Si è conclusa nel modo peggiore la vicenda del fondo esuberi.
L'accordo è un capolavoro d'ipocrisia scritto in sindacalese stretto.
Quello che emerge è che l'azienda aveva bisogno di conseguire il previsto risparmio di 425 milioni di Euro e l'ha ottenuto. Nonostante le richieste di accesso al fondo superassero il numero di "esuberi" dichiarati, l'azienda voleva che una platea ben definita di lavoratori se ne andasse (quella di chi aveva maturato il diritto alla pensione) e quella se ne andrà: l'accordo prevede, di fatto, l'obbligatorietà dell'esodo. Entro il 30 settembre i lavoratori che accetteranno consensualmente l'uscita avranno un'annualità a titolo d'incentivo. Dopo quella data "cesseranno" comunque dal servizio. Tradotto: saranno licenziati.

Molti lavoratori si sono stupiti che, in questa banca sull'orlo di una crisi di nervi, ci fossero degli "irriducibili" che non volessero andarsene. Noi riteniamo che nessuno possa entrare nel merito delle scelte individuali, tanto più che non esiste un'emergenza occupazionale, come i lavoratori ben sanno, vista la carenza cronica di organico.
Quest'accordo sancisce il principio dell'obbligatorietà e crea un pericoloso precedente che potrà avere nefaste conseguenze in futuro.

Per gli altri lavoratori che accederanno al fondo esuberi, con precedenza a quelli che avevano già firmato la "domanda irrevocabile" nel giro precedente e ne erano rimasti esclusi, se aderiranno entro il 30 settembre 2008 potranno ottenere il premio tempestività di due mensilità lorde. Non è previsto nessun incentivo. Chiaramente l'azienda avrà valutato che la voglia di "fuga" è elevata, incentivo o non incentivo, e l'occasione è propizia per risparmiare.

Che l'accordo sia davvero indigeribile lo dimostra il fatto che le "nove sorelle" firmatarie si sono ridotte a sei, con Falcri, Dircredito, Silcea che, per il momento, hanno rifiutato di sottoscrivere questo abominio.

Noi abbiamo sempre detto che i sindacati firmatari hanno un atteggiamento servile verso l'azienda. Adesso dovremo cambiare la terminologia: oramai siamo noi gli "aziendalisti", che denunciano lo sfascio determinato dalle politiche della dirigenza con la complicità di sindacati che assecondano questo "saccheggio", fatto solo di tagli al personale (sono previste – e vedremo se questa volta sarà vero…… – circa 750 assunzioni a fronte di 2.500 uscite), vendita di sportelli e di immobili. Filiali ed uffici sono in ginocchio, con gravi carenze di organico, difficoltà persino per l'approvvigionamento di moduli e cancelleria, spesso con impianti di climatizzazione rotti, in un contesto di disorganizzazione generale. Di conseguenza, monta la protesta della clientela di ogni "segmento": privati, aziende, associazioni di categoria.

I lavoratori hanno la responsabilità di decidere cosa vogliono fare del loro futuro. Chi continua a rimanere iscritto a sindacati asserviti, che hanno firmato un accordo del genere, dà loro implicitamente il mandato per continuare su questa strada. Chi vuole cambiare deve dimettersi, non perché ciò indurrà i sindacati concertativi a cambiare strada, ma perché bisogna togliere loro la rappresentanza per costruirne una diversa ed alternativa.

Sta a voi scegliere: o assecondare lo sfascio e l'attuale stato di rassegnazione o reagire per costruire un futuro diverso e darsi una speranza.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Intesa Sanpaolo

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