Siamo in piena polemica sull’andamento dei tassi bancari.

Il rialzo prolungato attuato dalla BCE sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese, le prime per rate di mutuo sempre più insostenibili, le seconde per la restrizione creditizia che ne deriva.

Le banche stanno guadagnando molto e propongono soluzioni parziali e provvisorie, per difendere i propri margini e prendere tempo. L’esempio più classico è l’allungamento della durata dei mutui, che dilaziona il problema, anziché risolverlo.

La categoria rivendica giustamente una redistribuzione del valore prodotto e dei profitti realizzati. Vive però anche il problema della tassazione sui fringe benefits, che rappresenta un onere molto rilevante per chi ha mutui a tasso agevolato di importo consistente. Il rialzo dei tassi non rientrerà a breve e le risposte del governo sul tema, in sede di conversione in legge del decreto lavoro, non hanno dato risposte adeguate. Il tetto annuo dei 3.000 euro deve essere ripristinato per tutti, accompagnato ad una modifica normativa definitiva.

Il ruolo delle banche impone però anche una considerazione diversa degli interessi della clientela (soprattutto di quella più in difficoltà) e della necessità di sostenere un’economia in fase di rallentamento.

In allegato il nostro punto di vista sulla questione.

 

 

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Credito e Assicurazioni

questo post è stato letto323volte