portaunicredita
Questa è la porta d’ingresso di UniManagement, la scuola di formazione manageriale  di  UniCredit  sita  a  Torino,  in V ia XX  Settembre. Traduciamo dall’Inglese per chi ancora abbia piacere di leggere le cose nella nostra lingua, su questo portale e in altri:

“Siamo responsabili di oltre 175.000 uomini e donne che costituiscono UniCredit”.

La correzione è nostra, nell’attesa che l’Azienda provveda (o dichiari altri esuberi).

L’aria si è fatta ancora più irrespirabile. Dopo due o tre giorni di vento violento, che aveva portato solo un gran polverone, si sperava nella pioggia purificatrice, ma  non è stato così  e nulla alla fine è cambiato. Chi sperava in un avvicendamento al vertice del Gruppo, dopo lo scandalo SMS dell’affaire Palenzona  e la figuraccia rimediata con la bocciatura da parte del mercato del piano industriale, ne rimarrà deluso.  Ghizzoni, Palenzona, Natale, Fiorentino… tutti saldi al loro posto. Per un attimo si è pensato (sperato) che qualche cosa avvenisse con l’annuncio delle dimissioni di Paolo Fiorentino, ma in realtà si è rivelata subito per quello che era: una boutade. Resterà stabilmente al suo posto.

L’uomo che ha coniato  la parola d’ordine “co-sourcing”, l’ideatore delle esternalizzazioni a go-go e che le ha volute – dice  Lui –  “non tanto per realizzare risparmi, ma per cercare un partner per la gestione della complessità delle attività del gruppo”, come avrebbe potuto lasciare UniCredit  che tante soddisfazioni gli sta dando (agli azionisti ed ai lavoratori un po’ meno, ma che importa…)?

Dove potrebbe mai trovare un’Azienda  che gli consenta di dilettarsi anche a fare il “patron”  di Serie A (coi soldi altrui!)?  Come non ricordare la telefonata di  De Laurentiis per Osvaldo, anche se l’istituto di credito smentì ogni ingerenza tecnica nella AS Roma e nel loro bilancio…

“Lamela e Marquinhos inavvicinabili? Li ho trattati con l’Unicredit dove c’è un certo Fiorentino che voleva  darmi  Osvaldo,  io  ho  risposto  che  non  volevo  Osvaldo  e  gli  ho  offerto  40  milioni  per Marquinhos e Lamela”

Ma il meglio di sé Fiorentino ce l’ha fornito con le esternalizzazioni, ovvero quel progetto in grado di creare meno diritti, meno certezze lavorative, meno guadagno, più sfruttamento. Sostanzialmente si creano lavoratori precari con la massima flessibilità.

Con le esternalizzazioni si creano risparmi, qualcuno dirà. Balle! Le solite prese  in giro dei nostri strapagati consulenti. A proposito di consulenti, in Ubis abbiamo ricevuto segnalazione (poi verificata come vera!) che ci sono uffici che per parlarsi tra loro devono transitare da una consulente  che funge da raccordo. Assurdo. Ecco dove si potrebbero tagliare gli sprechi e creare i risparmi.

E sempre in tema di esternalizzazioni siamo entrati in possesso di un documento (siano benedette le stampanti condivise!)   dal quale risulta che qualche servizio, gentilmente offerto in gestione a VTS, costa fino al 25% in più rispetto alla gestione interna. Qualche milioncino di euro gettato al vento che alla fine dovremo pagare noi lavoratori.

Ora in Ubis ci si dovrà arrabattare per evitare di fare emergere queste magagne (e purtroppo chi era abile col gioco delle “tre carte” è migrato in VTS….)!

Esternalizzazioni: costi più alti e meno qualità,  con VTS  che si  sta assorbendo tutto il budget di Ubis…altro che economie…

Ma per Fiorentino & Co. il problema sono i lavoratori. Troppi. Come non ricordare l’intervista di Fiorentino in cui ci paragonava a grasso da tagliare?

“Ma è vero che è importante tagliare il grasso, cioè i costi in eccesso. E questo comprende anche il personale? Naturalmente.”

E quindi esuberi siano! L’Azienda li dichiara ed i sindacati li ratificano. Come successo in questi anni, dove le uscite sono sempre state obbligate, magari incentivate, ma obbligate. Non c’era la possibilità di dire “no grazie”. Si sarebbe usciti (meglio usare il termine corretto, licenziati) comunque  e senza incentivo. Fatta eccezione per alcuni sindacalisti (firmatari dell’accordo!),  gli stessi che oggi ci fanno la morale sulla   necessità di “ragionare in un’ottica di equità”. Gli stessi che non solo sono usciti anni dopo rispetto ai lavoratori licenziati, ma prendendo addirittura il triplo di quanto gli spettava (le carte del Tribunale non mentono).

E’ questa la concertazione tanto sbandierata dai sindacati firmatutto?

Come dimenticare un accordo che ha fatto molto discutere? Di quell’accordo se n’è persino occupata la stampa nazionale poiché salvava dall’uscita obbligatoria alcuni sindacalisti (Fabi e U ilca in testa, ma con il benestare di tutte le sigle) mentre mandava a casa  – loro malgrado – 600 lavoratori con i requisiti pensionistici maturati.

Da tutto ciò traspare un quadro disarmante, il destino dei lavoratori del Credito è già tracciato. Ma noi non ci arrendiamo, ribadiamo il nostro no a questa politica industriale e sindacale che distrugge posti di lavoro anziché crearne e ribadiamo la necessità in questo Paese di una profonda revisione della rappresentanza sindacale, che torni a dare voce ai lavoratori. I lavoratori del credito hanno ancora molto da rimetterci e finché non prenderemo consapevolezza del nostro ruolo sociale e della nostra dignità professionale continueremo a perderlo sempre più in fretta. I lavoratori devono cominciare a preoccuparsi seriamente dei propri interessi… perché altri i loro li sanno fare fin troppo bene.

Ps – Negli incontri tra Azienda e sindacati dei prossimi giorni non si parlerà solo di esuberi ma anche di agibilità sindacali. A buon intenditor…

 

 

 

 

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