Si è svolto il 2 luglio scorso il previsto incontro tra Consulenti Personal dell’Area Torino. Gli intervenuti hanno condiviso la situazione di generale disagio derivante dalle forti pressioni commerciali, tema che è esploso con il nuovo modello di servizio e gli obiettivi stratosferici che la banca si è data per realizzare il piano industriale.

Pur essendo considerati il “fiore all’occhiello” dell’azienda per quanto riguarda i collocamenti, i consulenti vengono sottoposti a controlli come fossero bambini. Viene loro richiesto di diventare tuttologi, con il risultato di fare male troppe cose disperdendo la professionalità acquisita negli anni.

Altri hanno evidenziato l’assenza di punti di riferimento che si assumano le proprie responsabilità, mentre anche gli specialisti che dovrebbero supportarli nel lavoro sono pochi, irraggiungibili e anche lontani fisicamente. Spesso ci si ritrova a improvvisare lavori delicati senza adeguata formazione e senza il necessario supporto. Questo è particolarmente clamoroso per il caso dei mutui, ma tocca anche altri ambiti lavorativi dove la specializzazione è stata dispersa (es. esperti banca-assicurazioni) e dove l’assistenza post-vendita è molto carente.

Altra nota dolente è la questione della collaborazione tra Personal e Retail, che si realizza con difficoltà e solo grazie al buon senso e alla collaborazione dei colleghi, superando persino l’ostracismo dei responsabili.

Sono ben noti i problemi procedurali determinati dalla divisione delle filiali in seguito all’introduzione del nuovo modello di servizio (si pensi al rilascio delle carte, ma non è certo l’unico problema). Spesso di fronte ai clienti si creano situazioni imbarazzanti.

Nel delirio generale, casi particolari sono la coabitazione di filiali Personal e Retail con orari diversi: i clienti non capiscono più nulla e lo stesso accade con i consulenti Personal appartenenti alla stessa filiale “virtuale”, ma dislocati in punti operativi diversi, con orari diversi.

Molti interventi concordavano sul fatto che eventuali premi (peraltro molto eventuali) non ripagherebbero lo stato di stress e di malessere esistente: non è la monetizzazione la risposta giusta al problema.

C’è uno stato di disagio che non viene colto “in alto”, i responsabili continuano a dire che tutto va bene e persino il “Barometro di filiale” è costruito con domande tendenziose che tendono ad occultare la situazione reale.

Grande interesse hanno suscitato le ipotesi di concordare una sorta di “frenata” collettiva, che porti a ridurre i collocamenti e ad autoridurre i budget: ipotesi ambiziosa che in qualche filiale (disgustata dalla iniqua distribuzione degli incentivi) ha già cominciato a prendere corpo…

L’incontro è stato un primo, importante, momento di confronto che deve essere seguito da iniziative più ampie che coinvolgano tutte le filiere della rete. Invitiamo alla lettura della relazione introduttiva e invitiamo gli interessati a mettersi in contatto con noi per proseguire il confronto sul tema.

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