Le cessioni di ramo d’azienda da parte delle banche vengono giustificate con le motivazioni più svariate.

 

Dipendono a volte da imposizioni dell’Antitrust, da indirizzi normativi di altre autorità, da ricerca di efficienza, da taglio dei costi.

 

Quello che le accomuna sono le conseguenze: invariabilmente per i lavoratori si tratta di perdita di diritti e tutele di vario tipo (occupazionali, salariali, previdenziali, assistenziali, condizioni economiche su mutui e finanziamenti, e così via).

 

Le trattative sindacali riescono a mala pena ad attutire i danni, in genere con procedure che escludono il protagonismo o la combattività dei lavoratori, e non sanno evitare la divisione di interessi.

 

Le aziende però hanno scarso rispetto della legge e le sentenze della magistratura stigmatizzano le loro manovre illegali.

 

Quella che commentiamo ha un’importanza fondamentale, perché dichiara illegittima la cessione, da Intesa Sanpaolo a Intrum, dei crediti incagliati, nel 2019.

 

Ben vengano le sentenze e le vittorie in tribunale, ma occorre far seguire una ripresa dell’iniziativa sindacale ad ampio raggio.

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