Roberta B. di Carige: il caso si può considerare chiuso … positivamente senza penalizzazioni per il salario nè rischio del posto di lavoro.
Roberta è rientrata dalla malattia al suo posto di lavoro ed è in attesa degli ausili necessari, che sembra arriveranno al più presto, o comunque di un attività più adeguata.


Il sindacato dei bancari della CUB ringrazia quanti si sono dati da fare per contribuire alla soluzione positiva del caso. All'inizio abbiamo tentato direttamente, senza scomodare altri, di ottenere le rassicurazioni dalla direzione e dalla Fondazione Carige purtroppo senza esito. Nel frattempo abbiamo lanciato richieste di intervento e solidarietà a tutti, comprese le 9 sigle sindacali trattanti del settore, molte associazioni disabili, istituzioni e rappresentanti istituzionali. Abbiamo chiesto anche l'intervento della Pastorale del Lavoro di Milano.
Hanno risposto pubblicamente la sottosegretaria alle pari opportunità Donatella Linguiti , Gloria Stea Carboni della Lega per la Emancipazione degli Handicappati e Pietro Maestri consigliere provinciale di Milano. Sono molti i media che ne hanno parlato (Ansa , Il giorno, Liberazione, Cronaca qui , Il Secolo XIX , La Stampa , Il Corriere Mercantile , Metro di Genova , La Repubblica , Telenova, Rai 3 Liguria e Anno Zero e ci scusiamo se dimentichiamo qualcuno).

I volantini e i comunicati in azienda hanno evidenziato tra i/le colleghi/e solidarietà e stupore di fronte alle resistenze della direzione ed al lasciare nella incertezza Roberta. L'atteggiamento positivo tra i/le dipendenti crediamo abbia contribuito non poco a risolvere la situazione. Sono state diverse le telefonate e le e mail che hanno dato suggerimenti come la cassa di solidarietà. Utili anche i commenti al primo articolo del Secolo XIX sul sito web, nei quali cittadini si dichiaravano pronti, di fronte ad un atteggiamento duro di Carige, a mettere in discussione il loro rapporto anche attraverso lo spostamento del conto o altro. Il sindacato CUB ricorda che Roberta (che non era licenziata, come erroneamente ha scritto e detto qualche testata), avendo subito 4 operazioni in 14 mesi, aveva usufruito di tutto il periodo di malattia previsto dal contratto (cosiddetto comporto e cioè mantenimento del posto di lavoro). E' quindi rientrata al lavoro dalla lunga malattia. Lei per evitare di perdere il posto di lavoro ha chiesto gli 8 mesi di aspettativa non retribuita spettanti per contratto. Non si chiedeva alla Direzione né di dargli una mano a fare le pratiche di invalidità né di garantirgli il salario solo per le terapie, ma di assicurargli che si potesse curare senza penalizzazioni salariali e senza rischiare fra otto mesi il licenziamento.

Il sindacato CUB invita tutti/e a considerare le difficoltà vissute da Roberta e trarre comunque qualche insegnamento positivo: il contratto bello o brutto è una base di partenza, sono i diritti minimi. Non è detto che lo si debba applicare solo in modo formale. Tutti possono contribuire a migliorare i contratti e anzi dovrebbe essere l'abc del fare sindacato. Per quel che riguarda il sindacato CUB intendiamo continuare su questa strada.

Siamo coscienti che altri casi come quelli di Roberta sono presenti e che si scaricano sulla gestione individuale e interna alla famiglia problemi che derivano da peggioramenti contrattuali, che mettono in discussione il posto di lavoro per i malati e ciò non è un buon segno di civiltà.

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