E’ stato firmato in data 5 novembre l’accordo di integrazione dei lavoratori UBI nel Fondo Sanitario di Gruppo ISP.

Nell’occasione sono state introdotte significative modifiche al funzionamento del Fondo, che salutiamo con favore, in quanto recepiscono richieste che avanziamo da molti anni:

1) L’abolizione della quota differita, che ha sempre comportato pesanti complicazioni amministrative, ed era stata applicata (in riduzione) una sola volta, sulla gestione dei quiescenti;

2) L’aumento della contribuzione aziendale, per quanto modesto e diluito nel tempo;

3) L’utilizzo del patrimonio a riserva per riequilibrare eventuali disavanzi di gestione (sia attivi che quiescenti);

4) Il miglioramento dei massimali per numerose prestazioni (prestazioni ospedaliere, fisioterapia, psicoterapia, denti, occhiali/lenti);

5) La riduzione delle franchigie a carico degli iscritti in caso di assistenza convenzionata;

6) L’istituzione di un Fondo di protezione, finanziato da un contributo aziendale straordinario (2 milioni di euro) e da patrimonio, per garantire politiche di prevenzione e per istituire una assistenza Long Term Care aggiuntiva a quella prevista dal CCNL 2007, con modesto contributo a carico iscritti;

7) La semplificazione amministrativa riguardante il riconoscimento dei carichi familiari e nucleo conviventi.

 

Resta più complessa la valutazione della gestione mista, di nuova introduzione, per gli agenti, e per gli iscritti in quiescenza che decidano la recessione dal Fondo.

Per quanto non sia ancora ben chiaro il quadro di costi (max. 500 euro a iscritto) e benefici (prestazioni minime come da appendice 3 Statuto del Fondo), il prevedibile abbandono della gestione quiescenti del Fondo da parte di una elevata percentuale di pensionati, in direzione di una polizza assicurativa a più basso costo ma con prestazioni inferiori, non è a nostro avviso condivisibile.

Potrebbe venire meno la tenuta di un impianto unitario e solidale, tra attivi e pensionati, che non dovrebbe considerare i secondi solo causa ed origine di disavanzi di bilancio, ma titolari di diritti, a suo tempo “conquistati” con accantonamenti di riserve, cui ricorrere al bisogno.

Nell’attesa dell’approvazione delle necessarie modifiche statutarie, ci riserviamo quindi di analizzare più approfonditamente il testo dell’accordo.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

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