SE I LAVORATORI NON NE SONO RESPONSABILI
PERCHE' DEVONO PAGARNE LE CONSEGUENZE?

Di questa vicenda si occupano da mesi in molti, ma quasi tutti sembrano essersi dimenticati le responsabilità di chi ha condotto la banca a questo punto e l'assenza, ad oggi, di risultati e cambiamenti apprezzabili nell'operato del nuovo management.

Stiamo parlando di una banca dalla storia gloriosa e plurisecolare devastata negli ultimi anni  da un gruppo dirigente che ora sta passando al vaglio della Magistratura e che annoverava tra i suoi esponenti quello che è stato il più giovane presidente dell'Abi e per ben due mandati.

Nel gruppo dirigente attuale, invece,  spicca Alessandro Profumo, chiamato al capezzale del Monte non si capisce per quali meriti, visto che è stato cortesemente messo alla porta dal gruppo Unicredit per le sue performances non proprio indimenticabili.

Un gruppo dirigente che sostiene di poter rimettere le cose a posto dichiarando 8.000 esuberi (chissà quanto hanno studiato per proporre una scelta così originale e geniale), esternalizzando 1.066 lavoratori e insistendo su politiche commerciali aggressive con il supporto di incentivi individuali ai più "bravi venditori", introdotti grazie ad un accordo firmato con sindacati al servizio dei manager e non dei lavoratori.

E' questa la strada giusta?

Noi diciamo decisamente di no e indichiamo una strada  diversa nell'interesse dei lavoratori, dei clienti, del territorio, del paese e della stessa azienda.

Un percorso che consenta alla Banca  di recuperare un rapporto di fiducia corretto e trasparente con i clienti, di essere un riferimento forte per i territori di radicamento e che sappia valorizzare e non umiliare i dipendenti,  mantenendo l'unità del processo produttivo.

Un simile modello di banca (l'esatto opposto di quello che si è affermato con i processi di privatizzazione) richiede necessariamente l'intervento dello Stato, ma non nell'ottica della consueta pubblicizzazione delle perdite private messe a carico della collettività.

La nazionalizzazione si impone come strumento per far uscire BMPS dal suo stato agonizzante e per procedere con un modello di banca al servizio del paese che richiede un management proveniente dall'interno, che conosce il lavoro di un'azienda di credito, e non il solito codazzo di consulenti e manager reclutati nelle famigerate società di consulenza McKinsey e Accenture.

Chiediamo a tutti di misurarsi su questo percorso, anche ai sindacati firmatari, alle istituzioni politiche (che non possono interessarsi della banca solo quando servono favori e posti per gli amici), alle autorità di vigilanza, ma chiediamo soprattutto ai lavoratori di sostenere questo programma, che rappresenta l'unica, concreta, via d'uscita dalla crisi senza fine di MPS.

 

Per contatti: 338 8670342

 

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Gruppo BMPS

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