Il neopresidente del Consiglio, Mario Monti, si è molto offeso perché qualcuno lo ha accusato di essere legato ai poteri forti. Ammettiamo che questo orribile sospetto ha sfiorato anche noi e tutto questo perché il suo curriculum qualche cattivo pensiero ce lo fa venire. Tra le altre cose Mario Monti è:

  • Responsabile per l'Europa della Commissione Trilaterale, un'organizzazione molto esclusiva fondata da David Rockfeller e che pensa che la democrazia funzioni meglio con un certo livello di apatia delle masse.
  • Membro permanente del comitato direttivo del Club Bildenberg, altro circolo esclusivo, che si riunisce una volta all'anno con obbligo di riservatezza, per i suoi membri, su quanto viene detto nelle riunioni (ufficialmente per permettere a tutti di esprimersi "liberamente)".
  • Membro dell'Aspen Institute, centro di pensiero dedito ad elaborare proposte ed analisi per  l'elite dominante bipartisan, il cui presidente italiano è Tremonti.

Tutte queste organizzazioni raccolgono gli esponenti di punta del mondo politico e finanziario internazionale e di esse fa parte anche Mario Draghi, neopresidente della BCE e padre delle privatizzazioni italiane.

E' indubbio che in questi circoli esclusivi ci si deve comportare in modo impeccabile (niente bunga bunga…), ma è altrettanto indubbio che non si tratti di bocciofile dove si fanno quattro chiacchiere tra amici. Nelle riunioni di queste organizzazioni si concordano piani ed iniziative che vengono poi tradotti in pratica.

Ed allora va aggiunto che Mario Monti è anche, casualmente, consulente di Goldman Sachs, banca statunitense che, secondo Milano Finanza, dopo le dimissioni di Berlusconi, avrebbe speculato facendo alzare lo spread sui titoli di stato italiani. Casualmente, prima di diventare Governatore di Banca d'Italia, Mario Draghi era vicepresidente di Goldman Sachs per l'Europa. Se questi sono i presupposti è difficile ipotizzare che il nuovo governo possa prendere provvedimenti ispirati ad "equità".

Una delle prime manovre annunciate dal governo riguarda le pensioni con un passaggio accelerato al sistema contributivo. Ci voleva davvero un'"esperta" come Elsa Fornero per avere un'idea così brillante che non fa altro che anticipare alcuni contenuti dell'indecente riforma introdotta da Dini…

Giova ricordare che nel 1995 fu un governo tecnico (ma guarda) a far digerire una riforma che solo l'anno prima aveva sollevato forti manifestazioni contro le ipotesi proposte da Berlusconi. Dini, passato dal governo di "destra" al governo tecnico sostenuto da "centrosinistra" e Lega Nord, la fece da furbo, distinguendo tra chi aveva già 18 anni di contributi (che manteneva il più conveniente sistema retributivo), chi ne aveva di meno (e avrebbe avuto il sistema misto) e chi doveva ancora entrare nel mondo del lavoro e si sarebbe beccato l'applicazione integrale del sistema contributivo. Riuscì a dividere i lavoratori ed a fare passare la manovra.

L'importanza di questa "riforma" venne accresciuta dall'abbinamento con il Pacchetto Treu (dal nome dell'ex-consulente Cisl e attuale senatore del PD), presentato sempre nel 1995 ed approvato in via definitiva due anni dopo, che segna l'introduzione massiccia di contratti di lavoro atipici che fanno esplodere il precariato. Oggi la disoccupazione giovanile resta al 30%, ma un neo-laureato italiano guadagna solo il 56% di un laureato anziano, contro una media Ocse dell'84%. Perché le due riforme sono legate?

Perché con i contratti atipici vi è un netto calo dell'afflusso di contributi previdenziali che determina la rottura del meccanismo di solidarietà generazionale su cui poggiava il nostro sistema pensionistico: chi lavora paga i contributi per chi è in pensione. Se chi lavora è precario rischiano di venire a mancare i contributi per reggere il sistema. Il sistema contributivo sana l'anomalia: ognuno prenderà solo quello che ha versato.

Anziché intervenire sul problema del precariato, oggi il governo Monti opera la scelta opposta: anticipo del sistema contributivo per tutti e così, 16 anni dopo la Riforma Dini, il cerchio si chiude, con una scelta destinata ad impoverire i futuri pensionati perché il sistema contributivo è molto meno conveniente.

Che dire poi della nomina di Corrado Passera a Ministro dello Sviluppo (sic!) e Infrastrutture? Tutti i lavoratori che hanno beneficiato delle sue "cure" esprimono entusiasmo: Olivetti, (pesantemente ristrutturata), Poste Italiane (20.000 tagli in 4 anni), Intesa BCI (oltre 5.000 esuberi), Intesa Sanpaolo (riduzione di organici per oltre 10.000 unità). Decisamente Passera ha tutte le carte in regola per assicurare lo "sviluppo".

Conosciamo già l'obiezioni: la situazione è difficile, è facile criticare, ma voi cosa proponete?

Nel recente sciopero di Cub e Cobas, tra le varie rivendicazioni vi era la patrimoniale sulle grandi ricchezze. Le cifre parlano chiaro: il 10% della popolazione detiene il 55% della ricchezza. Stiamo parlando di circa 5.000 miliardi di Euro: una tassa dell'1% sui grandi patrimoni (mobiliari, immobiliari e beni di lusso) porterebbe ad entrate per 50 miliardi, una Finanziaria pesante già pronta.

Non è retorico, inoltre, parlare di grande evasione ed elusione fiscale. Se si vuole (ripetiamo, se si vuole) si possono colpire. Ci sono gli strumenti e ci sono storie conosciute, come quella che abbiamo raccontato (nel caso guardate il nostro sito) su Banco Desio e sulle complicità che continuano a coprire questo episodio (a partire dalla Banca d'Italia di Draghi, che si era detta incompetente), che dimostrano che il problema è di volontà politica. Un'azione seria su questo versante, oltre ad essere equa, porterebbe a recuperare decine di miliardi.

Anche un recente appello di economisti (tutti docenti e ricercatori universitari, per dire che i "professori" non sono tali solo quando fa comodo e non stanno tutti solo da una parte), del tutto moderato e ragionevole, riprende queste ipotesi, accanto a richieste più "tecniche" che puntano ad un comportamento diverso da parte di BCE ed istituzioni europee (acquisto diretto di titoli di stato, emissione di bond europei ed in generale una linea di politica economica che punti allo sviluppo e non ai tagli). Anche loro sono contrari all'autentica follia del pareggio di bilancio inserito nella Costituzione.

Le scelte di politica economica non sono mai "tecniche" sono politiche: è necessario che i lavoratori capiscano che occorre bloccare un governo che non è espressione solo dei "poteri forti", ma emanazione di speculatori ed affaristi che cercano di taglieggiare e ricattare gli stati.

Né Tremonti né Monti ci faranno sconti,

ma noi non ci stiamo a finire sotto i ponti…

 

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Credito e Assicurazioni

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