Tutti ricorderanno (almeno speriamo) come la nascita del nuovo Fondo Sanitario di Gruppo fu accompagnata da uno di quegli scippi (sospensioni) di democrazia che tanto piacciono all'azienda ed ai sindacati concertativi, che si autoassegnano così il ruolo di unici rappresentanti del bene delle lavoratrici e dei lavoratori della banca.

Gli organi amministrativi delle preesistenti casse, regolarmente eletti dai lavoratori, furono svuotati di funzioni e soppressi d'imperio e pletore di funzionari aziendali e dirigenti sindacali di primo livello si assunsero il gravoso compito di gestire il Fondo per i primi tre anni (e più).

Poco importa che una componente del Consiglio Direttivo della Cassa di Assistenza Sanpaolo fosse stata eletta con l'appoggio del sindacato di base e non si riconoscesse in quegli accordi (fu l'unica infatti a votare contro). ABOLITA. Poco importa che la Cassa Intesa, in caso di scioglimento, prevedesse un referendum tra gli iscritti. MAI FATTO (e le cause legali sono ancora aperte). Insomma, un vero scandalo (che oggi, per molti aspetti, si sta ripetendo per il nuovo Circolo Ricreativo).

E in questi anni, com'era prevedibile, di cose ne sono successe molte. Una fase iniziale totalmente caotica (ma vogliamo essere comprensivi…) e, soprattutto, un puntuale peggioramento di prestazioni e condizioni ad ogni chiusura di bilancio che ha colpito una volta questo ed una volta quell'altro sottoinsieme di iscritti ma, sempre e in primo luogo, quei pensionati che, naturalmente, sono i colleghi che maggiormente hanno contribuito alla costruzione di quelle laute riserve economiche del quale il nuovo Fondo si è auto-impossessato.     

Ma il punto più grave è ancora un altro. E cioè la totale opacità ed assenza di informativa con la quale queste manovre correttive sono avvenute. I volantini dei sindacati concertativi sono sempre stati solo una sorta di fotocopia-velina dei comunicati aziendali: cifre, casistiche, rimpianti e buona volontà. Ma nessuna indicazione sulle possibili alternative in campo, sugli interessi pubblici o privatistici che si andava a tutelare meglio, sulle diverse strade suggerite da esperti del settore, da sindacalisti eretici, dalle associazioni dei pensionati.

Quanto meno per chi apparteneva al vecchio Sanpaolo è sembrato di tornare indietro di dieci anni, prima dell'ingresso dei rappresentanti del sindacato di base nei consigli di amministrazione degli Enti, quando vertici aziendali e delle sette sorelle sindacali raccontavano sempre e comunque la stessa edulcorata storia. Anche quando, ad esempio, il risparmio previdenziale dei lavoratori veniva messo a rischio, in avventure immobiliari, per assicurare all'azienda liquidità a buon mercato e nuovi spazi di business.    

Ora, finalmente, si vota; ma la strada è stata cosparsa di trappole.

Per "meriti speciali" tutte le sigle sindacali firmatarie del contratto nazionale e corresponsabili dello scippo democratico con cui è nato il nuovo Fondo Sanitario, piccole o grandi che siano, sono state esentate dalla raccolta firme a sostegno e potranno presentare quante candidature vorranno.

Il sindacato di base, invece, dovrà rastrellare in poche settimane quasi 2500 firme (per di più corredate da codice fiscale o CID!!).

Ci proveremo con il solito impegno, anche se ci rendiamo perfettamente conto delle difficoltà che incontreremo. Il nostro sindacato, infatti, è forte e radicato in alcune realtà territoriali del gruppo mentre in altre è ancora poco presente e conosciuto (ricordiamo che non abbiamo permessi sindacali riconosciuti dalle aziende per muoverci come vorremmo…).

Oltre che ad iscritti e simpatizzanti, rivolgiamo quindi un appello a tutte/i le lavoratrici ed i lavoratori che ci conoscono, che apprezzano il nostro modo di fare sindacato, che hanno condiviso con noi battaglie importanti (come quella contro l'ultimo e pessimo Contratto Nazionale "Aiuta Banchieri") affinché ci aiutino non solo con la loro firma ma attivandosi tra colleghe e colleghi.

Del resto, il sindacato di base o è questo o non è.

E ricordiamo, per quanto ovvio, che la firma che consente la presentazione della lista non è e non impegna il voto (le elezioni saranno a fine maggio).

Per concludere, a tutti e soprattutto a chi ci conosce di meno, non possiamo che ribadire le ragioni di fondo per le quali chiediamo il sostegno alla lista costruita dal Sallca (nelle nostre fila ci sono, come sempre, molte candidature "indipendenti").

In primo luogo, riteniamo di fondamentale importanza che all'interno degli organi collegiali che gestiranno il Fondo vi sia almeno una presenza che non risponda ai vertici aziendali e sindacali. Insomma, la classica "voce fuori dal coro", libera dai condizionamenti di chi è stato "nominato" dall'alto e che, quindi, voglia (e possa) denunciare anche i conflitti di interesse e gli scambi impropri tra azienda e sindacati che spesso la gestione degli enti genera.

E queste non sono solo nostre opinioni ma dati di fatto. L'ormai consolidata presenza dei rappresentanti del Sallca-Cub dentro i CdA degli enti di matrice Sanpaolo (Cassa Previdenza, Fondo Pensioni, ex-Cassa Assistenza) ha garantito a tutti una più ampia circolazione di informazioni, una maggiore trasparenza amministrativa e, nel merito delle questioni più delicate, la possibilità di conoscere le diverse opzioni in campo.

Non a caso è proprio temendo questa funzione di controllo dal basso e di possibile denuncia pubblica che i sindacati firmatari (che amano definirsi "rappresentativi" a prescindere) appena possono evitano il passaggio del voto o escogitano regolamenti elettorali a loro uso e consumo. Aiutarci a presentare la lista vuol dire quindi difendere, con i denti e con le unghie, gli importanti spazi d'intervento e di controllo che sono stati conquistati con grande sforzo negli ultimi anni.

E, infine, non bisogna dimenticare che lavoriamo in un gruppo (e in un settore) dove, malgrado più di vent'anni di chiacchiere, i sindacalisti "che trattano" non sono mai stati eletti da tutti i lavoratori (ma sempre nominati all'interno delle varie sigle). Uno scandalo democratico pazzesco, reso ancor più grave dal fatto che la contrattazione nel frattempo ha provocato per la categoria (e in particolare per le giovani generazioni) solo un'infinita serie di peggioramenti normativi e salariali.

Nessuna occasione va persa, quindi, per dimostrare volontà di partecipazione e di cambiamento.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Gruppo Intesa Sanpaolo


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