Il Gruppo ISP ha annunciato nei giorni scorsi un drastico ridimensionamento di Intesa Sanpaolo Casa.

Dietro l’alibi della crisi economica innescata dal coronavirus, si tenta di evitare un serio bilancio dei gravi errori manageriali commessi nell’avvio dell’attività, che avrebbe dovuto rappresentare un tassello importante nella ricerca di servizi aggiuntivi e nuovi ricavi.

Invece emerge ancora una volta la preferenza per un modello fallimentare di gestione del personale, trattamenti economici e normativi penalizzanti, scarico sui dipendenti di responsabilità e conseguenze nefaste di scelte sbagliate che stanno a monte.

Come già nel caso dei “contratti misti” per consulenti finanziari metà autonomi e metà dipendenti, così come nel caso degli agenti ISP For Value, anche per ISP Casa vale il principio che i rischi vanno scaricati sul dipendente e se il business non decolla i costi devono essere ridotti tagliando il reddito dei futuri lavoratori.

Si tenta di espandere lo spazio per forme di lavoro autonomo nel settore e si punta in misura crescente su un modello per cui lo stipendio diventa variabile e dipende dall’andamento del business. In questo modo il rischio imprenditoriale viene assunto “anche” dal dipendente, mentre la distribuzione degli utili, quando le cose vanno bene, resta fortemente concentrata in mano a chi “mette il capitale”.

C’è bisogno di maggior tutela del lavoro e non dobbiamo accettare cedimenti su questo terreno minato…

CUB SALLCA Intesa Sanpaolo

IN ALLEGATO E A SEGUIRE IL NOSTRO VOLANTINO

 

INTESA SANPAOLO CASA: CRONACA DI UNA TRISTE STORIA
Ancora una volta il nostro top management ha mostrato il suo vero volto, nascosto ai piani alti di
lucenti grattacieli, o rintanato in lussuosi uffici centrali. Mai sazio di potere e soldi, gonfio di stock
options milionarie, figlie di quella finanza malata che sfrutta il lavoro di onesti e diligenti lavoratori
derisi e sfruttati, magari ingenui nell’accettare l’illusione del miraggio di premi declinati in sistemi
incentivanti fatti di regole ballerine mai certe e definite (come dimostrato anche quest’anno dalla
decisone unilaterale della banca di tagliare quanto promesso e preventivato ed illustrato in lunghe
riunioni dai capetti di turno), questo management punta soltanto a risparmiare sui costi.
Nel mentre il Paese conta i morti di una epidemia mondiale ancora in atto, i nostri dirigenti,
blindati in contratti favolosi, studiano meschinamente come mortificare quella che dovrebbe
essere la risorsa strategica più importante di questa azienda: i giovani, garanti della continuità del
passaggio generazionale di migliaia di lavoratori che hanno portato questa banca ai livelli attuali.
Proprio così i nostri giovani, pluridecorati sui campi scolastici ed accademici, nell’illusione di venire
a lavorare “nel posto più bello dove essere dipendenti” accettano contratti di lavoro capestro,
partoriti da menti insane di dirigenti e consulenti opulenti, possessori immeritevoli di una
ricchezza accumulata negli anni con stipendi ed indennità.
E’ notizia di questi giorni che la start up Intesa Sanpaolo Casa chiude, in sostanza, i battenti. Infatti
nel consiglio di amministrazione del 20/05/2020 il rampante CEO ha illustrato la “pesante
ristrutturazione”, come è stata definita dai vergognosi sindacati firmatutto, della società. Lo stesso
rampante CEO che aveva reclutato, motivato ed incentivato, circa 200 giovani tra agenti
immobiliari e dipendenti della banca, prospettando loro una fulgida carriera nel nuovo business
della banca nell’intermediazione immobiliare, ha dovuto decretare il fallimento del progetto
“casa” nascondendo i propri errori manageriali dietro “le difficili condizioni di mercato che acuite
dall’emergenza Covid-19 comporteranno un’ulteriore contrazione delle compravendite.”
VERGOGNA!!!
La società manterrà nel suo organigramma 3 responsabili di area commerciale e 16 dipendenti per
le funzioni amministrative e di governo, oltre ai 16 distaccati della banca. Staremo ad osservare
attentamente come la banca premierà il rampante CEO e quali criteri adotterà per la scelta dei 19
dipendenti. Agli altri sfortunati figli di nessuno verrà proposto:
 L’assunzione a tempo indeterminato e tempo parziale con orario settimanale di 30 ore con
assegnazione nella FOL al medesimo inquadramento ricoperto in ISP casa con applicazione
del CCNL credito, mantenendo l’attuale retribuzione e piazza lavorativa.
 In alternativa la possibilità di proseguire l’attività di intermediazione immobiliare con ISP
casa attraverso un contratto di lavoro autonomo e la possibilità nei 24 mesi successivi di
scegliere l’assunzione nella FOL.
Questo avviene dopo il crescente fallimento dei contratti misti cd “minotauri”, soprattutto al Sud.
Sono numerosi i casi di colleghi stagisti che, dopo aver superato l’esame da consulenti finanziari,
hanno preferito accasarsi altrove, con i sentiti ringraziamenti dei loro nuovi datori di lavoro, che si
sono ritrovati in casa giovani preparati e abilitati, risparmiando sulla formazione.
Intesa Sanpaolo ha così regalato a reti concorrenti di promozione finanziaria i nostri stagisti,
formati ed abilitati alla professione, ma demotivati grazie alla scellerata scelta di fare
reclutamento nelle regioni meridionali, con più elevata disoccupazione, per poi assumere nelle
regioni settentrionali, lasciando a carico di questi neo sventurati colleghi il sostenimento delle
spese di vitto, alloggio e trasporto da e verso i luoghi di origine/residenza. Scelta miope, fatta da
una dirigenza incapace di comprendere che costi proibitivi per il mantenimento in luoghi di lavoro
lontani e difficoltà di inserimento in tessuti economici non propri, sono barriere difficili da
superare in tempi brevi e sicuramente non congeniali ai tempi di consolidamento di portafogli
clienti adeguati per il raggiungimento dei budget richiesti.
Sarebbe auspicabile un’inversione dei ruoli e mandare questi dirigenti a svolgere il ruolo dei
“minotauri”, dando invece a questi giovani colleghi l’opportunità di occupare posti di dirigenza,
capitalizzando anni di studio in prestigiosi atenei (che qualcuno dei nostri dirigenti nemmeno
conosce), trovando il giusto equilibrio nella concertazione e contrattazione del lavoro, tra
innovazione ed esperienza, per abbandonare finalmente le logiche distruttive di valore e risorse
trasfuse in questi anni da società di consulenza esterne strapagate. Avremmo certamente una
visione del futuro più oculata e lungimirante…
Dicevamo quindi che, dopo il fallimento dei “contratti misti”, assisteremo al fallimento degli agenti
immobiliari, in probabile migrazione verso network più trasparenti che capitalizzeranno
l’investimento fatto dalla nostra banca con queste giovani risorse, dando loro delle risposte certe e
concrete alle aspettative alimentate da mesi di formazione/lavoro in ISP casa.
Nel mentre tutto ciò accade il CEO del Gruppo, nell’annunciare la prima ricca trimestrale 2020,
con un utile netto pari ad 1,4 miliardi di euro, dichiara:
 donati oltre 100 milioni per l’emergenza sanitaria;
 destinati 125 milioni a iniziative per contrastare gli squilibri socio-economici da pandemia;
 interventi rilevanti grazie alla forte base patrimoniale e alla redditività sostenibile,
e lancia un invito agli azionisti di UBI Banca a “unirsi con l’operatore più forte in Italia e uno dei più
forti in Europa”.
Ci scuserà il nostro CEO, ma in questa Italia dichiaratamente votata al dio profitto a tutti i costi,
scegliamo di raccogliere altri tipi di inviti basati su:
 donazioni si, ma libere e non condizionate come donare giorni di ferie (ai lavoratori della
rete) per poi tentare di forzarne la fruizione per tutti in periodo di lockdown imposto da
una pandemia devastante.
 destinazione di risorse finanziare per mantenere il benessere di tutti i lavoratori e non per
premiare pochi eletti, spesso incapaci di risultati durevoli raggiunti con correttezza ed
eticità.
 interventi significativi volti alla reale crescita professionale dei giovani di questo Paese con
politiche di assunzione concreta e stabile, per una buona e sana occupazione.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo
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f.i.p. 24.05.2020

 

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