Author Archives: Segreteria Sallca - Page 11

PROTEGGERSI DALLE PRESSIONI COMMERCIALI: E’ QUESTIONE DI METODO…

 

Il peso delle pressioni commerciali nella rete bancaria non ha fatto che peggiorare nell’ultimo anno, nonostante le promesse e gli accordi in materia, culminati nella normativa dell’ultimo CCNL (dicembre 2019).

La pandemia non ha comportato quella svolta che in tanti avevano auspicato, con l’adozione di comportamenti commerciali più corretti e pressioni meno asfissianti.

Semmai è accaduto il contrario: la rarefazione degli appuntamenti commerciali in presenza ha fatto impennare le spinte sull’offerta a distanza e la moltiplicazione dei budget, come se si trattasse dei pani e dei pesci sottoposti a facoltà ultraterrene.

Qualche responsabile non si trattiene e calpesta pubblicamente la dignità dei sottoposti, contando sulla rassegnazione passiva.

Ritorniamo sul tema indicando alcune regole basilari per esercitare il diritto all’autodifesa.

Possono tornare utili, in attesa che una vertenza generale, ormai indilazionabile, spazzi via questo insopportabile fardello dalle spalle di chi lavora…

In allegato e qui di seguito il nostro volantino.

CUB-SALLCA

 

PROTEGGERSI DALLE PRESSIONI COMMERCIALI:

E’ QUESTIONE DI METODO…

 

Le pressioni commerciali sono molto diffuse e continuative, in tutte le banche, da troppo tempo. Vogliamo provare a dare qualche indicazione utile all’autodifesa, valide per tutti, partendo da un caso specifico: Intesa Sanpaolo, che nel settore rappresenta un benchmark da inseguire.

La situazione in Intesa Sanpaolo è peggiorata ulteriormente dopo l’assorbimento di UBI. La fusione ha coinciso con la chiusura o la cessione di centinaia di filiali, gestite con grande approssimazione e ispirate a nuove linee guida (riduzione delle postazioni di lavoro), che hanno portato alla creazione di filiali pollaio e alla caotica revisione dei portafogli clienti, nella disorganizzazione più totale.

La formazione impartita ai colleghi di provenienza UBI è stata insufficiente e inadeguata, mentre il rafforzamento della filiale on-line ha sinora creato più problemi di quanti ne abbia risolti. La riduzione della complessità delle filiali è stata comunicata in modo tardivo ed ha significato il declassamento di molte figure professionali, con numerosi conguagli  da restituire. Il danno e la beffa, un intreccio perverso frutto dell’accordo sindacale su percorsi e inquadramenti (unico nel settore), anno 2015, poi reiterato nel 2018 e nel 2020:  un accordo che ha consentito enormi risparmi all’azienda e un generale sotto-inquadramento dei colleghi, pagati di meno per fare di più. Eravamo stati i soli a prevedere e denunciare i rischi della sua applicazione, incomprensibile ai colleghi, ai sindacati firmatari e persino ai gestori del personale….

In questa situazione di forte disagio, con una pandemia non ancora risolta, il Gruppo continua a macinare risultati eclatanti, al prezzo però di un clima aziendale invivibile.

Il martellamento sulla tutela e lo “scontato” obiettivo di collocamenti e conversione al risparmio gestito stanno facendo uscire fuori di testa i consulenti nelle filiali, ma ai livelli superiori sembra che i danni siano ancora più rilevanti.

E’ notizia recente (19 luglio) che, in un incontro con i direttori, il responsabile della Direzione Piemonte Nord, Val d’Aosta, Sardegna (una tra le più “pesanti”)  ha apostrofato i presenti in collegamento con queste argomentazioni: 1) visto e considerato che i volumi richiesti sono 2.5 volte quelli dell’anno prima; 2) visto che Barrese (responsabile Divisione Banca dei Territori) ha chiesto di fare il 200% del budget assegnato per i mesi luglio-agosto; 3) visto che per raggiungere l’obiettivo serve contattare il 65% della clientela; 4) visto che per fare questo servono 7-8 appuntamenti al giorno; 5) visto che i risultati della filiale dipendono dal direttore; 6) conclusione: i direttori che “non hanno capito” il proprio ruolo sono pregati di alzare la mano e farsi da parte, in modo da essere tempestivamente rimossi e sostituiti.

Sullo sfondo scorrevano le slides con la classifica, compresi i “cluster”  delle filiali (alias, dei direttori)  con le prestazioni peggiori, in fondo alla lista. Tutto affidato al pubblico ludibrio, in barba agli accordi e ai protocolli vigenti da anni…

E’ evidente che esibire prove in presenza di testimoni con comportamenti del genere, tenuti da figure apicali di massimo livello, significa poter contare sull’impunità preventiva da parte della struttura di comando dell’azienda, quindi dubitiamo che lo sdegno denunciato dai sindacati (tutti) si traduca in qualche provvedimento concreto, per reprimere questa intollerabile arroganza in spregio delle regole.

Non abbiamo dubbi invece sui comportamenti e sulle regole che i lavoratori devono seguire per stare dalla parte della correttezza, della deontologia professionale e della salute mentale. A fronte del LORO metodo, fatto di numeri di appuntamenti richiesti, richiami in chat, riunioni on-line inutili e ripetitive, controllo delle agende, minacce di ritorsioni, trasferimenti e demansionamenti, teniamo duro sul NOSTRO metodo:

  • Regolarsi in base alle proprie condizioni lavorative su quali impegni prendere: es. 4 appuntamenti e 5 telefonate al giorno. Se poi mi chiedono 2 appuntamenti in più, farò 3 telefonate in meno, e così via. Se mi fissano una riunione di un’ora, farò un appuntamento in meno. Il tutto senza trascurare le altre incombenze amministrative e la formazione, documentando sempre tutto in agenda.
  • Quando fisso un appuntamento finalizzato al collocamento di un prodotto, lo propongo solo se lo conosco bene, spiegando tutti gli aspetti di rischio, di rendimento atteso, di coperture previste, di costi effettivi di entrata e di uscita. Se la vendita trova finalizzazione, bene. Altrimenti amen. Ricordiamoci che il nome che compare sul modulo di sottoscrizione è il nostro e non del responsabile che mi impone di venderlo. Se si va in causa, dopo qualche anno, il cliente chiama in giudizio me, non il responsabile dell’epoca….
  • Quando ci impongono nel colloquio con la clientela la con-presenza dello specialista (di tutela, di gestito, ecc.) rifiutiamoci di accettare: se l’azienda non ci considera adeguati alla mansione, ci destini ad altre incombenze….

In generale e in conclusione ricordiamoci che siamo tenuti ad osservare le regole, applicandole con l’osservanza delle norme interne e delle leggi esterne: se qualche responsabile vuole forzarle, lo faccia a suo rischio e pericolo! Noi dobbiamo lavorare correttamente, nell’ambito di un rapporto contrattuale da lavoratore dipendente, in cui non siamo tenuti all’obbligo di prestazione.

La collaborazione attiva e continuativa che dobbiamo prestare non implica obbligo di vendere e fare gli interessi della clientela può anche voler dire salvaguardare, oltre alla nostra tranquillità, gli stessi interessi aziendali (es. evitando sanzioni sempre più frequenti).

Quindi non lasciamoci assalire dal panico o dallo stress quando veniamo aggrediti da pressioni commerciali indebite, da attacchi personali che vogliono farci sentire inadeguati, da offese alla nostra competenza o al nostro impegno.

Quando la tensione diventa eccessiva da sopportare sul piano individuale, prendete contatto con un delegato sindacale, segnalateci le difficoltà, consentiteci di intervenire.

Non si esce da questa situazione senza aprire una vertenza sindacale generale,  collettiva, unitaria.

L’autodifesa però, nel frattempo, è fortemente consigliata e utile alla causa!

 

 

NUOVA PESANTE SANZIONE PER INTESA SANPAOLO

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha comminato una nuova pesante sanzione al Gruppo Intesa Sanpaolo.

Questa volta sono state prese di mira Intesa Sanpaolo RBM Salute e Previmedical, rispettivamente compagnia assicurativa del gruppo dedicata alle polizze sanitarie ed il relativo service che ne cura la gestione sinistri. La serie di reclami che ha portato alle sanzioni deriva da pratiche scorrette di particolare gravità, disservizi e disorganizzazione.

E’ presto per dire se l’assunzione del pieno controllo societario da parte di ISP nel maggio 2020 abbia migliorato il servizio, di certo le politiche commerciali aggressive che vengono attuate, con un costante pressing sui colleghi per vendere tutela, sono ben conosciute dalla nostra categoria.

E quelle sono salite ancora di più dopo l’acquisizione della compagnia, che peraltro ha confermato negli incarichi il management precedente…

Resta indiscutibile il ruolo del settore pubblico in campo sanitario e la necessità di delimitare rigidamente l’iniziativa dei privati, che vogliono trasformare in puro business un settore strategico e sensibile come la sanità. E queste misere vicende ne sono la prova più evidente!

Ecco il nostro volantino intitolato “La tutela dell’arroganza

CUB-SALLCA

 

NO AI LICENZIAMENTI, SI’ ALLA SOLIDARIETA’ TRA I LAVORATORI

Alla fine di giugno è stato siglato tra le parti sociali un “avviso comune” che consente lo sblocco dei licenziamenti, fatte salve alcune, limitate, eccezioni.

E’ un grave errore da parte dei sindacali confederali, con conseguenze molto pesanti. Le tensioni che ne possono scaturire rischiano di diventare presto un problema di ordine pubblico, prefigurando uno scenario esplosivo.

Lo sblocco avviene prima che siano stati riformati gli ammortizzatori sociali e in presenza di una situazione pandemica tutt’altro che risolta.

Immediatamente le aziende hanno sfruttato il provvedimento per dare la stura ad una raffica di chiusure, tagli occupazionali, licenziamenti collettivi di massa.

E’ molto importante che i lavoratori colpiti non subiscano l’isolamento e sentano la solidarietà, sindacale, politica e umana, di tutto il mondo del lavoro.

Perdere il posto di lavoro è sempre un evento traumatico, ma ancora più disperato in una congiuntura economica critica, come l’attuale.

Vogliamo esprimere piena solidarietà ai lavoratori delle aziende in crisi e faremo il possibile per portare il nostro aiuto concreto, ma è importante anche fare crescere consapevolezza e consenso sulle proposte sindacali che puntano a dare soluzioni alternative a questi problemi.

La CUB sta lavorando per uno sciopero generale unitario del sindacalismo di base, da tenersi in autunno. La difesa dell’occupazione è oggi la priorità assoluta.

 

Leggi e diffondi il nostro volantino: 

CUB-SALLCA

ESITO FAVOREVOLE PER GLI ASSEGNI DI ESODO 2016

Come ampiamente previsto, il Senato ha approvato in data 22 luglio il Decreto Sostegni Bis, che conteneva anche la norma interpretativa che consente di chiudere la vicenda degli assegni di esodo 2016.

Dopo tre mesi di patemi e dubbi interpretativi, si torna alla situazione precedente, che considera definitiva la tassazione separata applicata agli assegni al momento dell’erogazione.

Il trionfalismo del comunicato sindacale non può nascondere quello che è emerso con chiarezza nel dibattito sul tema (e che era già noto): non corrisponde al vero che l’ammortizzatore sociale di settore è privo di costi per lo stato. Alle banche (e alle poste) è stato accordato un trattamento fiscale di favore per favorire il ricambio occupazionale. Le banche l’hanno usato per ridurre l’occupazione, tagliando decine di migliaia di posti di lavoro. Sarebbe bene piuttosto fare rispettare l’accordo di sostituzione di un neo-assunto ogni due esodati, che non vede alcuna applicazione puntuale…

L’aspetto surreale è che ad un certo punto l’Agenzia delle Entrate ha deciso di chiedere ai lavoratori e alle lavoratrici interessate di restituire all’erario il risparmio fiscale di cui avevano goduto le banche: e i colleghi contribuenti non avevano neanche avuto la possibilità di fare valere in dichiarazione dei redditi le detrazioni e le deduzioni che spettano in regime ordinario!

La vicenda si avvia ad una conclusione positiva e si può ora richiedere la restituzione degli importi pagati in via precauzionale da chi ha scelto la rateizzazione degli importi o addirittura ha pagato tutto.

Alleghiamo il modulo per inoltrare all’Agenzia delle Entrate l’istanza di rimborso. Per ogni chiarimento si rendesse necessario, potete contattarci.

CUB-SALLCA

PRESSIONI COMMERCIALI: L’ELEFANTE NELLA STANZA

Il tema delle pressioni commerciali ritorna in modo ricorrente e spesso asfissiante in tutte le banche.

In Intesa Sanpaolo il problema è atavico e appesantito dall’adozione di un metodo commerciale particolarmente spinto, in specie sul tema della tutela assicurativa.

I protocolli firmati con le organizzazioni sindacali non hanno frenato le pressioni: ora c’è attesa per un nuovo accordo che dovrebbe recepire i dettami dell’ultimo CCNL.

L’azienda però rimanda sempre e con l’ultimo spostamento rimbalza al definitivo accordo di fusione con UBI previsto per l’autunno.

Auspichiamo naturalmente un accordo di svolta, discusso con i lavoratori, ma non dobbiamo illuderci di poter delegare ad un protocollo, o alla casella “Io-segnalo”, la soluzione al problema.

Come lavoratori e lavoratrici possiamo fare qualcosa in prima persona per difenderci, proteggendo noi stessi, i nostri interessi, la nostra salute mentale.

Nel nostro prossimo intervento daremo indicazioni pratiche per un manuale di autodifesa.

Intanto invitiamo i lavoratori di altre banche, diverse da Intesa Sanpaolo, a farci pervenire le loro esperienze in proposito.

 

 Pressioni commerciali: l’elefante nella stanza.

Nella rete filiali di tutte le banche si parla ormai da tempo delle pressioni commerciali: come riconoscerle e come evitarle. Al di là degli episodi singoli a firma di qualche capo troppo ambizioso, che vanno opportunamente segnalati, si ha sempre più l’impressione (la certezza) che il treno carico di tutte le esose richieste che arriva fino ai gestori, parta da molto lontano.

In Intesa Sanpaolo il mantra da ripetere fino allo sfinimento è “tutela tutela tutela”, ma vengono dati per scontati tutti gli altri “doveri commerciali”, innescando nei lavoratori addetti alla consulenza un meccanismo perverso, tra senso di inadeguatezza e ansia da prestazione.

Tutte le mattine, un gestore si sveglia e sa che per sopravvivere dovrà correre, verso dove non si sa, ma intanto correre. Il telefono squilla, le mail arrivano copiose da clienti e colleghi, il cellulare trilla, le pratiche vanno mandate avanti, le campagne esitate e le polizze vendute. Pena il “commissariamento”. Perché non basta più fare una riunione, controllare le agende per verificare la pianificazione di ogni singolo respiro dei colleghi, servono interventi più incisivi: per esempio condividere gli appuntamenti con i clienti, collegandosi da remoto con lo specialista, in modo che possa cogliere gli spunti e correggerti mentre parli, in una sorta di “Grande Fratello” con tanto di copione, preventivamente esposto, con scenette al limite del ridicolo, durante le riunioni plenarie via Skype.

Inutile dire che il cliente, secondo il modello commerciale aziendale, dopo aver attentamente seguito l’illustrazione della proposta, con avvolgente stimolazione dei suoi bisogni latenti e convinto dai nostri brillanti consigli, non ha scelta (o scampo).

In un contesto già così critico, si inseriscono le giornate a tema, dove convogliare le operazioni programmate coi clienti per dare l’impressione di “buona riuscita” delle idee balzane che, a turno, qualche lungimirante capo propone alla rete, applicando le tecniche della guerra lampo e l’impatto dei gruppi d’assalto.

Questo atteggiamento non è più tollerabile e denigrare la professionalità dei pochi colleghi rimasti a militare nelle filiali, con continue e pedanti richieste, non può far altro che aumentare il malcontento che ormai sconfina spesso e volentieri in un diffuso malessere.

La gravità della situazione è ben riassunta dal rosario degli interventi sindacali che dal Piemonte Nord, al Veneto del Nord-Est, dalla Liguria alla Puglia, dalla Sardegna alla Toscana, dal Lazio alla Sicilia, segnalano la pesantezza delle pressioni e la loro assurdità, in una fase di pandemia non ancora risolta, una situazione insostenibile per lo stato della rete, dopo la fusione con UBI, la chiusura massiccia delle filiali, la rarefazione delle postazioni di lavoro disponibili, la carenza di organico dopo gli esodi biblici.

Mentre la situazione si aggrava, l’azienda rinvia ulteriormente la definizione di un accordo sulle politiche commerciali, con il chiaro intento di sminuire la rilevanza del tema e mantenere in piedi quel modello aggressivo che ha garantito ottimi risultati ad azionisti e manager, la sostanziale impunità per i responsabili commerciali, molti esaurimenti nervosi a gestori e consulenti in prima linea con la clientela ed il “mercato”.

La situazione è intollerabile e chi di dovere (leggasi sindacati firmatari) deve prendere atto della scarsa efficacia degli accordi precedenti in materia e discutere con i lavoratori un cambio di linea che porti veramente risultati concreti e un ridimensionamento duraturo del fenomeno.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo

Assegni di esodo 2016 verso la soluzione

Dopo un mese di silenzio da parte di tutti i soggetti coinvolti, si è finalmente aperto uno spiraglio concreto nella vicenda relativa agli avvisi bonari dell’Agenzia delle Entrate, sulla riliquidazione degli assegni di esodo percepiti nel 2016.

Dapprima la risposta del governo all’interrogazione parlamentare dell’On. Cosimo Ferri apriva alla possibilità di ripristinare la situazione precedente, dicendosi il governo NON CONTRARIO ad una norma interpretativa che escludesse la riliquidazione.

Poi l’iniziativa di pressione di ABI e sindacati firmatari sul governo ha raggiunto l’obiettivo di far inserire la norma interpretativa nel provvedimento di conversione del Decreto Sostegni Bis: approvato in Commissione e votato dall’Aula alla Camera, si attende ora l’ultimo passaggio in Senato per approvazione definitiva.

Si va quindi verso una soluzione positiva, che si deve concludere con la cancellazione degli Avvisi Bonari dell’Agenzia delle Entrate e la restituzione dei pagamenti effettuati, precauzionalmente, dai colleghi che hanno aderito alla rateizzazione.

Restano molte perplessità su questo modo di lavorare da parte delle strutture istituzionalmente deputate alla applicazione delle leggi fiscali e alla produzione normativa, per non parlare della “riservatezza” di cui è stata circondata la trattativa tra le parti sociali ed il governo.

Per settimane i colleghi non hanno saputo nulla di quello che stava bollendo in pentola ed hanno subito un trattamento ingiusto e confuso, in balia degli effetti di una iniziativa carbonara, come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi.

Continueremo a tenervi informati sugli sviluppi, convinti come siamo che solo la massima trasparenza può alla fine pagare.

 

CUB-SALLCA

 

CONTRATTI MISTI TRA RETORICA E PROPAGANDA

 

 

Intesa Sanpaolo è l’unica banca italiana che ha introdotto “sperimentalmente” dal 2017 un contratto misto per i propri dipendenti: lavoratore subordinato e consulente a partita Iva, unificati nella stessa persona.

Alla scadenza dei due anni, è possibile convertire il contratto di lavoro in un normale tempo pieno, a tempo indeterminato, come soluzione definitiva.

Molti contratti si stanno avvicinando alla scadenza dell’opzione e, per dimostrare che l’esperimento funziona, occorre sventare un’adesione di massa alla conversione del contratto misto in un rapporto di lavoro più normale.

L’azienda moltiplica gli sforzi per convincere i lavoratori a restare nel contratto misto, proponendo anche un incentivo di 5.000 euro lordi.

Ma se è così conveniente, che bisogno c’è?

Forse conviene fare i conti e tirare le somme per capire chi ci guadagna veramente…

Leggi il nostro volantino

CUB-SALLCA 

 

 

IL SALUTO DI MARCO SCHINCAGLIA, TRA I FONDATORI DELLA CUB-SALLCA, IN ESODO DAL 30 GIUGNO

 

Alla fine sono arrivato anch’io al traguardo atteso da molti.

In questi anni è diventata una costante, ogni qualvolta visitavo luoghi di lavoro, anche di banche diverse, sentirmi chiedere: “quando ci sarà un nuovo esodo”?

Se io non ho mai amato particolarmente il lavoro di banca (l’avevo scelto perché discretamente retribuito e con buoni orari, almeno una volta) mi faceva riflettere il fatto che questa voglia di fuga coinvolgesse colleghi che sapevo essere abbastanza legati al loro lavoro. Per alcuni era anche un elemento di realizzazione personale.

Eppure negli ultimi anni anche loro non ne potevano più.

Era il segnale di un degrado delle condizioni lavorative, che peraltro non coinvolge solo il nostro settore.

In questi giorni le cronache raccontano di storie che sembrano uscite dall’800, in particolare nel settore della logistica, fino alla tragica morte del sindacalista Adil, travolto da un camion che ha forzato un picchetto, con l’ipocrita corollario delle lacrime di coccodrillo di ministri, manager e sindacalisti “collaborativi”.

Da noi non vi sono storie così cruente, eppure il livello di sofferenza che si percepisce cresce ogni giorno di più.

Credo non ci si debba abituare all’idea di dover andare in ufficio con stati di ansia e di preoccupazione e che non si debba dare per scontato che sia normale lavorare in condizioni ambientali sempre più difficili.

Il senso di impotenza e rassegnazione individuale, che spesso ho riscontrato intorno a me, nasce dall’idea di essere soli nell’affrontare queste situazioni. Se questo, invece, si trasformasse in volontà collettiva di reagire, le cose potrebbero cambiare.

Però c’è un altro sentimento deleterio, che ho percepito in questi anni, che deve essere rimosso: l’idea che si possa stare alla finestra aspettando che qualche sindacato risolva magicamente i problemi.

Invece è necessario che ognuno di noi si impegni in prima persona, anche con una ragionevole esposizione personale e sempre supportato dal sostegno sindacale.

Spesso mi sono sentito dire dai colleghi: tu puoi permetterti comportamenti che a noi non sono consentiti.

E’ bene ricordare che il mio sindacato di base, la Cub Sallca, essendo non firmatario di contratto (non per nostra scelta unilaterale e a priori), di fatto per le aziende non esiste (almeno formalmente, perché poi, ogni tanto, troviamo il modo di ricordaglielo).

Ne consegue che nulla ci è stato regalato solo perché abbiamo un’etichetta sindacale che le aziende tendono a discriminare. E’ vero, invece, che esporsi, nei modi giusti e corretti, sempre nei limiti consentiti, è il modo migliore di conquistare tutela e rispetto.

La sigla Sallca sta per Sindacato Autorganizzato e promuove l’idea che i lavoratori in prima persona si organizzino e si facciano sindacato. Un’idea antica, ma mai così attuale come in questa fase storica.

Posso quindi concludere e salutare tutti/e ricordando che è legittimo attendere il proprio turno per l’esodo, ma non passivamente. Resto convinto che un’azione collettiva di resistenza (non resilienza) sia possibile e doverosa.

ISP: APPUNTAMENTI E STATO DELLE FILIALI

 

 

A pochi mesi dall’integrazione di UBI in Intesa Sanpaolo e all’inizio delle ferie estive, si è arrivati a toccare nuovi picchi di tensione nella rete filiali.

Nel volantino allegato facciamo un elenco delle doglianze, con i problemi aperti su tutti i fronti, senza che si intravedano soluzioni in tempi brevi.

Vogliamo però cominciare con il raccogliere la segnalazione di un episodio deplorevole, che purtroppo rappresenta bene lo stato di assurda competizione cui si è arrivati tra responsabili smaniosi di mettersi in luce ed emergere, senza alcuna considerazione per il danno d’immagine cui si espone l’azienda per cui si lavora.

Ci è stata segnalata una paradossale conversazione tra un direttore di area Exclusive ed un cliente, il quale, nel vedersi negata la sua richiesta di trasferimento presso una filiale Retail più comoda logisticamente, si è sentito motivare il diniego in quanto in una filiale Exclusive si hanno “sensibilità e competenza gestionale” che non si trovano nella filiale Retail”.

Se ciò fosse vero rappresenterebbe l’ennesima arroganza che alcuni capetti “ continuano a praticare a danno di tutti i lavoratori, senza alcuna distinzione di perimetro, che per loro sfortuna si trovano ad operare con tali “personaggi in cerca di autore”. Il modello di servizio adottato dall’azienda non può mai giustificare atteggiamenti simili, che arrivano a sminuire o svalutare il ruolo professionale altrui. Come organizzazione sindacale invitiamo tutti a segnalarci e soprattutto a documentarci tali abusi, in modo da procedere compiutamente a denunciare tali comportamenti alle Funzioni Aziendali preposte.

 

CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

ASSEGNI DI ESODO 2016, NEWS

Come è noto da inizio maggio, l’Agenzia delle Entrate ha inviato migliaia di avvisi bonari ai bancari titolari nel 2016 di assegni di esodo, chiedendo un’integrazione di imposta sulla riliquidazione dell’importo a tassazione separata.

L’incontro tenutosi in data 9 giugno tra le Organizzazioni Sindacali firmatarie e l’ABI, da una parte, e l’Agenzia delle Entrate, dall’altra, non ha portato ancora ad alcuna soluzione.

Sindacati e banche hanno ribadito le proprie posizioni, l’AdE ha ammesso che non sono intervenute modifiche legislative tali da variare il regime fiscale precedentemente applicato e che ai lavoratori in esodo spetta un importo netto dell’assegno straordinario.

Insieme tutti hanno convenuto di interpellare per un parere il Ministero dell’Economia e delle Finanze per ottenere un’interpretazione autentica della norma.

L’unica nota positiva è l’annuncio dell’Agenzia delle Entrate di voler sospendere l’iscrizione a ruolo delle somme richieste con gli avvisi bonari.

Risposta tardiva e inutile per chi ha già pagato la prima rata e che continua a pagare di tasca propria il ritardo nel fornire risposte e informazioni affidabili, da parte delle parti coinvolte, che sembrano giocare allo scaricabarile.

In un paese civile governato dai “migliori” ci saremmo aspettati, oltre alla certezza della norma, reazioni più celeri e risposte più precise, anziché questo balletto di responsabilità.

Le parti torneranno ad incontrarsi una volta acquisito il parere del MEF.

Vi informeremo di ogni sviluppo…

CUB-SALLCA