Author Archives: Segreteria Sallca - Page 15
Com’è noto l’Agenzia delle Entrate ha inviato, da fine aprile in avanti, un avviso bonario con richiesta di versamento di imposte per gran parte degli 11.000 ex-bancari che erano in esodo nel 2016, con riferimento agli assegni di esodo erogati in quell’anno e rendicontati nel CUD 2017.
I sindacati firmatari e l’ABI sono intervenuti su INPS ed Agenzia delle Entrate per ottenere un provvedimento di sospensione o di revoca degli effetti dell’avviso bonario. A tutt’oggi non si intravedono soluzioni e continua il rimpallo di responsabilità, mentre la scadenza dei 30 giorni per pagare si avvicina rapidamente. L’incontro con ABI programmato per il 31 maggio si colloca oltre i termini di scadenza previsti per molti avvisi già pervenuti, mentre gli interessati necessitano di risposte urgenti.
Non è ancora chiaro se si tratta di un semplice errore procedurale dell’INPS nel segnalare all’Agenzia delle Entrate la natura del reddito percepito nel 2016 dai lavoratori, o se invece l’Agenzia delle Entrate abbia cambiato interpretazione alla normativa fiscale sugli assegni di esodo, che verrebbero così equiparati al TFR e come tali sottoposti a riliquidazione della tassazione separata.
Si tratterebbe di un cambiamento radicale, che stravolge una prassi applicata per almeno 20 anni, e che finirebbe per alterare con effetto retroattivo le condizioni pattuite a suo tempo per consentire alle banche (e alle Poste) un costo fiscale agevolato nel mandare in esodo i lavoratori “in esubero”.
Se si tratta di un errore, va sanato rapidamente. Se si tratta di una nuova interpretazione, va messa a carico delle banche, cui competeva il carico fiscale. Se si tratta di un pasticcio contrattuale, che includeva una norma poco chiara, le parti firmatarie se ne assumano la responsabilità e i relativi costi, senza conseguenze economiche per gli esodati.
I lavoratori in esodo devono continuare a ricevere un importo netto, corrispondente alla pensione che avrebbero preso alla rispettiva finestra, comprensiva dei contributi.
Il tempo stringe ed il terzo comunicato dei firmatari non fa altro che riassumere la situazione di stallo. L’avviso bonario non può essere impugnato perché non è una procedura esecutiva. Si può presentare all’Agenzia delle Entrate la “richiesta di esercizio dell’autotutela”, come da modello che alleghiamo, ma questo non interrompe i termini per l’eventuale emissione di una cartella esecutiva, con inclusi sanzione e interessi.
Le strade sono sostanzialmente due:
1) Chiedere la rateizzazione e pagare la prima rata trimestrale, inviando contemporaneamente la richiesta di esercizio di autotutela e accompagnare il pagamento con una comunicazione in cui si disconosce il debito e ci si riserva di richiedere il rimborso (la motivazione può essere quella riportata nel comunicato: ““la riliquidazione dell’imposta non è dovuta poiché l’erogazione dell’assegno deve avvenire al netto come è previsto dal regolamento del Fondo di Sostegno al reddito e dalla sentenza della Corte di Cassazione sezione Lavoro n° 18128 del 22 agosto 2014”). Prima del pagamento della seconda rata, è auspicabile un chiarimento o la soluzione del problema.
2) Respingere il pagamento ed avviare una contestazione nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, con contestuale diffida alla banca di provenienza e all’INPS. Questa opposizione legale non blocca automaticamente l’emissione di cartelle esecutive, quindi va ponderata attentamente. Chi deciderà per questa seconda opzione può rivolgersi ad uno studio legale che ha approfondito la tematica. Per ottenere informazioni ed avviare la procedura è necessario collegarsi al sito:
https://www.iacoviello.it/bancari/2021/la-tassazione-dellassegno-desodo/
Nello stesso tempo consigliamo di contattare il nostro sindacato per ottenere tutte le informazioni utili (rischi inclusi).
Se non dovessero arrivare soluzioni positive in tempi brevi, diventerebbe inevitabile il ricorso a mobilitazioni, presidi e iniziative di protesta, in ogni sede opportuna, verso questa vera e propria ingiustizia.
CUB-SALLCA
La CUB-SALLCA sostiene la petizione “NON È COLPA DEL DESTINO” e invita le/gli iscritte/i ed i simpatizzanti a sostenerla.
https://www.change.org/p/sergio-mattarella-non-%C3%A8-colpa-del-destino
Le morti sul lavoro, nella maggioranza dei casi, sono morti evitabili, sarebbe sufficiente applicare le norme esistenti.
Non è colpa del destino” è lo slogan di una petizione, alla quale hanno iniziato ad aderire lavoratori, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, personale delle aziende sanitarie e dell’ispettorato del lavoro, e persone comuni, che chiede al Presidente della Repubblica di sostenere l’idea di una Procura nazionale del lavoro.
Per “fare Prevenzione” abbiamo bisogno di sistemi di prevenzione aziendali, che, a partire dai datori di lavoro, sappiano applicare concretamente le Leggi esistenti. E per “fare Giustizia” abbiamo bisogno di uno Stato capace di fare buone indagini e buoni processi, in tempi ragionevoli.
Sosteniamo la petizione e, con essa, il Disegno di Legge 2052 presentato al Senato della Repubblica.
Dopo il presidio organizzato con successo lo scorso 21 aprile davanti alla sede dello storico edificio che ospitava il Monte di Pietà del Banco di Napoli, proseguono le iniziative per sventarne la privatizzazione.
Avevamo scritto al Ministro della Cultura Dario Franceschini e al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, per chiedere agli enti pubblici di esercitare il diritto di prelazione, qualora Intesa Sanpaolo concretizzasse la vendita a Generazione Vincente.
Dopo il bell’articolo comparso sul Fatto Quotidiano in data 3 maggio, scritto con la consueta passione e competenza dallo storico d’arte Tomasi Montanari (che alleghiamo), si è riunita la Commissione Cultura del Comune di Napoli, invitando in audizione i rappresentanti della CUB Sallca.
Ve ne diamo conto nel Comunicato Stampa allegato. Emerge un consenso trasversale alle forze politiche, a difesa del ruolo pubblico dell’immobile, con proposte di utilizzarlo come polo museale (come propone Montanari), oppure come sede dell’Archivio di Stato (come propone Bassolino).
Intanto si sono mossi anche personaggi noti del mondo dello spettacolo e della cultura, sensibili alle ragioni della storia e dell’arte.
Vi proponiamo gli interventi dell’attore Biagio Izzo e dello scrittore Maurizio De Giovanni, reperibili sul nostro sito facebook: http://www.facebook.com/SALLCACUB
Vi terremo informati sugli ulteriori sviluppi.
CUB-SALLCA
In allegato il nostro volantino di commento all’accordo di integrazione tra Intesa Sanpaolo ed Ubi.
L’accordo non stravolge nulla, tutela nella sostanza i lavoratori con lievi modifiche migliorative e rimanda a tempi successivi le questioni più complesse, relative al welfare e non solo. Il vero dramma è costituito dal caos organizzativo che ha seguito l’integrazione e che investe tuttora la banca nel suo complesso, a partire dalla rete. Un disastro venduto come grande successo…
Contemporaneamente è stato siglato un accordo sul PVR 2021, che merita un ragionamento a parte, vista la grande insoddisfazione dei lavoratori ed il conclamato fallimento di questi sistemi di incentivazione, che tradiscono sempre le attese e si rivelano davvero specchietti per le allodole. L’esiguità degli importi erogati per il PVR 2020, l’abbattimento del 70% dei premi del SET, la riduzione del 28% del sistema incentivante NPL, parlano da soli e persino i sindacati firmatari ammettono che “qualcosa non ha funzionato”. Torneremo in merito presto.
Anche la costituzione della Commissione Politiche Commerciali e Clima Aziendale, e l’accordo sulle pressioni che è stato promesso entro maggio, andrà seguita con attento monitoraggio: il problema è esplosivo e le aspettative dei lavoratori e delle lavoratrici molto elevate. Non sarebbe tollerabile un ennesimo fallimento nel contrastare le pressioni spropositate che investono gli addetti alla vendita, cioè ormai tutti!
Pressioni che non si sono mai fermate nel nostro settore, neanche durante la pandemia e neanche nelle regioni in zona rossa. Come era stato fatto dai sindacati firmatari nella Regione Marche, anche la Cub-Sallca ha inviato nei giorni scorsi una segnalazione alla Prefettura di Roma, per evidenziare comportamenti di banche e di responsabili non in linea con il rispetto della normativa anti-covid.
Per quanto la situazione tenda a migliorare, non vanno mai abbassate le difese e attenuate le precauzioni….
Si è svolto mercoledì 21 u.s. il presidio davanti alla ex-sede del Monte di Pietà a Napoli, un edificio monumentale che appartiene al patrimonio storico della città partenopea. Un’istituzione che risale ad oltre quattro secoli fa, uno scrigno d’arte che Intesa Sanpaolo intende vendere a privati per utilizzi commerciali.
Va ricordato che l’operazione si concretizza dopo che la banca ha venduto, ad una società esterna, tutte le filiali che si occupavano di prestito su pegno sul territorio nazionale, includendo anche gli oltre 60 lavoratori/trici che vi erano addetti/e, i quali hanno saputo dell’operazione dalla lettura dei giornali…
Il presidio ha avuto una partecipazione sorprendente e la nostra iniziativa ha catalizzato l’attenzione di forze politiche, sindacali, associazioni culturali e storiche, che insieme hanno dato una risposta corale a questo attentato al patrimonio artistico del Paese.
SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK (https://www.facebook.com/SALLCACUB)
POTETE TROVARE UN REPORT FOTOGRAFICO ED IL VIDEO GIRATO NELL’OCCASIONE.
Ampio risalto è stato fornito dalla stampa locale e dalle emittenti televisive regionali: per ragioni di spazio alleghiamo solo l’articolo della redazione locale di Repubblica, rappresentativo del punto di vista comune sulla vicenda.
In attesa che gli impegni presi dagli amministratori e dai politici locali si traducano in realtà, abbiamo scritto al Ministro della Cultura Dario Franceschini e al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, perché esercitino il diritto di prelazione, qualora la banca non desista dal suo intendimento di disfarsi del palazzo.
Alleghiamo il testo della lettera e cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto nel costruire la manifestazione e mobilitare l’opinione pubblica.
CUB – SALLCA
Eravamo già intervenuti sui vertici di Intesa Sanpaolo per chiedere di fermarsi nella vendita dello storico palazzo del Monte di Pietà di Napoli.
La vicenda era stata ripresa dalla stampa locale, innescando un vivace dibattito e delibere municipali per sollecitare un intervento degli enti pubblici (Ministero e Regione) per bloccare la privatizzazione di un bene storico unico. La storica cappella che fa parte del Palazzo è un scrigno d’arte e contiene statue del Bernini.
Il potenziale acquirente, la famiglia Amoroso, proprietaria della società di intermediazione di manodopera Generazione Vincente e del Napoli Basket, sembra offrire 8,5 milioni di euro per i muri, ma punta ad almeno 20 milioni di euro da parte di Invitalia (tra contributi a fondo perduto e prestiti senza interessi), per completare il recupero dell’immobile. Resterebbero alla fine, in mani private, un albergo e un ristorante a cinque stelle, per svolgere varie attività lucrative, nel centro della città. Un bel business!
Per sventare la privatizzazione di un bene storico, che è stato preservato persino durante l’insurrezione di Masaniello, resta poco tempo.
Se Intesa Sanpaolo insiste pervicacemente per vendere, chiediamo che le forze politiche e sindacali sensibili, le associazioni culturali ed artistiche, gli intellettuali e tutti coloro che difendono il nostro patrimonio, si mobilitino per la prelazione pubblica del Palazzo, da destinare ad un uso pubblico e gratuito di fruizione culturale.
Invitiamo tutti al presidio statico che si terrà mercoledì 21 aprile alle ore 11 davanti alla sede storica del Monte, in Via San Biagio dei Librai 114, a Napoli.
In allegato il nostro volantino di convocazione della manifestazione
Cominciamo con alcune scadenze tecniche che possono rendersi necessarie per la Dichiarazione dei Redditi.
Dal 6 aprile sul sito del Fondo sono stati resi gradualmente disponibili i riepiloghi dei rimborsi e dei contributi utili per rispettare gli adempimenti fiscali, nel dettaglio:
-
i rimborsi riconosciuti nel 2020 per le spese sanitarie sostenute;
-
i pagamenti effettuati nel 2020 dal Fondo a favore degli enti erogatori per le prestazioni rese in assistenza convenzionata;
-
le quote differite relative all’anno 2020 o precedenti e rimborsate dal Fondo nel 2020;
-
i contributi addebitati in conto ad esodati e pensionati, anche per conto dei familiari, e comunicati dal Fondo all’Agenzia delle Entrate.
Come è noto, il 2020 è stato un anno particolare per il Fondo Sanitario, con un andamento positivo legato alla riduzione delle prestazioni richieste, in conseguenza della pandemia.
I consiglieri elettivi del Fondo hanno richiesto che l’avanzo 2020 non venga riservato a patrimonio, ma venga accantonato a bilancio, per un possibile utilizzo già nel 2021, in previsione di un aumento delle prestazioni precedentemente rinviate. Se le anticipazioni risultano affidabili, gli organi tecnici stanno verificando la fattibilità della scelta, dal punto di vista delle normative contabili e civilistiche. Andrà tutto bene?
Nella lettera che alleghiamo, inviata al Presidente da quasi tutti i consiglieri elettivi (si è defilato solo Demarchi, della Uilca, mentre ha aderito la nostra Paola Cassino), si affrontano varie tematiche, in parte emerse nell’ultima fase di vita del Fondo, in parte presenti da tempo nelle richieste che avanziamo, con insistenza e fermezza, in modo costruttivo, da quando il Fondo è nato.
Si va dai problemi pregressi dell’attività amministrativa, ai nuovi, gravi, ritardi connessi all’aggiornamento anagrafico e alle conseguenze sui conguagli, dalla questione annosa delle convenzioni, alla necessità di fare diventare strutturale la liquidazione immediata della differita (come accaduto nel 2020), dallo snellimento burocratico, alla richiesta di una soluzione definitiva per le riserve bloccate.
Molti temi che noi ripetiamo da sempre sono rimasti fuori: un aumento del contributo aziendale per i lavoratori attivi, che sono calati molto per esodi e pensionamenti; la trasparenza e la pubblicità degli atti degli organi direttivi; il miglioramento delle prestazioni, delle franchigie e dei massimali. Temi che vengono riservati alle “fonti istitutive” e che quindi non possono essere affrontati, né in Cda, né nel dibattito corrente.
Qualcosa però ha cominciato a muoversi e noi auspichiamo che vengano affrontati, man mano, tutti i problemi che si erano accumulati nel tempo. Vi terremo informati di ogni passo in avanti.
CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo
Dopo settimane di attesa, è arrivato il Decreto Legge del Governo sulla questione vaccini nel settore sanitario.
Si tratta di una questione molto delicata, che cerchiamo di affrontare dal particolare punto di vista dei lavoratori, soprattutto di quelli addetti al “settore sanitario”, nel senso ampio del termine. Gradualmente tutti i settori lavorativi dedicati ai “servizi essenziali” (bancari compresi) saranno inclusi, con qualche priorità, nel piano vaccinale. Per ora sembrerebbe prevalere (al di fuori del settore sanitario) un orientamento che salvaguarda la volontarietà, ma è bene comunque affrontare la tematica con la dovuta cautela.
Da un lato, il piano vaccinale sembra la strada più rapida e sicura (l’unica?) per raggiungere al più presto “l’immunità di gregge” e quindi superare finalmente la fase più critica legata all’epidemia, sul piano sanitario e sul piano economico.
Dall’altra esistono legittimi dubbi e perplessità sull’obbligo di sottoporsi al vaccino, soprattutto quando (come in questo caso) è stato autorizzato in tempi molto rapidi, con procedure accelerate e forti incertezze sugli effetti collaterali che si ipotizza potrebbero derivarne. Le forti polemiche degli ultimi tempi e gli enormi interessi che giostrano attorno alla salute, ai farmaci, ai vaccini, aumentano il senso di insicurezza generale.
In attesa di esaminare attentamente il decreto appena sfornato, mettiamo a disposizione degli iscritti un “vademecum” elaborato dalla CUB-Sanità, in collaborazione con Medicina Democratica ed un pool di legali. Il materiale è precedente al varo del Decreto, ma può fornire strumenti di conoscenza utili per affrontare la questione vaccini.
Su questi argomenti così complessi e sensibili, ci sembra un documento equilibrato e condivisibile, capace di chiarire i principali dubbi, a partire dalle questioni più elementari.
Tuttavia riteniamo di particolare importanza ascoltare anche il parere di chi la vede diversamente, per cui invitiamo, su un tema di così grande momento, a scriverci commenti, critiche, suggerimenti e proposte.
La segreteria CUB SALLCA
Nei giorni scorsi è trapelata sui giornali la notizia che Intesa Sanpaolo si appresterebbe a vendere la storica sede del Monte di Pietà di Napoli.
Dal 2017 lo storico edificio che ospitava il Monte è stato messo sul mercato, ma la cifra inizialmente richiesta (10 milioni di euro) non aveva riscontrato dimostrazioni d’interesse.
Ora che la richiesta è scesa di molto (si parla di 3 milioni di euro) si palesa il rischio di una rapida conclusione della trattativa con una società privata, con esiti discutibili.
Abbiamo scritto ai vertici aziendali per chiedere di rinunciare alla vendita e destinare il bene ad una fruizione pubblica e gratuita in ambito culturale.
La vicenda è stata ripresa dalla stampa locale ed è stata anche lanciata una petizione pubblica per “fare massa”. Invitiamo tutti ad unirsi al nostro appello firmando qui:
LA NOSTRA LETTERA AI VERTICI AZIENDALI
Abbiamo scritto il documento allegato ai vertici aziendali e alle funzioni di Tutela Aziendale, nonché al Codice Etico, per segnalare le persistenti problematiche nella gestione dell’emergenza covid nelle filiali. In particolare abbiamo denunciato, non solo le carenze delle misure per evitare assembramenti, ma alcune scelte aziendali che finiscono per favorirli anziché ridurli.
Nello stesso tempo, abbiamo avuto modo di apprendere da un comunicato di Unisin che una società di consulenza, Expense Reduction Analysts, ha stimato in 10.000 euro il risparmio delle aziende per ogni lavoratore in smart working. Non sappiamo se il calcolo è corretto, ma, ad occhio, i risparmi dovrebbero essere sufficienti ad Intesa Sanpaolo per pagare il buono pasto a tutti i lavoratori e le lavoratrici in smart working e garantire lo steward a tutte le filiali che ne hanno necessità.
TESTO DELLA MAIL INVIATA A VERTICI AZIENDALI,
FUNZIONI DI TUTELA AZIENDALE E CODICE ETICO (19/3/2021)
Oggetto: gestione emergenza covid nella rete filiali
Di fronte all’aumento di “zone rosse” per l’emergenza covid, torniamo a segnalare i perduranti elementi di criticità, a partire dagli ingressi delle filiali. Un fenomeno destinato ad accentuarsi con i prossimi accorpamenti di filiali, che farà aumentare il numero di clienti che convergerà su filiali sempre più concentrate
La presenza di steward davanti alle filiali si è sempre più ridotta e, leggendo i resoconti delle comunicazioni aziendali ai sindacati firmatari, vengono addotte incredibili ragioni economiche. Da colloqui effettuati con i lavoratori saltuariamente presenti ai nostri ingressi, risulterebbe che gli stessi vengono pagati, dalle società cui si rivolge Intesa Sanpaolo, 5 euro all’ora!!
Ma se davvero le ragioni fossero economiche, verrebbe confermato che l’attribuzione della carica di Datore di Lavoro è meramente figurativa: il potere di spesa resta in capo all’Amministratore Delegato ed a lui ci rivolgiamo, insieme al Responsabile della Banca dei Territori.
Infatti, oltre a mantenere un adeguato presidio degli ingressi alle filiali garantendo la presenza di tutti gli steward necessari, servirebbe un comportamento responsabile da parte di tutti per evitare assembramenti e code.
Sarebbe quindi necessario aprire, laddove ancora esistenti, tutte le postazioni di cassa disponibili, garantire un’accoglienza adeguata, rispondere ad esigenze occasionali dei clienti (carte smagnetizzate, app non funzionanti, ecc.) dedicando a queste funzioni le risorse necessarie, anziché monopolizzarle ai soli fini delle attività commerciali.
Bisognerebbe anche evitare ogni iniziativa che provochi flussi spontanei, aggiuntivi a quelli consueti, di clientela. Ci riferiamo, in particolare, all’insensata partenza, in una fase in cui vengono riproposte chiusure delle attività per la vicenda covid, della sostituzione delle carte bancomat.
Certamente le lettere che avvisavano delle scadenze anticipate sono state recapitate a settembre del 2020, ma non è detto che tutti se ne ricordino 5 o 6 mesi dopo. Ed in teoria i gestori avrebbero dovuto farsene carico, ma tra telefonate, appuntamenti, campagne da lavorare, riunioni continue (ed inutili, per sentirsi dire sempre le stesse cose), pressioni martellanti, non avanza il tempo per tutto. Ed i clienti arrivano, piuttosto seccati.
Aggiungiamo anche la nuova ondata di scuole chiuse e di problemi di gestione dei figli a casa e ci pare che ciò basti per chiedere che si sospenda immediatamente la campagna in corso di sostituzione delle carte bancomat: fino a quando resterà in piedi l’emergenza le si sostituiscano alla scadenza naturale!
E si intervenga anche per ridurre i tempi di certe operazioni alle casse. Abbiamo già scritto della marea di bonifici in contanti (prevalentemente di GI Group) da pagare a giovani tutti in possesso di un iban.
Da alcuni giorni abbiamo scoperto la nuova sorpresa di dover censire anche chi viene a pagare piccole somme in contanti. Non sappiamo se la trovata derivi da disposizioni governative o da qualche geniale trovata dei nostri vertici. Resta il fatto che, nell’attuale contesto, non è concepibile dover perdere tempo a censire il malcapitato cliente che deve pagare un ticket sanitario da 20 euro in contanti (magari ha pure aspettato mesi per prenotare la visita). E non si dica che lo si deve accompagnare al bancomat, perché se il pagamento riguarda la prestazione per un parente, in assenza del tesserino sanitario dello stesso non si può procedere.
E’ inoltre incredibile che in questa situazione si aggiunga anche la vicenda delle telefonate inevase. A parte eventuali risvolti legali di questa iniziativa, di cui già altri si stanno occupando, è evidente come non venga tenuto in nessun conto lo stato di carenza di organico nelle filiali, accentuato dal contesto attuale, e le numerose e continue priorità sollecitate, che sommandosi tutte insieme diventano ingestibili.
Infine riceviamo numerose segnalazioni di responsabili di filiali in “zona rossa” che continuano imperterriti a chiedere di fissare appuntamenti per proposte commerciali. D’altronde appare inverosimile che, laddove viene chiesto ai cittadini di non uscire di casa, si chieda ai gestori di collocare le Obbligazioni Mediobanca in dollari per la cui sottoscrizione si rende necessaria la presenza fisica del cliente.
Non a caso scriviamo questa mail anche al Codice Etico, che dovrebbe essere il custode del rispetto delle esigenze di tutti gli “stakeholders”: non è necessaria la conoscenza delle lingue straniere per verificare che le cose che abbiamo elencato non sono rispettose della dignità delle persone, si tratti dei lavoratori o dei clienti.
Nell’attuale fase emergenziale tutti devono fare la loro parte, sapendo che ogni decisione ha delle conseguenze e che serve senso di responsabilità, dando la priorità al buon funzionamento delle cose e non all’inseguimento dei budget!
Per finire, ci auguriamo che la vicenda del plexiglass possa arrivare finalmente a termine. E’ da un anno che, sia noi, sia i sindacati firmatari, ne chiediamo l’adozione per tutti. C’è voluta forse l’acquisizione di Ubi e la scoperta che nelle loro filiali ne erano dotate tutte le postazioni per decidersi? Ora si provveda a recuperare il tempo perso.
Segreteria Nazionale Cub Sallca
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo