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Come commentammo già in occasione della fusione tra Intesa e SanpaoloImi, la programmata maxifusione tra Unicredito e Capitalia si inserisce nel percorso di operazioni di accorpamento avviato dal 1990, dopo la privatizzazione delle banche pubbliche, oggi accelerato dopo l'arrivo di Draghi come governatore di Banca d'Italia.

I plausi di gran parte del mondo politico, per la nascita di un nuovo "campione del credito", sembrano celare la realtà dell'ennesima aggregazione imposta più da logiche di speculazione finanziaria che da progetti di crescita di lungo respiro.

Sullo sfondo si intravede la lotta tra grandi gruppi finanziari, nazionali e non, per acquisire nuove fette di potere e non è difficile vedere come alla fine di queste operazioni sia in gioco anche il controllo di Mediobanca e Generali.

Stupiscono, poi, le valutazioni di alcuni commentatori che vedono in queste operazioni un possibile miglioramento per l'utenza bancaria.
Privatizzazioni prima, fusioni poi, si sono concretizzate spesso in scambi di pacchetti azionari tra banche e, lungi dal produrre la modernizzazione e una maggior efficienza del settore, hanno trasformato le banche in supermarket per la vendita dei prodotti finanziari "della casa", con scarso rispetto delle esigenze della clientela e della professionalità dei lavoratori.

In questi processi i lavoratori restano soggetti muti, quando addirittura non considerati come oggetti, come successo per le filiali che vengono vendute, in blocco con il personale, anche per effetto di cessioni imposte dall'Antitrust.

Anche in quest'occasione il sindacato di base sarà pronto a mobilitarsi per la tutela dei diritti dei lavoratori e dell'occupazione nel settore.

 

 

 

 

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Credito e Assicurazioni

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