Basta con le truffe di Renzi:no

il Senato non viene abolito, ma anziché essere eletto

verrà nominato e chi ne farà parte avrà l’immunità parlamentare.

Il risparmio, peraltro molto limitato,

(magari lo userà per costruire il Ponte sullo Stretto)

non può essere scambiato con la cancellazione della democrazia.

Con il Senato nominato e l’Italicum, che consentirà

a chi prende il 25% dei voti di ottenere la maggioranza dei seggi,

si prospetta un sistema oligarchico e autoritario.

Anche i poteri delle regioni vengono ridotti:

mano libera al governo per le grandi (nonché costose ed inutili) opere che dissipano risorse pubbliche e devastano il territorio.

 

 

Anche la riforma costituzionale di Renzi, come le leggi ordinarie approvate dal suo governo, fa promesse che non verranno mantenute.

Il sistema bicamerale (ammesso che sia un male) non viene eliminato: il Senato non voterà più la fiducia, ma resterà il doppio voto su numerose (e non sempre ben definite) materie. Il Senato non viene abolito, ma verrà costituito da nominati, anziché eletti, scelti tra consiglieri regionali e sindaci che godranno di immotivata immunità parlamentare.

La riduzione dei senatori determinerà un risparmio di meno di 50 milioni di Euro (dati ufficiali della Ragioneria di Stato e non “stime” della propaganda renziana), un vero e proprio specchietto per le allodole, un risultato che si poteva raggiungere facilmente con una semplice decurtazione del 10% delle ridondanti indennità parlamentari, senza mettere in piedi questo circo.

In realtà, la combinazione delle norme di questa “riforma” con il sistema elettorale determina un accentramento dei poteri ed un esito autoritario, perché chi vincesse le elezioni, anche con un minimo margine, finirebbe non solo per governare, ma per imporre anche la scelta di presidente della Repubblica e giudici costituzionali.

Il fatto che non sempre le regole elettorali premino chi le ha volute (si veda la recente elezioni dei sindaci) nulla toglie alla natura antidemocratica e distorsiva della rappresentanza di queste norme.

D’altronde Renzi è abituato a mettere etichette fasulle ed accattivanti a prodotti scadenti.

Il job’s act rivendica l’introduzione del contratto a tutele crescenti, mentre in realtà ha introdotto la libertà indiscriminata di licenziamenti individuali (i recenti dati sull’impennata del 30% dei licenziamenti individuali per giusta causa lo confermano).

Altri governi ci avevano provato, ma solo questo governo è riuscito a cancellare l’art.18 per i neoassunti (per ora?).

Il decreto “Sblocca Italia” favorisce l’ulteriore libertà di devastazione ambientale, salvo poi vedere i ministri in televisione rammaricarsi per qualche catastrofe naturale.

Non è un caso che il potere delle regioni, con questa riforma, venga ridotto proprio su materie come le “grandi” (e devastanti) opere.

La “Buona Scuola”….vabbè, lasciamo perdere.

Tutti i poteri “forti”, a partire da Confindustria, passando per i burocrati delle istituzioni europee, fino alla plateale ingerenza dell’ambasciatore e dell’ex presidente degli Usa, plaudono a questa riforma.

Noi pensiamo che la Costituzione vada applicata e non manomessa e che si debba impedire di fare ulteriori danni a chi ha governato con provvedimenti dannosi, iniqui e truffaldini.

È uno scandalo che ancora la recente Legge di Stabilità, mercanteggiata con Bruxelles per ottenere lo zero virgola di flessibilità, sia piena di misure degne del gioco delle tre carte.

Ad esempio, vengono concessi aumenti alle pensioni più basse ma si taglia la spesa sanitaria. Oppure si alza la voce contro Equitalia, ma si “dimentica” che questa è la mera esecutrice delle norme fissate da enti locali e governo, compreso quello di Renzi.

Il cambiamento che serve all’Italia non è quello di conferire più poteri a chi ha dimostrato di governare male e di aggiungere danni a quelli già esistenti, a cominciare dalla totale libertà di licenziare per i nuovi assunti.

Per questo il voto dei lavoratori non può che essere per il NO a nuove derive autoritarie, che finirebbero solo per favorire ulteriori misure antipopolari.

 

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cicl. in p. 14-11-2016

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