Francesco Micheli, in un  articolo del 4 luglio sul Sole 24 Ore che molti avranno visto, minacciava il ricorso a licenziamenti (individuali e collettivi) a fronte del ritardo del governo nell'emanare il decreto per attuare l'accordo sul Fondo Esuberi firmato a luglio 2011.
Tralasciamo in questa sede l'ennesima dimostrazione di indifferenza di questo governo verso i problemi sociali e del lavoro. Il punto è che, da tempo, i signori banchieri chiedono ai bancari sacrifici ed ora persino di poter licenziare, ma quale legittimità hanno questi signori per chiedere sacrifici agli altri?

Micheli, ad esempio, è un passo avanti visto che non ha avuto ancora guai con la magistratura, ma in tempi di sacrifici ha un curriculum di tutto riguardo. "Licenziato" (con ricca liquidazione) da Intesa Sanpaolo all'inizio del 2010 è rientrato in azienda come "senior advisor" dell'A.D. Passera (una ricca consulenza!!) è stato da poco nominato vice presidente dell'Abi e prima ancora presidente del comitato affari sindacali con delega alle trattative per il rinnovo del CCNL (e che rinnovo!).
Al suo fianco come presidente dell'Abi c'era e c'è l'ineffabile Giuseppe Mussari (quello che ha invitato i suoi pari a devolvere il 4% per il Fondo Assunzioni), che ha subito una perquisizione per l'indagine sui fondi di MPS per acquisire Antonveneta ed è stato rinviato a giudizio per concorso in falso ideologico e turbativa d'asta nella vicenda dell'ampliamento dell'Aeroporto di Ampugnano.
Per risollevare le triste sorti di MPS è stato chiamato un manager dalle referenze cristalline come Alessandro Profumo, reduce dai disastri di Unicredit e indagato per evasione fiscale, stesso reato per il quale è indagato Corrado Passera, fresco ministro del governo che dovrebbe risanare il paese. Interessante il fatto che Profumo e Passera siano entrambi enfant prodige di McKinsey:  forse cominciamo a capire a cosa servono le società di consulenza…

L'elenco delle performances dei nostri top manager continua con l'arresto di Massimo Ponzellini, ex presidente di BPM, indagato per vari reati (principalmente tangenti su finanziamenti concessi a clan criminali).

Va osservato che i casi  di MPS e BPM chiamano anche in causa le pratiche concertative dei sindacati aziendali. Per MPS rimandiamo ad una puntata di Report che aveva messo in luce l'intreccio di interessi imprenditoriali, politici e sindacali della banca. Per BPM ricordiamo che lo avevamo citato come esempio negativo ai tempi del rinnovo contrattuale per contrastare le velleità dei sindacati concertativi di entrare nei CdA.
Naturalmente queste "marachelle" (in alcuni casi ancora da dimostrare in attesa di sentenze passate in giudicato, siamo garantisti) sono poca roba a confronto dei comportamenti criminali di Barclays o di altre banche nordamericane, ma resta il fatto che chi ha condotto così brillantemente le banche italiane non ha titolo, né morale, né qualità manageriali, per ipotizzare licenziamenti. Proprio la loro levatura morale, però, ci fa pensare che potrebbero davvero usare tutti gli strumenti per mantenersi a galla.

Se l'uscita di Micheli sul Sole 24 Ore, cui facevamo riferimento, sembrava essere più una forma di pressione sul governo per ottenere il decreto sul Fondo Esuberi, l'audizione in Parlamento sulla Riforma del Lavoro offre elementi ben più inquietanti.  Micheli si è lagnato delle incertezze che ancora regnano rispetto alla manomissione dell'art. 18 operata dal governo, sollevando il problema che ancora non gli è chiaro se può dare il via libera a licenziamenti individuali e collettivi per ragioni economiche.
Le sue perplessità ci consentono ancora un minimo appiglio di speranza e ci inducono a ribadire quanto più volte affermato: a fronte di provvedimenti disciplinari evitate il fai da te e chiamateci subito prima che vengano fatti danni difficilmente riparabili. La Cub-Sallca è pienamente legittimata a seguire il lavoratore colpito da procedura disciplinare e ad accompagnarlo nel colloquio giustificativo, anzi riteniamo di essere in grado di farlo anche meglio di altri e di avere il supporto di eccellenti legali.

Per finire, restiamo in tema aggiornandovi sulla vicenda, da noi denunciata, del giovane bancario Enrico Ceci, licenziato da Banco Desio dopo che aveva segnalato ai suoi superiori clamorosi episodi di evasione fiscale e aggiramento delle norme antiriciclaggio.
In primo grado Enrico Ceci ha perso la causa di lavoro e ciò è avvenuto a Parma, dove la Procura è sotto indagine ispettiva da parte del Ministero di Giustizia.
Al Banco Desio invece è terminata da alcuni mesi l'ispezione di Banca d'Italia, i cui risultati hanno dato pienamente ragione al nostro iscritto riscontrando diverse carenze strutturali nei sistemi antiriciclaggio. Ricordiamo inoltre che numerosi dirigenti di Banco Desio Lazio sono stati rinviati a giudizio per associazione a delinquere finalizzata ad esportazione illegale di capitali all'estero ed altri manager del gruppo, tra cui il presidente dell'istituto, sono tuttora sotto inchiesta. L'A.D. Nereo Dacci è stato costretto a dimettersi.

Domanda: ma i sindacati aziendali di Banco Desio non si erano mai accorti di nulla? E perché oggi che il marcio sta finalmente uscendo non sono al fianco del giovane Enrico Ceci?

Da tutte le vicende che abbiamo raccontato emerge l'insostenibilità di un sistema basato su banchieri al limite della legalità e sindacati compiacenti. Questa è la concertazione in banca, che oggi i sindacati asserviti vorrebbero far rivivere, mentre i banchieri vorrebbero uscire dalla crisi facendone pagare i costi ai lavoratori.

E' necessario reagire all'arroganza di banchieri impresentabili costruendo una vera alternativa sindacale, per difendere i nostri diritti e far pagare i danni a chi li ha creati.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Credito e Assicurazioni

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