Da Segreteria Nazionale Cub-Sallca

Il contenzioso legale tra i lavoratori e le aziende è in crescita costante, così come i provvedimenti disciplinari che vengono comminati nei confronti di chi sbaglia, il più delle volte in buona fede, spesso per semplice ignoranza delle normative vigenti. La carenza di formazione e le difficoltà di affiancamento possono tradursi in errori operativi e in questi casi il rischio è che l'azienda faccia scattare sanzioni. Il lavoratore si trova così a pagare per responsabilità che andrebbero invece imputate alla mediocrità della gestione aziendale.


Verso la fine del 2012 demmo notizia, attraverso un volantino, del successo "legale" ottenuto da un collega del Banco di Napoli che, licenziato nel 2010, era stato reintegrato dal Giudice del Tribunale di Napoli che aveva considerato illegittimo il provvedimento.

Il collega in questione si era reso responsabile di avere, di fatto, ossequiosamente obbedito al volere ed alle cattive abitudini avallate da tre successivi direttori della filiale in cui operava, richiamando effetti presso il notaio senza la necessaria provvista sui conti del debitore. Con calma, quando gli faceva comodo, il debitore andava in filiale e pagava gli effetti. Ad un certo punto non pagò più e la banca si trovò esposta per diverse decine di migliaia di euro. Gli effetti erano senza obbligo di regresso, per cui la banca li ha restituiti insoluti, senza subire alcun danno economico, solo poco prima del licenziamento.

Il collega, male assistito da uno dei sindacati firmatari di contratto, fu prima sospeso per sette mesi e poi licenziato.

Si rivolse alla nostra struttura napoletana e, grazie soprattutto ad una eccellente assistenza legale, impugnò il licenziamento, ottenendo il reintegro.

Contro quella sentenza il Banco di Napoli ricorse in appello.

Il 10 gennaio 2014 il Tribunale di Napoli ha rigettato l'appello ed il collega ha, finalmente e definitivamente, raggiunto la meritata serenità dopo anni di tormento.

Un secco uno-due che ha messo al tappeto la banca, la sua ostinazione, la sua cattiveria.

Non è il primo e non sarà l'ultimo caso di una sorta di "prassi" seguita dall'azienda. Viene citata nelle vertenze, perde e presenta appello. Tanto gli studi legali cui si rivolge  sono oggetto di veri e propri "appalti", una causa in più o una in meno non fa differenza. La differenza sta nel fatto che, nel frattempo, i lavoratori devono avere il coraggio, la pazienza, la determinazione di entrare in conflitto con il padrone, sborsare soldi per l'assistenza legale, soffrire in attesa del giudizio, vivere una condizione psicologica pesante (il collega in questione non disse nulla in famiglia e, durante i 7 mesi di sospensione, usciva regolarmente al mattino da casa come se si recasse in ufficio e faceva ritorno al tramonto…….).

Negli ultimi mesi stiamo assistendo alla proliferazione incontrollata di provvedimenti disciplinari a carico di lavoratori di tutto il Gruppo Intesa Sanpaolo, con particolare concentrazione in alcune Aree. Qui sembra delinearsi una strategica mania di persecuzione, di cattiveria gratuita che, spesso, viene sconfessata dai vari giudici dei vari tribunali a cui si rivolgono i lavoratori più coraggiosi ed ostinati.

E' proprio per questo motivo che diamo sempre la massima pubblicità a questi "successi". I lavoratori tutti devono sapere che la banca non è infallibile, ma "ci prova", a rischio di sbagliare. Quando si hanno dubbi su comportamenti aziendali, quando si subiscono provvedimenti disciplinari, quando i colleghi soffrono una condizione di subordinazione anche psicologica nei confronti dei superiori, sappiano che li possiamo assistere sindacalmente  e legalmente e che, abbastanza spesso, vinciamo!!!

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Gruppo Intesa Sanpaolo

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