La newsletter che recentemente hanno ricevuto tutte/i le/gli iscritte/i alla Cassa ci dice che, in base ai dati provvisori, il rendimento del patrimonio nel 2016 è stato del 6,25% circa. Nel 2014 il risultato era stato del 14,06%, nel difficile 2015 si era comunque arrivati al 2,85%. Indubbiamente anche nell’ultimo triennio non si può che dare un giudizio positivo sulla gestione finanziaria della Cassa, anche per la maggior oculatezza con la quale è stato gestito il comparto immobiliare che, come noto, ha portato invece parecchi dispiaceri in altri Fondi Pensione del Gruppo. Il patrimonio quindi continua a crescere e, a fronte dello strutturale sbilancio attuariale, c’è comunque la fidejussione con la quale la Banca garantisce i propri impegni.

Tutto bene, quindi, se non fosse che quello che ti chiede, un po’ preoccupato, il vecchio sanpaolino che incontri non è un qualche ragguaglio tecnico sul rendimento del comparto “growth” piuttosto che di quello “immunizzazione” quanto se è vero che i vertici aziendali e dei sindacati “firmatari” si sarebbero già accordati per procedere, in tempi brevi, allo scioglimento (“zainettizzazione”) della Cassa. Ed il perché ed il percome.

Di certo c’è solo che l’attuale CdA non ne ha mai formalmente discusso ma è significativo, tuttavia, che nessuno abbia mai voluto (potuto) smentire le voci che circolano. Né alcun candidato delle sigle, ovviamente, ha ritenuto di dire la propria opinione sull’argomento, cosa che sarebbe quanto meno doverosa in campagna elettorale!

Da parte nostra non possiamo che ribadire quanto già affermato in precedenti occasioni. Qualsivoglia “progetto”, per poter essere discusso, deve partire dall’integrale rispetto degli interessi e delle aspettative di tutte/i le/gli iscritte/i alla Cassa (ivi compresi gli attuali Pensionati) e quindi prevedere la volontarietà della scelta e non comportare alcun risparmio per la Banca rispetto a quanto coperto dalla fidejussione.

E, ovviamente, a prendere la decisione finale non potranno che essere le/gli iscritte/i che dovranno ricevere un’informativa chiara, esauriente e tempestiva.

Quello che ci preoccupa maggiormente è la “tentazione” che potrebbero avere i vertici aziendali e sindacali di operare qualche scambio improprio (non sarebbe certo una novità) con altre partite aperte e, in particolare, nella prospettiva di un nuovo ricorso al “fondo esuberi”.

Da questo punto di vista il nostro ruolo di controllo e, nel caso, di denuncia è più che mai essenziale. Da sempre, per i CdA degli enti previdenziali, abbiamo scelto di candidare persone in primo luogo competenti sul piano tecnico e professionale ma anche dotate di autonomia di giudizio e prive di quei “conflitti di interessi” nei quali sono immersi i consiglieri che vengono nominati dalle gerarchie aziendali e sindacali cui devono alla fine rispondere.

Nel contesto descritto ci pare che solo un vistoso successo delle candidature proposte dal sindacalismo di base (come peraltro avviene ormai dal 2008) possa essere un imprescindibile elemento di garanzia per tutti.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.  Intesa Sanpaolo

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