Archivio SAS Unicredito - Page 2

UBIS – LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL POSTO DI LAVORO NON SONO UNO SCHERZO!

In queste ultime settimane, alla sede Ubis di Via Cambi 1 a Milano, abbiamo ricevuto numerose segnalazioni sulla "qualità della vita" in Ubis. 
E non ci riferiamo (solo) alla questione "smart working", quanto all'applicazione delle basilari norme di salute e sicurezza previste dalla legge, oltre che dal buon senso.

Nonostante le numerose e reiterate segnalazioni operate da qualche RLS di buona volontà (cosa anche questa sempre più rara) nonché dalle stesse lavoratrici e lavoratori di Ubis alle competenti strutture aziendali, dobbiamo rimarcare  uno stato di colpevole disinteresse e di perniciosa disattenzione da parte Aziendale nell'applicazione della normativa vigente sul posto di lavoro al fine di preservare la salute e la sicurezza dei lavoratori. (altro…)

UNICREDIT – IL CARROZZONE

(A proposito del piano industriale)

Quattordici miliardi di euro. Questo il risultato dell'ultima "pulizia nei conti" in casa UniCredit: praticamente un punto di PIL, o il maggior gettito dell'IMU nel 2013. Confrontato con i numeri dell'azienda l'importo è anche più impressionante: UniCredit capitalizza in borsa 35 miliardi (due volte e mezza la perdita) e ha avuto ricavi (lordi) per 24 miliardi. L'ultimo anno chiuso in utile, il 2012, ha registrato 860 milioni di euro di risultato positivo: meno di un sedicesimo della perdita attuale. Eppure il tono dell'annuncio è stato trionfalistico, come se finalmente ci fossimo affrancati da una pericolosa spada di Damocle, e i mercati finanziari, che come si sa sono giudici imparziali, hanno salutato con un forte rialzo le previsioni di un ritorno a grandi profitti in tempi brevissimi superato questo "piccolo" scoglio. (altro…)

UNICREDIT – UBIS: FA E DISFA L’È TUTT UN LAURÀ

"Fa' e disfa' l'è tutt un laurà", si dice a Milano. Ed Unicredit, che nell'operosa Milano ha il suo cuore pulsante, non può essere certo da meno.  In particolare c'è una società del Gruppo che di questo detto ne ha fatto il proprio motto.

Il palazzo di Lampugnano, storica sede di Ubis, è infatti in continuo fermento. Non ci si ferma mai. I lavori sono all'ordine del  giorno, e la "transumanza" dei colleghi da un piano all'altro, o da uno stabile all'altro sono continui, con i relativi disagi e….costi.

Ma quanto costerà tutto ciò alle casse del Gruppo? 

L'imminente nuovo piano industriale ci dirà che soldi non ce ne sono e che il taglio dei costi dovrà raddoppiare rispetto al precedente; ciò nonostante i lavori nella sede di Ubis non si fermano. In fondo basta usare la parolina magica: investimento per taglio costi.
 
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UNICREDIT – UBIS, IL LAVORO SCAPPA ALL’ESTERO

Il 70% (ma forse anche di più, questo lo scopriremo solo vivendo) delle assunzioni in Ubis sarà effettuato oltre gli italici confini.
E' molto probabile che quel centinaio d'assunzioni  che si faranno nei prossimi anni in Italia sarà necessario per ricoprire posizioni chiave nella Governance o per ricoprire ruoli per attività che difficilmente potranno essere delocalizzate all'estero velocemente. Non a caso le assunzioni si concentreranno soprattutto in quei paesi (Polonia e Romania) dove minore è il costo della manodopera.


Dov'è l'impegno sociale delle banche a sostenere il proprio Paese? Meglio sfruttare i lavoratori romeni o polacchi pagandoli poche centinaia di euro al mese che investire in Italia, dove tra l'altro, il tasso di disoccupazione giovanile è molto più alto. I sindacati al tavolo hanno firmato un accordo per contenere il costo del lavoro per i neoassunti (defiscalizzazione contributi, fondo per l'occupazione finanziato dagli stessi lavoratori) e le banche cosa fanno? Dumping? 
 E' ora di mettere fine a queste pratiche indegne.     

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UNICREDIT – L’ITALIA IN UN MICROCOSMO

In questi giorni la stampa nazionale ci ha riportato l'ennesima brutta pagina sindacale nel Gruppo Unicredit. Il Fatto quotidiano pubblica, con tanto di nomi e cognomi, l'elenco dei sindacalisti Fabi, Sinfub e Uilca "risparmiati" dall'accordo di un anno fa sui pensionamenti "volontari", che poi tanto volontari non erano.

A casa 600 bancari anziani e costosi con il sistema del prepensionamento. A casa senza il loro consenso ma con la benedizione di tutte le organizzazioni sindacali; quelle stesse organizzazioni però che hanno risparmiato da quell'esodo forzato proprio alcuni dei loro dirigenti.

Da quell'articolo di Daniele Martini compare l'immagine di un'Azienda che rispecchia, in tutto e per tutto, l'Italia dei nostri giorni.
 
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UNICREDIT – IL TELELAVORO NEL GRUPPO UNICREDIT

Nell'indifferenza generale lo scorso 16 settembre è stata proclamata la Giornata Mondiale del Telelavoro, strumento di flessibilità organizzativa che potrebbe favorire tanto le imprese quanto i lavoratori; invero ancora poco utilizzato nonostante la tecnologia pervada il nostro mondo.

E' emblematico che questa iniziativa in Italia sia passata del tutto inosservata. Le aziende si manifestano fredde verso questo nuovo modello organizzativo; un modello che secondo noi ha potenzialità che meritano un approfondimento pur nascondendo al suo interno anche qualche rischio.

Rischi legati alla sicurezza sul posto di lavoro, al rischio ergonomico, alla dequalificazione fino alla possibilità di essere discriminati o demansionati.

E nel nostro Gruppo? Qualche cosa si sta muovendo. Dopo la partenza pilota di Ucbp, ora spetta ad Ubis continuare nel progetto che non è più pilota, sperimentale, ma pienamente operativo; anche se con molti "se" e qualche "ma".

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UNICREDIT – VT SERVICES TRA AMBIZIONE E REALTÀ

Ogni lavoratore porta con sé un fardello nel cuore: la separazione tra il proprio sentire ideale e la realtà circostante. In ciascuno di noi convergono il desiderio di difendere il proprio mondo e l'insopprimibile ansia che ogni cambiamento porta con se. Lo sanno bene le centinaia di lavoratori di UBIS che in questi ultimi anni vengono "venduti" come fossero delle "commodities".
Ma c'è di più. Si va oltre. In noi alberga anche un desiderio di rivolta, che ci porta ad essere, ahinoi, gli ultimi veri alfieri della giustizia sociale, rabbiosi contro ogni sopruso. E questo perché vediamo in chi dovrebbe tutelare i lavoratori (i sindacati che siedono al tavolo) una limitata voglia di lottare a difesa degli interessi dei colleghi.
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UNICREDIT – TUTTI AL MARE…

Luglio, canicola, tempo di sole, sabbia e mare: il folcloristico ritornello di Gabriella Ferri è ormai da quarant'anni un pezzo indissolubile della nostra cultura.
E' forse con questo spirito che sono state condotte le trattative per il nostro VAP (e per alcune altre cosette di poco conto, come inquadramenti e assunzioni). E' l'unica ragionevole spiegazione che si può dare al fatto che, senza nessuna seria presa di posizione, senza nemmeno minacciare la giornata di sciopero che avevamo fatto l'anno scorso, si sia accettato un VAP ulteriormente decurtato (840 euro lordi, e pagati a ottobre, altrimenti ce li spendiamo male in vacanza…). Le altre questioni sono rimandate a data da destinarsi: quella sugli inquadramenti sta probabilmente battendo qualche record di permanenza sul tavolo.

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UNICREDIT – HO VISTO UN RE

Quando il compianto Dottor Jannacci s'inventò questa bellissima canzone correva l'anno 1968, e non mancavano certo spunti di tensione sociale. Trascorsi quarantacinque anni essa è ancora tremendamente attuale: quasi non passa giorno, soprattutto ultimamente, che qualche ricco e potente individuo pianga miseria per crisi reali o immaginarie che, di fatto, lo toccano ben poco, presentando poi un conto salatissimo a chi non è ricco né potente.

In UniCredit questo concetto è diventato una specie di religione del paradosso. (altro…)

UNICREDIT – MONONOTA

Non è certo la canzone migliore di Elio e le Storie Tese, ma si è piazzata onestamente seconda a San Remo (come, a suo tempo, "La terra dei cachi"); forse perchè la critica non ha potuto astenersi dal rilevare la scottante attualità di un pezzo insistente fino al punto di essere molesto.
Anche in UniCredit, pare, abbiamo una "mononota": si chiama "tagliare".
Si taglia di tutto, premi, inquadramenti, scatti di anzianità, e in generale qualsiasi cosa che abbia a che fare con i dipendenti. Ma non basta, e quindi perchè non tagliare via interi pezzi di banca con le esternalizzazioni? La banca non è certo un centro contabile, nè un back office. Ma non basta nemmeno così.
Apprendiamo dal Sole24ore che l'Istituto chiuderà altre 350 agenzie nei prossimi 3 anni, "senza provocare esuberi", ci si affretta ad aggiungere (quelli sono stati già dichiarati in precedenza, potremmo ribattere noi…). (altro…)