Si avvicina il momento della scelta degli acquirenti delle filiali cedute per le disposizioni dell'Antitrust.
Si ripete la vergogna dei lavoratori venduti all'asta con muri, mobili ed attrezzature.
E' necessario reagire a questa situazione, creando una rete di collegamento tra i lavoratori coinvolti e valutando le possibili azioni di resistenza.
La Cub-Sallca sta già affrontando la vicenda delle cessioni che hanno coinvolto le filiali di Intesa Sanpaolo.
Le azioni da mettere in campo sono di tipo legale e sindacale.
Riguardo il primo punto, intendiamo riproporre le cause, per contestare la cessione, già tentate nel passato da alcuni lavoratori di Banca di Roma con alterne fortune (vinto il ricorso d'urgenza ex art. 700, perso il primo grado ordinario, è in corso il secondo grado); come si vede, siamo ancora lontani da un pronunciamento definitivo da parte della magistratura sulla questione.
Riteniamo vada contestata la nozione di cessione di ramo d'azienda, perché una singola filiale non ha l'autonomia funzionale prevista dalla normativa.

La strada giudiziaria, per sua natura, è però incerta, per cui è necessario mettere in campo un'azione di lotta sindacale, che punti a raggiungere alcuni obiettivi, che avevamo  riassunto nella seguente piattaforma.

  • Affermare, in via prioritaria, il principio che la cessione dei lavoratori debba essere volontaria ed incentivata, estendendo a tutti i lavoratori le garanzie già previste per i dirigenti sindacali dall'accordo con l'Abi dell' 11 luglio 2007.

Per chi accetta la cessione devono essere previste le seguenti garanzie:

  • Possibilità di esercitare per almeno 10 anni la facoltà di rientro nell'azienda cedente in caso di eventi pregiudizievoli per l'occupazione come cessioni successive, crisi, dismissioni di sportelli etc.
  • Mantenimento di tutte le condizioni economiche e normative in essere, tenendo conto di automatismi, percorsi di carriera , diritti in essere e in corso di maturazione.
  • Possibilità di scelta delle forme di previdenza integrativa e di tutela sanitaria tra quelle dell'azienda di origine e quelle  della nuova azienda, conservando comunque i  livelli di contribuzione migliori.
  • Normativa con forti tutele in materia di mobilità.                                                                                

Va inoltre previsto un percorso democratico con un reale coinvolgimento dei colleghi interessati nella stesura della piattaforma ed una costante e puntuale informativa sulla trattativa in corso.

Le esperienze passate ci dicono che i sindacati concertativi si sono sempre guardati dal coinvolgere i lavoratori in un percorso di reale confronto democratico e rivendicativo; gli accordi conclusi negli ultimi tempi non hanno mai previsto volontarietà, incentivi, garanzie sull'occupazione e sulla mobilità.

Addirittura, nel caso Intesa-Carige (tra i possibili acquirenti anche di Unicredit), i sindacati omologati non sono riusciti ad ottenere nemmeno il mantenimento delle condizioni salariali in essere (come, peraltro, già accaduto anche nelle cessioni di Capitalia Solutions e di Capitalia Informatica alle controllate di Unicredit).

Per quanto attiene la pensione complementare degli ex CRR, diffidiamo i sindacalisti-tappetino a firmare accordi simili a quelli siglati per EDS, Unipol, Carim e Carige:  l'accordo dovrà prevedere il trasferimento delle posizioni individuali, come accadde per l'Antonveneta;  la CUB-SALLCA ed il Comitato per la tutela degli iscritti al Fondo Pensioni della Cassa di Risparmio di Roma vigileranno !

L'esperienza ci dice che, se si lascia l'iniziativa ai soli sindacati concertativi e non si riesce a creare un coordinamento stabile tra i lavoratori, veniamo isolati e sempre sconfitti: reagire si può ed il sindacato di base si mette a disposizione per tutte le iniziative rivendicative che verranno ritenute opportune.

Per contatti: 3357921732

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Gruppo Unicredito

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