Ci si dovrà barcamenare tra Golden Rules e le regole di comportamento volte a garantire il corretto utilizzo degli spazi. Già, perché senza un preciso impegno da parte dei lavoratori a seguire pedissequamente le precise norme di comportamento, la vivibilità dell'ufficio sarà pressoché impossibile.

 

Com'era semplice lavorare… si entrava in ufficio, un grugnito di saluto ai colleghi e poi via, alla propria scrivania a lavorare. Ora no, troppo facile; persino banale. Ma vuoi mettere il fascino di girare per tutto il Piano alla ricerca dell'area dedicata? Non ci si annoia più e si resta attivi ed in movimento.

 

Devi fare una telefonata? Vai in una "think tank". C'è troppo rumore e non riesci a concentrati? Vai nella "quiet area". Devi fare un'altra telefonata e la "think tank" è occupata? Spostati nell' "Ocs area".  Insomma passeremo la giornata a girare come trottole tra un'area e l'altra (il primo giorno, forse la prima settimana, poi manderemo aff… le golden rule e resteremo nell'Area Open.).

 

Come non ricordare la raccomandazione Aziendale a chi, lo scorso Giugno, si avviava a vivere il progetto pilota: siate consapevoli di chi vi sta intorno: usate il buon senso e cortesia, non gridate in ufficio. Quello stesso "buon senso" che l'Azienda dimostra di non avere ma che pretende da voi. Ridicolo. Sul progetto non si è confrontata con le rappresentanze sindacali e neppure con gli RLS; dov'è il buon senso in tutto ciò?

 

Le nuove aree saranno tutte Wi-Fi e si sa che il wireless appartiene alla categoria di tecnologie che contribuiscono all'inquinamento elettromagnetico e che per molti potrebbe addirittura costituire un serio pericolo per la salute del lavoratore.

Insomma, addio alla propria scrivania, addio privacy, addio ai colleghi con i quali si condivide uno spazio. Basta personalizzazioni dei luoghi di lavoro che ci facevano sentire un po' più a nostro agio. Basta portapenne col logo della squadra del cuore, basta calendari da tavolo. Basta ai vasi con tante piantine che davano un po' di allegria e di "ossigeno" agli uffici.

I luoghi di lavoro dovranno essere asettici ed anonimi e soprattutto intercambiabili perché in fondo i lavoratori per l'azienda non sono esseri umani ma solo "commodity".

La condivisione all'ennesima potenza.

E così dopo il car sharing è in arrivo anche il desk sharing; in fondo a chi importa di avere un posto di lavoro in un luogo confortevole, stimolante, sano ed accogliente? L'importante è che costi poco. Ed a proposito di costi, quanto ci costeranno le centinaia di portatili che dovremo comprare – immagino – da HP (nostro partner in HR SSC)?

Secondo noi lo Smart Working non ha nulla a che vedere con l'ottimizzazione degli spazi. 

Le società strumentali, lo abbiamo capito, non sono più gradite a chi persegue il core business ed i lavoratori sono considerati solo un fastidioso centro di costo.

Si è così arrivati a parlare di aumento della redditività nel Gruppo mediante l'esternalizzazione di diversi settori di attività e si continua poi con la sottrazione "fisica" del posto di lavoro. Insomma, in un modo o nell'altro ci vogliono togliere la cadrega da sotto il fondoschiena. E di questi tempi è un brutto messaggio da mandare ai lavoratori.

Ma l'Azienda, che come detto non ama stare con le mani in mano, non si limita a questo.

Dal 1 di Marzo apporterà alcuni cambiamenti organizzativi, tra i quali la creazione della struttura HR Services Outsourcer Interface al fine di garantire un corretto presidio delle attività svolte da ES-SSC.
Prima si esternalizzano i servizi SSC (con risparmi economici tutti da dimostrare tanto che per cercare di ottenerli alcune attività devono essere delocalizzate in Polonia) poi si debbono creare le strutture interne di presidio agli stessi? Fa' e disfa'….tanto paga "pantalone".
E poi la chicca finale. Ma le esternalizzazioni dei lavori (e lavoratori!) sono veramente finite?
O forse dovremo aspettarci un allargamento del perimetro che coinvolgerà in futuro anche UCI?
Sembra ormai certo che la struttura che si occuperà di procedere con gli studi di fattibilità sarà portata in capo ad Unicredit.
Come dire, il fondo del barile da raschiare non è più solamente quello di Ubis.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Gruppo UniCredit

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