CCNL-ABI-2012.001Il 31 marzo è prossimo. La vigenza del CCNL termina dopo la disdetta dell’ABI, nonostante uno sciopero massiccio e pressochè unanime della categoria il 31 gennaio scorso. Manifestazioni di  piazza,  presìdi, ampia  testimonianza dei mezzi di informazione hanno reso pubblico ed evidente il malessere di circa 300.000 addetti. Da ultimo si aggiunga anche lo sciopero dei dipendenti della Banca d’Italia, storicamente ritenuta una sorta di isola privilegiata del settore.

Come è stata spesa, al tavolo delle trattative con l’ABI, questa giornata di lotta da parte delle OO.SS. trattanti? Le aspettative dei colleghi possono ritenersi adeguatamente rappresentate.

Le nostre informazioni ci dicono che le parti sono distanti, sia dal punto di vista normativo,  che  dal  punto  di  vista  economico  e,  quindi,  è  doveroso preoccuparsi. La nostra esperienza ci dice che questo stallo potrebbe anche indurre a firmare, sul filo di lana, un accordo a qualsiasi costo ovviamente senza il necessario consenso dei lavoratori.

Non vorremmo che ci venisse riproposto l’argomento che è meglio un brutto contratto, piuttosto che restare senza, una volta scaduto:  la giurisprudenza relativa, in materia di ultrattività del contratto, non è univoca né, tantomeno, consolidata. Questo ricatto non regge e persino il segretario della Fabi Sileoni ha dichiarato che la disdetta creerebbe una giungla.

Il precedente del 2012 è troppo vicino e le cicatrici non ancora rimarginate. La reazione di migliaia di lavoratori, che si espresse contro quel contratto attraverso il Comitato per il NO, fu mortificata da consuntivi delle assemblee artatamente modificati. Ciononostante un esiguo 60 % (secondo fonti sindacali firmatarie) approvò quell’accordo.

Cosa fare allora?

Da parte nostra riteniamo necessario continuare ad intervenire, per tenere alto il livello di attenzione e di tensione tra i colleghi: chi andrà a firmare (senza mai essersi sottoposto ad una libera elezione per ottenere la necessaria legittimazione  democratica) sappia che non siamo né  distratti, né disinteressati. La piattaforma votata dai lavoratori nelle assemblee è stata, di fatto, abbandonata. In una trattativa può accadere, ma allora è necessario tornare dai lavoratori prima di chiudere un accordo.

Ai colleghi diciamo di pressare continuamente i loro rappresentanti sindacali di riferimento, chiedere la massima trasparenza e la massima diffusione delle informazioni, chiedere di tenere assemblee e di non nascondere la testa sotto la sabbia. Una cosa sono le dichiarazioni ufficiali stampate su carta intestata, un’altra le intese che si raggiungono in camera caritatis! Queste ultime non si possono rendere pubbliche, ma il più delle volte sono decisive.

Facciamo sentire la nostra voce.

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