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PANDEMIA DEVE FARE RIMA CON MIGLIORIA

FONDO SANITARIO INTEGRATIVO DEL GRUPPO INTESA SANPAOLO

Cominciamo con una buona notizia: il Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo liquiderà già entro fine anno le richieste di rimborso, senza dover attendere il pagamento della quota differita alla chiusura del bilancio, a giugno 2021.

Più precisamente verranno liquidate entro il 2020 le quote differite riferite a prestazioni già liquidate o di cui è stato richiesto il rimborso alla data del 27.11.2020; per quelle richieste successivamente, il rimborso avverrà in unica soluzione.

Si tratta dell’esito paradossale di un esercizio straordinario, quello del 2020, anno in cui l’esplosione della pandemia ha impedito, limitato o ritardato il ricorso alle prestazione sanitarie, da parte degli iscritti, per patologie diverse dal Covid-19.

Sono così smentite ancora una volta le preoccupazioni sulla tenuta del Fondo. Come sostenne il nostro rappresentante in sede di Assemblea dei Delegati, nel giugno 2020:

“Se qualcuno non se ne fosse accorto, siamo tuttora nel corso di una pandemia che colpisce soprattutto le persone anziane, ovvero i quiescenti, ed è necessario che il Fondo svolga la sua parte nel sostenere pienamente gli sforzi della comunità mondiale nel contrastare la malattia. Ci saremmo aspettati, ed auspichiamo, che si rivedano le condizioni di rimborso, che dovrebbero coprire l’intera spesa, favorendo gli esami di tracciamento, primo tassello per un efficace processo di contenimento della malattia, che dovrebbe affiancarsi ad un servizio pubblico già pesantemente sotto pressione. In questa fase l’attenzione all’equilibrio della gestione previdenziale annua deve essere un elemento di secondo piano perché in questo momento le azioni e le risorse del Fondo dovrebbero essere messe in campo a sostegno dell’intera collettività. Se non lo si fa adesso, con una pandemia mondiale in corso, quando mai si useranno le riserve costruite negli anni, tra l’altro, proprio dalle persone che ora ne sono più colpite? Ma forse si aspetta l’estinzione … dopo i conti quadreranno per definizione … L’Assemblea dei Delegati ha il compito principale di approvare il Bilancio che, nel 2019, è ritornato a produrre un avanzo significativo: oltre 7 milioni di euro sono stati accantonati a riserve, che ora sono complessivamente 133 mln di euro (ai quali si aggiungono i circa 40 mln della Cassa Intesa ancora sotto vertenza giudiziaria). Si tratta di una ingente somma che, come si è visto l’altro anno con il taglio delle prestazioni differite ai quiescenti, non viene utilizzata nemmeno per coprire evidenti momenti di crisi dei mercati finanziari. Resta poi sempre meno comprensibile l’eccesso di prudenza relativo al differimento all’anno successivo di una parte dei rimborsi, che crea sempre problemi anche in sede di dichiarazione dei redditi. Le spese oggetto di differimento sono quelle più prevedibili e, come emerge anche dalla relazione bilancio, sostanzialmente stabili. E’ assurdo che nel 2020, con le tecniche gestionali attuali che consentono un monitoraggio costante dell’andamento delle prestazioni, non si riesca ad eliminare questo orpello, inserito prudenzialmente anni fa ed ora, ad andamento delle prestazioni ormai consolidato, utile solo per aumentare la liquidità a disposizione per gli investimenti finanziari (i quali aiutano sicuramente a sostenere le finanze del Fondo, ma non possono diventare il focus dell’attività del Fondo stesso …)”.

Possiamo quindi esprimere la nostra soddisfazione per una scelta finalmente razionale ed insistere perché la quota differita venga abolita in via strutturale, in quanto elemento di costo, di confusione e di complicazione fiscale per tutti gli iscritti. Riteniamo quanto mai attuale ed urgente la serie delle richieste che abbiamo formulato nel corso degli anni e riassunto nel nostro intervento datato 2019, quando si voleva sfruttare l’andamento finanziario di una gestione particolarmente nefasta (quella del 2018) per apportare modifiche peggiorative durature alle prestazioni del Fondo. Richieste lungimiranti che qui ripetiamo nella stessa identica forma:

– Ripensare l’uso delle riserve: l’attuale impostazione prevede un tetto massimo di trasferimento alla gestione in caso di deficit, ma occorre modificare gli attuali limiti.
– Creare un nuovo fondo rischi nel quale far confluire gli extra-rendimenti della gestione finanziaria per eliminare, o almeno contenere, volatilità avverse che si possono realizzare negli anni futuri. – Modificare le modalità di imputazione del risultato di esercizio sia in caso di surplus (riserva e fondo rischi), che in caso di disavanzo, considerando separatamente la gestione previdenziale (differenza tra contributi e prestazioni) dalle altre (finanziaria in primis).
– Rivedere il meccanismo del contributo di solidarietà: il limite di trasferimento definito in base al surplus complessivo della gestione degli attivi andrebbe rivisto per consentire, con mercati negativi, l’utilizzo del neocostituito fondo rischi.
– Eliminare l’odiosa “quota differita”: se questo meccanismo aveva una sua ragione nel momento dell’integrazione di numerosi colleghi infragruppo, ora la situazione si è stabilizzata, è in buona misura prevedibile e opera entro margini sufficientemente ampi per consentire una liquidazione immediata dell’intero importo rimborsabile.
– Ridare poteri al CdA: in questo momento, statutariamente, svolge un ruolo troppo marginale, tenuto conto che è l’unico organo eletto da tutti gli iscritti.

I fatti hanno dimostrato che avevamo ragione e che abbiamo combattuto una battaglia (quasi) in solitaria per rivendicazioni giuste e sostenibili. Adesso si tratta di affrontare seriamente le questioni rimaste aperte e risolverle in via definitiva.

In particolare chiediamo che nell’immediato venga creato un fondo rischi dove far confluire avanzi di bilancio, sia di origine finanziaria che di origine gestionale, per stabilizzare e migliorare le prestazioni. Questo meccanismo consentirebbe di fare fronte anche a prevedibili picchi di rimborsi nei prossimi esercizi, non appena il superamento dello stato di emergenza consentirà il recupero delle prestazioni sanitarie pregresse.

Ci sono ampi spazi di miglioramento del servizio di Previmedical (per usare un eufemismo), di eliminazione degli sprechi e di incremento qualitativo delle prestazioni a favore degli iscritti (con particolare attenzione ai quiescenti), senza dimenticare che l’azienda ha nel corso del tempo tagliato i suoi costi, riducendo gli organici. Una revisione del suo contributo per gli iscritti in servizio non sarebbe certo una richiesta scandalosa!

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo

PICCOLI RISULTATI, GRANDI SODDISFAZIONI

 

Spesso tra i lavoratori e le lavoratrici prevale una stato di rassegnata passività, dovuta anche all’errata convinzione che non si possa far nulla contro lo strapotere aziendale. Invece un po’ di determinazione e la conoscenza della normativa possono portare a qualche piccolo, ma importante, risultato.

E’ accaduto, ad esempio, che venisse mandato il controllo medico ad un collega in malattia, il quale è risultato assente ma in grado di giustificare l’assenza con una motivazione assolutamente valida, già riconosciuta come tale in sede Inps.
Nonostante ciò, l’azienda ha addebitato una giornata di mancata retribuzione al collega.
Dopo una lettera del nostro avvocato ed una risposta in cui, ancora, pretendevano di avere ragione (mai ammettere gli errori, vero?) ma volevano mostrarsi magnanimi, la giornata è stata riaccreditata.

Interessante anche il caso di un collega che è stato trasferito e passato ad altro incarico quando gli mancavano pochi giorni al completamento del percorso ed al consolidamento della relativa indennità.
Anche in questo caso, dopo una risposta interlocutoria (mai ammettere di avere torto), l’indennità è stata consolidata.

Non è sempre necessario iniziare un’azione legale per fare valere i propri diritti, talvolta basta essere determinati a non farseli calpestare. Se poi viene in supporto un’azione sindacale ferma e coerente, qualche risultato arriva. Noi siamo per provare sempre a difendere i diritti, se anche i sindacati “riconosciuti” facessero altrettanto forse staremmo un po’ meglio.

Alcuni colleghi che, quando ad aprile venne pubblicata la richiesta aziendale di programmare almeno 6 giorni di ferie nel mese, non intendevano sottostare a questo sopruso, hanno presentato il piano ferie completo (seguendo i nostri suggerimenti e come da normativa aziendale ) ignorando la richiesta.
Nonostante qualche telefonata “motivazionale” dal Personale, chi ha tenuto la posizione ha potuto fare le ferie regolarmente programmate, senza doverle sprecare (se non gradite) quando l’Italia era in pieno lockdown ed era vietato persino leggere un libro su una panchina.

Infine, mentre per un certo periodo ci sono stati ostacoli (talvolta ci sono ancora) a fare lo smart working, vi sono anche stati casi di colleghi in filiale che venivano forzati a chiederlo. E’ stato sufficiente ignorare le sollecitazioni aziendali a compilare la lettera di richiesta e la cosa non ha avuto seguito.

Nonostante uno scenario di normative sempre più sfavorevoli per i lavoratori e la firma da parte dei sindacati al tavolo di accordi sotto dettatura aziendale, tuttavia alcune garanzie e alcuni diritti esistono ancora.
Con il nostro aiuto si possono far valere, quando ci sono le condizioni: basta essere determinati a farlo.

La sigla del nostro sindacato, S.A.L.L.C.A., significa Sindacato Autorganizzato, che implica un’azione attiva e partecipativa dei lavoratori, che devono essere in grado di far valere i propri diritti con la piena assistenza dell’organizzazione sindacale, sotto tutti gli aspetti.

Per questo serve rafforzare il sindacato di base, che trae la sua legittimazione dai lavoratori, non dalla controparte: lanciamo un appello all’iscrizione alla
Cub Sallca, ma anche all’attività sindacale, per chi vuole provare a impegnarsi in prima persona nella tutela delle condizioni lavorative.

 

CUB-SALLCA

UN BRUTTO VENERDI’ 13 NOVEMBRE

 

 

Era atteso da tempo e si sapeva che sarebbe successo, ma l’uscita delle liste delle filiali cedute a Bper merita una riflessione.

Il “pacchetto” era già stato preconfezionato: per anticipare le obiezioni dell’Antitrust Intesa Sanpaolo aveva previsto un congruo numero di filiali da cedere e trovato già l’acquirente per chiudere l’affare.

E da venerdì sappiamo chi dovrà passare all’altra banca. Seguirà accordo sindacale di cessione, dove vi diranno che va tutto bene e che ci sono tutte le tutele del caso.

Probabilmente sarà un accordo in fotocopia con quelli visti in anni passati in situazioni simili, che cercherà di limitare i danni, anche per evitare che a qualcuno venga in mente di tentare di impugnare la cessione e passare alle vie legali.

Ma nessun accordo potrà risarcire il danno morale e psicologico di essere ceduti insieme ad attività finanziarie, clienti e beni strumentali, come accessori della filiale e nessuno potrà mai convincerci che si debba considerare normale questa compravendita di persone.

Ci siamo sempre battuti perché venisse affermato il diritto di opzione (cioè la possibilità del lavoratore di scegliere se seguire il destino della filiale o restare ed essere ricollocato nella vecchia azienda), in passato anche con scioperi, mobilitazioni e azioni legali, ma non ci siamo riusciti. Ora in BPER (dove finora non eravamo presenti) cercheremo di costruire la presenza del sindacato di base. Ce ne sarà bisogno, nella nuova realtà come nella vecchia.

Perché nel “pacchetto” era già compresa anche la dichiarazione di esuberi.

E’ una vecchia storia, già vista fin dai tempi della megafusione tra Intesa e Sanpaolo Imi. Prima ancora che le strutture delle diverse banche vengano integrate e si possa verificare l’effettiva presenza di eccedenze di personale, i tagli vengono già fatti, meglio portarsi avanti con i lavori.

In questo caso, già programmate dall’azienda, un’assunzione ogni due uscite. Ma su quali basi??? Potrebbero persino essere troppe (non lo saranno, fidatevi) ma che poteri di previsione così straordinaria posseggono?

C’erano una volta, tanti anni fa, sindacati che verificavano, punto operativo per punto operativo, ufficio per ufficio, la situazione reale degli organici e tentavano di contrattare con la controparte le assunzioni necessarie.

Oggi, invece, firmano sotto dettatura i tagli lineari decisi a tavolino dall’azienda. Non riteniamo serva la sfera di cristallo per prevedere che le adesioni agli esodi andranno ben oltre le 5.000 previste e le assunzioni, ammesso che ci siano tutte (ma quelli che dicono di stare al tavolo di “trattativa” le fanno poi le verifiche?), nella rete filiali rischiano di essere di nuovo i famigerati contratti misti. Infatti la rete è al collasso (ma anche molti uffici di sede se la passano male) e i sindacati firmatutto strillano che manca organico, mentre firmano accordi per ridurlo.

Come diceva un signore molti anni fa : “lavoratori di tutto il mondo (bancario) unitevi”. Di qua o di là, servirà la presenza di un sindacato di base che non si prostri davanti all’azienda, qualsiasi essa sia.

 

CUB-SALLCA

 

IL VACCINO SI E’ FERMATO AD AVELLINO

IL VACCINO SI E’ FERMATO AD AVELLINO

In questo venerdì 13 novembre di un anno nefasto, ai colleghi aderenti alla campagna vaccinale che “generosamente “ la nostra banca ha avviato, stanno arrivando le mail di invito alla prenotazione dell’appuntamento per la somministrazione del vaccino antinfluenzale presso uno dei laboratori convenzionati con MyAssistance, partner della banca in questa iniziativa.

Come è noto la banca aveva lanciato questa iniziativa il 28 ottobre scorso, offrendo, “in via preferenziale” ai propri dipendenti 50.000 dosi di vaccino antinfluenzale (gratuitamente) e 10.000 dosi di vaccino anti-pneumococco (alla cifra concordata di euro 96,40 iva inclusa).

La risposta dei colleghi è stata “tiepida”: meno di un quarto degli aventi diritto ha avanzato richiesta, per cui si apre l’eventualità di una “riapertura” della campagna, magari a favore dei familiari dei colleghi intenzionati a vaccinarsi.

Lasciamo ad altre sedi la discussione se sia più o meno opportuno questo privilegio “sanitario”, di cui i dipendenti della nostra azienda godono, a svantaggio dei ceti sociali più bisognosi e meno “preferiti”.

Ricordiamo anche che autorevoli studi medici (tra cui Children’s Health Defense) denunciano che il vaccino antinfluenzale può aumentare il rischio di altri virus respiratori, fenomeno noto come “interferenza virale”.

Come è giusto che sia, il ricorso al vaccino è libero e facoltativo, e quindi ogni persona interessata può decidere in base alle proprie opinioni e al proprio stato di salute (esistono criteri di priorità che privilegiano immunodepressi e portatori di patologie pregresse).

Vogliamo invece evidenziare in questa sede che, nello scorrere l’elenco dei laboratori disponibili sul territorio nazionale, abbiamo dovuto riscontrare, nostro malgrado e con grande stupore, che in Campania vi è un solo laboratorio convenzionato presente nella città di Avellino.

Presumendo che altre aree geografiche conoscano situazioni simili, segnaliamo questa macroscopica ed evidente disorganizzazione e denunciamo alle competenti funzioni aziendali la triste scoperta, augurandoci che il rimando ad “un costante aggiornamento delle strutture convenzionate” presente nelle mail inviate ai colleghi aderenti sia di buon auspicio alla tempestiva risoluzione di questa evidente inadeguata valutazione geografica in rapporto alla densità abitativa campana.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo-Ubi

Emergenza covid, la Cub Sallca scrive ai vertici aziendali per la situazione delle filiali

 

 

La situazione sulla rete filiali, di fronte alle problematiche legate al covid, è sempre più insopportabile.

La questione di fondo è il permanere di ingiustificabili spinte all’attività commerciale, persino nelle zone rosse, dove il lavoro a giorni alterni riduce gli organici a livelli minimi. Invece la priorità deve essere data alla “sopravvivenza”, in particolare alla gestione della pressione alle porte, con troppe realtà dove le filiali sono assediate dai clienti in cerca di risposte alle loro esigenze. Tra l’altro, come abbiamo scritto, lascia il tempo che trova il decalogo sulle operazioni “consentite”  (https://www.intesasanpaolo.com/it/common/landing/orari-filiali-prendi-appuntamento.html) , da cui però si potrebbe dedurre che torna ad essere valida la disposizione di non trattenere i clienti alle scrivanie per più di 15 minuti.

Ecco quanto abbiamo scritto, via pec, a Messina, Barrese e alle funzioni di Tutela Aziendale sull’argomento:

 

Nell’attuale fase determinata dalla rinnovata emergenza covid la situazione sulla rete filiali, in particolare Retail ed Exclusive, sta degenerando.

Il meccanismo dell’ingresso su appuntamento anche per la cassa ed altre esigenze sarebbe ragionevole se i clienti riuscissero a prenotarsi. Non ci riescono perché nessuno risponde al telefono e nessuno risponde perché chi lavora alla cassa, e/o accoglienza, o svolge altre attività amministrative, non ha il tempo per farlo e chi svolge mansioni commerciali non deve essere “distolto” dai propri compiti, sotto l’occhiuta vigilanza dei Direttori di Area.

Ma questo atteggiamento discende direttamente da responsabilità dei massimi vertici aziendali: tutti ricordano il triste video di Barrese, uscito il giorno precedente la proclamazione del lockdown di marzo, sulla necessità di cogliere le opportunità commerciali del momento.

Invece il momento richiede di prendere atto della situazione di emergenza e comportarsi di conseguenza: la priorità va data non ai budget, ma alla gestione dei flussi alle porte. I colleghi e le colleghe devono avere il tempo di rispondere al telefono e gestire gli appuntamenti e le richieste dei clienti. Va incrementato il numero di steward (che peraltro ricevono retribuzioni infime) garantendone la presenza, tutti i giorni e per tutto l’orario, a tutte le filiali che hanno la necessità di evitare assembramenti alle porte e nelle bussole.

Certamente non è una soluzione l’ennesima riproposizione del decalogo delle operazioni consentite in cassa.

Non è ammissibile che si sfrutti la situazione per forzare l’utenza anziana e meno digitalizzata a usare i “canali” alternativi. Le ulteriori chiusure di filiali e di casse, cui abbiamo assistito in estate, richiamano la responsabilità diretta di chi ha operato queste scelte in un momento simile.

Al contrario è grottesco che davanti alle filiali hub si mettano in coda clienti giovani (e iperdigitalizzati) per venire ad incassare bonifici in contanti. Si tratta, prevalentemente, di emolumenti per prestazioni lavorative occasionali, anche di piccola entità. La maggior parte di loro ci spiega che avevano, invano, fornito un Iban per l’accredito, ma ciò è stato ignorato. Da informazioni raccolte, pare che GI Group (la società che gestisce buona parte di questi pagamenti) trovi più comodo e veloce mandare le operazioni in automatico per farle pagare in contanti, anziché perdere tempo a disporre regolari bonifici con accredito.

Chiediamo alle funzioni competenti di verificare la fondatezza di queste informazioni e, nel caso, di intervenire con le società con cui sono state concordate queste convenzioni.

Nel momento in cui si deve cercare di ridurre gli assembramenti, è intollerabile avere clienti che si presentano alle porte per operazioni molto lunghe, nel caso non siano già censiti, quando ciò potrebbe essere facilmente evitato.

Le misure messe in atto dall’azienda di fronte all’emergenza covid hanno avuto il merito di favorire la fruizione della formazione. Il corso sul Codice di Comportamento ci ricorda, confrontando i buoni propositi con la realtà di tutti i giorni, l’ipocrisia che regna in azienda.

Ma altri corsi ci ricordano che il D.Lgs. 81/08 ha introdotto nel D.Lgs. 231/01 i reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose. I rischi che corrono tutti i giorni i colleghi e le colleghe che devono gestire da soli gli ingressi delle filiali rimandano alle responsabilità di chi non garantisce il diritto di lavorare in modo sicuro e sereno. Le discussioni, gli insulti, le aggressioni verbali (in casi rari, per ora, anche fisiche) sono all’ordine del giorno.

Con questa comunicazione informiamo ufficialmente i vertici aziendali di quanto avviene sulla rete filiali.

Anche se il nostro sindacato non è firmatario di contratto e viene privato (non per propria scelta) del tavolo negoziale, siamo sempre disponibili al confronto sui temi sollevati.

Distinti saluti

Segreteria Nazionale Cub Sallca

23 ottobre SCIOPERO GENERALE per USCIRE DALLA CRISI

 

La grave crisi economica scatenata dal coronavirus ha già avuto pesanti effetti distruttivi sulla produzione, sull’occupazione, sul reddito.

La rimozione degli interventi tesi ad attutire l’impatto sociale della crisi, come il blocco dei licenziamenti e l’estensione della cassa integrazione a tutti i settori in difficoltà, potrebbe portare in tempi brevi ad una drammatica resa dei conti.

Si tratta di uscire dalla crisi con un nuovo modello di sviluppo che abbia al centro una crescita sostenibile, sul piano sociale ed ambientale. Vanno ripensati modelli produttivi e orari di lavoro, per redistribuire il lavoro necessario, puntando ad una forte riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. E’ anche per questa strada che si sostiene la domanda, la produzione, i redditi da lavoro.

Vanno ripensati anche gli ammortizzatori sociali, in modo da garantire continuità di reddito e di buona occupazione, abbandonando forme contrattuali atipiche che riproducono solo precarietà. Si tratta di stabilizzare il lavoro dei giovani, favorendo il ricambio generazionale e quindi non sono condivisibili nuove riforme delle pensioni, alla scadenza di “quota 100”, che allunghino di nuovo l’età pensionabile.

Chiediamo di attuare una drastica riforma fiscale, che riduca la tassazione sui redditi da lavoro e da pensione, una riforma improntata a criteri di progressività, che equipari le varie forme di reddito, inclusi i profitti, la rendita immobiliare e la tassazione dei patrimoni. E’ l’unica via per correggere le diseguaglianze che sono cresciute in questi ultimi 30 anni e persino accentuatesi durante il COVID. La crescita esponenziale delle ricchezze dei miliardari in questi mesi è nota a tutti, proprio mentre si amplia l’area della povertà e di chi ha sempre di meno.

Le risorse finanziarie reperibili devono essere dirette alla ricostruzione del sistema dei servizi, a partire da scuola e sanità, con carattere di gratuità e universalità dell’accesso, recuperando quanto è stato invece dirottato in questi anni al settore privato ed al welfare aziendale.

Anche nei settori delle banche e delle assicurazioni, occorre fare emergere i problemi esplosi con il Covid e la necessità di un cambiamento sistemico. La spasmodica corsa verso prodotti di previdenza e sanità integrativa private va rimessa in discussione, perché solo il sistema pubblico, come ha dimostrato la crisi pandemica, è in grado di fornire cure adeguate per tutti e pensioni di base sufficienti.

Basta quindi alle pressioni commerciali e alla discriminazione della clientela per livello di redditività: un servizio qualificato di massa presuppone strutture ed organici adeguati. Occorre un corposo piano di assunzioni ed il presidio della rete filiali residua, con lo stop alle chiusure di sportelli.

Per tornare a crescere, per cambiare modello di sviluppo, per rilanciare un welfare pubblico, la CUB ha organizzato uno sciopero per l’intera giornata del 23 ottobre. Lo sciopero è stato indetto con l’osservanza delle norme di legge in materia e con i dovuti preavvisi.

In allegato le ragioni dello sciopero. Seguirà altro comunicato con il dettaglio delle manifestazioni previste.

 

INTESA SANPAOLO: ASSUNZIONI E CONTRATTI ATIPICI

Il recente accordo sulle uscite volontarie dal neo costituito Gruppo Intesa Sanpaolo – Ubi prevede un certo numero di assunzioni, senza peraltro specificare le date di questi “innesti”.

Vi è solo scritto che entreranno 2.500 persone entro la data ultima del 31.12.2023. Non viene specificata la forma contrattuale con cui verranno assunti.

L’accordo del 2017 sui contratti misti non è stato un successo: ritardi e difficoltà nel fare decollare un contratto di lavoro privo di precedenti hanno finito per lasciare la rete filiali in condizioni pietose. Ad un certo punto l’accordo sembrava essere stato ripudiato anche dai vertici nazionali dei sindacati firmatari.

Eppure l’azienda continua ad assumere (con il contagocce) in questo modo, determinata ad abbassare i costi fissi e decisa a spartire con i lavoratori non tanto i guadagni (che sono mediocri), quanto i rischi.

Addirittura adesso va espandendosi l’area degli agenti “puri” con contratto di mandato, dove la condizione di precarietà è esplicita e drammatica.

Sarà la scorciatoia per superare i 6 miliardi di utili nel 2022 per il nuovo Gruppo, ma a noi sembra più che altro una grave minaccia al quadro di stabilità del contratto di lavoro subordinato tipico.

E in quanto tale una minaccia per l’insieme dei lavoratori. Sarebbe bene tenerne conto.

 

IL NOSTRO VOLANTINO IN ALLEGATO. Buona lettura.

CUB SALLCA Intesa Sanpaolo

 

 

 

COVID: USO E ABUSO DI UNA PANDEMIA

L’emergenza corona-virus ha prodotto un forte impatto sull’organizzazione del lavoro, i turni di lavoro, i servizi offerti dalle banche.

La necessità di tutelare addetti e utenti ha comportato una forte restrizione dei servizi di massa, creando spesso momenti di tensione e di scontro all’esterno e all’interno della rete filiali. Le chiusure di filiali e i vuoti di organico legati agli esodi non consentono, già di per sé, di fornire servizi adeguati.

Il riemergere di forti pressioni commerciali rischia di peggiorare ulteriormente la situazione, discriminando tra clientela “di pregio” che viene privilegiata perché redditizia e clientela di massa che viene del tutto abbandonata a sé stessa.

Quando poi questo processo viene guidato da una regia neanche troppo occulta, tocca ai lavoratori difendere un modello di banca inclusiva e sostenibile.

Quello che vale per Intesa Sanpaolo, può essere esteso, in misura più o meno accentuata, a tutto il resto del sistema bancario.

Buona lettura.

CUB-SALLCA

 

INTESA SANPAOLO ESODI 2020: CHI ESCE FESTEGGIA, CHI RESTA DEVE REAGIRE

In questo messaggio inviamo una guida all’esodo per chi è interessato (VEDI PDF A SEGUIRE), ma anche un “programma di lavoro” per chi resta in banca ed è giustamente preoccupato delle condizioni di lavoro che si verranno a creare con organici insufficienti e problemi organizzativi.

 

SCHEDA TECNICA SU ACCORDO ESODI ISP-UBI 29.09.2020

 

INTESA SANPAOLO ESODI 2020: CHI ESCE FESTEGGIA, CHI RESTA DEVE REAGIRE

L’accordo sugli esodi (scontato ed atteso, oramai una fotocopia dei precedenti), nell’ambito dell’integrazione del Gruppo Ubi nel Gruppo Intesa Sanpaolo, ripropone un film già visto.

Siccome si presume che l’integrazione produrrà esuberi, si procede a dichiararli ed a stabilire preventivamente, “a tavolino”, la platea dei candidati all’esodo.

E’ una tecnica usata fin dai tempi della fusione tra Intesa e Sanpaolo: la logica vorrebbe che prima si procedesse all’integrazione delle varie strutture e dopo si valutasse l’impatto dell’operazione sugli organici, procedendo ad una verifica reale degli esuberi e della loro gestione. Invece, ancora una volta, si procede al contrario!

Le conseguenze sono note: uno stato di emergenza costante, con la rete, ma anche molti uffici di sede, perennemente sotto stress.

Il tutto aggravato, in questa fase, dalle problematiche covid, con molte filiali sotto assedio dei clienti che non riescono a prenotare e ad accedere agli sportelli e molti lavoratori di sede in smart working, con probabili (non ci sono dati, ma molti episodi alimentano il sospetto) esplosioni degli orari di fatto, grazie alla flessibilità (o estensione senza limiti) del lavoro da casa. Inutile poi ricordare come nelle filiali le spinte al raggiungimento di risultati “sfidanti” sia ripresa ancora più forte di prima della “pausa” del lockdown.

Da tempo assistiamo ad una categoria sull’orlo di una crisi di nervi (anche oltre, viste le crescenti richieste di visite col medico competente) dove la voglia di fuga è inarrestabile e chi resta fuori dall’ennesimo giro di esodi chiede quando sarà il suo turno.

L’attuale accordo prevede 5.000 uscite entro fine 2023, ma possiamo tranquillamente scommettere che le adesioni all’esodo saranno molte di più. E possiamo anche sbilanciarci nell’ipotizzare che le 2.500 assunzioni, soprattutto se nella rete continuerà l’andazzo di assumere contratti misti, non basteranno a rendere dignitose le condizioni di lavoro.

Noi pensiamo che non si debba accettare in modo fatalista e rassegnato il degrado dell’ambiente di lavoro e che si debba reagire per pretendere il rispetto delle persone e delle norme.

A chi resta nella “banca più bella del mondo” proponiamo di non limitarsi a contare gli anni che potrebbero mancargli per il proprio esodo, ma a lottare con noi per rendere il proprio posto di lavoro un luogo dove al mattino ci si possa avviare con un minimo di serenità.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.

DITTATURA DIGITALE

Da quasi due anni Unicredit ha intrapreso una massiccia campagna di digitalizzazione della clientela individuata come strumento primario per conseguire in modo efficace un forte contenimento dei costi, soprattutto tramite una consistente riduzione del personale.

Se da parte aziendale è legittimo l’obiettivo di riduzione dei costi, occorre però sottolineare che è fondamentale il rispetto ultimo della volontà delle persone, che comunque deve essere accettata e non artificiosamente forzata.

A tale proposito nelle ultime settimane abbiamo ricevuto numerose segnalazioni da parte di colleghi, che lamentano una forte pressione sul personale affinché tutti provvedano a scaricare l’app di Unicredit sul proprio cellulare, fino al punto di pubblicare elenchi di “colleghi inadempienti”.

Vale la pena di sottolineare che i colleghi, che comunque decidano di non aderire a questa indicazione, non devono temere ritorsioni di alcun tipo o provvedimenti punitivi.

Invitiamo tutti a segnalarci comportamenti da parte di zelanti responsabili che vadano oltre il normale consiglio: opportunamente documentati, tali comportamenti potranno determinare denunce nei loro confronti.

La volontà delle persone è fondamentale, ogni imposizione arbitraria o minacce varie, oltre che essere del tutto inaccettabili, sono anche illegali e avranno risposte adeguate nelle opportune sedi.

 

CUB-SALLCA Gruppo Unicredit