INTESA SANPAOLO ESODI 2020: CHI ESCE FESTEGGIA, CHI RESTA DEVE REAGIRE
In questo messaggio inviamo una guida all’esodo per chi è interessato (VEDI PDF A SEGUIRE), ma anche un “programma di lavoro” per chi resta in banca ed è giustamente preoccupato delle condizioni di lavoro che si verranno a creare con organici insufficienti e problemi organizzativi.
SCHEDA TECNICA SU ACCORDO ESODI ISP-UBI 29.09.2020
INTESA SANPAOLO ESODI 2020: CHI ESCE FESTEGGIA, CHI RESTA DEVE REAGIRE
L’accordo sugli esodi (scontato ed atteso, oramai una fotocopia dei precedenti), nell’ambito dell’integrazione del Gruppo Ubi nel Gruppo Intesa Sanpaolo, ripropone un film già visto.
Siccome si presume che l’integrazione produrrà esuberi, si procede a dichiararli ed a stabilire preventivamente, “a tavolino”, la platea dei candidati all’esodo.
E’ una tecnica usata fin dai tempi della fusione tra Intesa e Sanpaolo: la logica vorrebbe che prima si procedesse all’integrazione delle varie strutture e dopo si valutasse l’impatto dell’operazione sugli organici, procedendo ad una verifica reale degli esuberi e della loro gestione. Invece, ancora una volta, si procede al contrario!
Le conseguenze sono note: uno stato di emergenza costante, con la rete, ma anche molti uffici di sede, perennemente sotto stress.
Il tutto aggravato, in questa fase, dalle problematiche covid, con molte filiali sotto assedio dei clienti che non riescono a prenotare e ad accedere agli sportelli e molti lavoratori di sede in smart working, con probabili (non ci sono dati, ma molti episodi alimentano il sospetto) esplosioni degli orari di fatto, grazie alla flessibilità (o estensione senza limiti) del lavoro da casa. Inutile poi ricordare come nelle filiali le spinte al raggiungimento di risultati “sfidanti” sia ripresa ancora più forte di prima della “pausa” del lockdown.
Da tempo assistiamo ad una categoria sull’orlo di una crisi di nervi (anche oltre, viste le crescenti richieste di visite col medico competente) dove la voglia di fuga è inarrestabile e chi resta fuori dall’ennesimo giro di esodi chiede quando sarà il suo turno.
L’attuale accordo prevede 5.000 uscite entro fine 2023, ma possiamo tranquillamente scommettere che le adesioni all’esodo saranno molte di più. E possiamo anche sbilanciarci nell’ipotizzare che le 2.500 assunzioni, soprattutto se nella rete continuerà l’andazzo di assumere contratti misti, non basteranno a rendere dignitose le condizioni di lavoro.
Noi pensiamo che non si debba accettare in modo fatalista e rassegnato il degrado dell’ambiente di lavoro e che si debba reagire per pretendere il rispetto delle persone e delle norme.
A chi resta nella “banca più bella del mondo” proponiamo di non limitarsi a contare gli anni che potrebbero mancargli per il proprio esodo, ma a lottare con noi per rendere il proprio posto di lavoro un luogo dove al mattino ci si possa avviare con un minimo di serenità.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
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