Il sistema incentivante 2018 di Intesa Sanpaolo è fortemente orientato ai risultati tesi a realizzare il Piano d’Impresa 2018-2021.
Viene data molta enfasi alla crescita nel segmento delle polizze di tutela: l’obiettivo è moltiplicare per 5/6 volte il volume dei premi nell’arco del Piano.
Si è puntata una cifra importante sul SET: il Sistema di Eccellenza Tutela. Chi riesce ad andare a premio può mettersi in tasca qualche migliaia di euro. Chi riesce a posizionarsi nel gruppo di testa, può addirittura raddoppiare la posta. Chi ricopre ruoli di coordinamento, oppure è specialista di tutela, può puntare ad un premio con quattro zeri.
Peccato però che esista una certa distonia tra sistemi incentivanti e programmi di rendiconto. E nessuno che possa, o voglia, fare chiarezza, in tempo utile.
Può capitare così che si galoppi tutto l’anno, intravvedendo una carota consistente alla fine della pista, per poi scoprire che era tutta una finta, perché il budget viene rivisto al rialzo.

Leggete cosa è appena accaduto nelle Filiali Imprese…
(VEDI ANCHE VOLANTINO ALLEGATO)

 

Forse non c’è frase più adatta di quella pronunciata da Virgilio al traghettatore
Caronte, nel terzo girone dell’Inferno, per rispecchiare la situazione in cui si
sono venuti a trovare i colleghi delle Filiali Imprese di Intesa Sanpaolo.

Intesa Sanpaolo, ogni anno, per spingere alcuni prodotti, annuncia che chi
raggiungerà il budget comunicato sarà premiato con un riconoscimento
economico variabile a seconda della percentuale di raggiungimento.

Spesso tali iniziative sono normate da accordi sindacali che però non
riescono mai ad impedire larghi margini di discrezionalità all’azienda, in
particolare sui budget: anziché tentare improbabili operazioni per regolare
le competizioni decise dall’azienda, il mestiere del sindacato dovrebbe
essere quello di contrattare il più possibile quote salariali certe ed a
beneficio di tutti.

Quest’anno i prodotti assicurativi sono tra quelli a cui l’azienda tiene molto e
quindi sono stati oggetto di un eventuale premio al raggiungimento del bugdet
assegnato.

Fino a qui niente di anomalo rispetto all’ormai consueto standard aziendale
con cui purtroppo dobbiamo convivere.

Nel mese di novembre, a circa 45 gg. dal fine anno, il bugdet delle Filiali
Imprese è misteriosamente cambiato, senza preavviso e soprattutto senza
nessuna comunicazione, alzando sensibilmente l’asticella del traguardo.

Solo i direttori più attenti, facendo il confronto con il mese precedente, si sono
accorti di tali variazioni che possiamo sintetizzare:
 Aumento del budget per i premi incassati
 Aumento del budget per le commissioni retrocesse

Cosa sia successo esattamente è difficile da capire, ma sicuramente
riconducibile all’ approssimazione con cui l’azienda imposta questi sistemi
incentivanti e li rendiconta periodicamente. Mentre il regolamento parlava di
premi “di nuovo rischio”, il rendiconto periodico conteggiava anche le
mensilità delle polizze 2017, gonfiando i risultati e illudendo i “contendenti” sul
buon esito dei loro sforzi. Sforzi che si sono protratti fino almeno a novembre
inoltrato.

Citando una frase del meno nobile Andreotti – a pensar male si fa peccato
ma si indovina – rileviamo che in base ai rendiconti periodici diffusi
(tardivamente) moltissime Filiali Imprese sembravano potenzialmente in
grado di raggiungere i budget, in misura ben superiore alle filiali Retail e
Personal. Non è la prima volta che chi inventa queste gare sbaglia i conti
perché si avvale di sistemi astrusi e inadeguati e poi non esita a correggere il
tiro in corsa, con pieno disprezzo delle regole che loro stessi hanno
introdotto.

Infatti i budget sono stati rivisti al rialzo per sterilizzare l’effetto dei premi
riconducibili a contratti siglati nel 2017, ma per quasi l’intero 2018 i colleghi
hanno “corso” avendo in mano carte truccate.

Tale comportamento, esecrabile per moralità in quanto cambia in vista del
traguardo i numeri finali, è perfettamente in linea con lo spirito aziendale, che
non tiene per niente conto dei dipendenti e delle loro aspettative e non è
contestabile se non, forse, da chi ha firmato gli accordi in materia. Ma non
abbiamo alcuna aspettativa nei confronti dei sindacati firmatari, che non
hanno alcuna intenzione di contrastare le politiche incentivanti, né le sanno
comprendere o padroneggiare.

Comunque ancora una volta tale comportamento ribadisce che, se ancora
qualcuno non lo avesse capito, si deve cambiare l’atteggiamento con cui i
lavoratori si pongono nei confronti delle politiche aziendali:
abbiamo imparato sulla nostra pelle che la trasparenza non abita qui.

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

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