La fusione tra Intesa Sanpaolo ed UBI, lanciata nel 2020 e in corso di realizzazione, ha modificato gli equilibri nel sistema del credito.

La crescita dimensionale richiesta ai principali Gruppi passa attraverso operazioni di concentrazione organizzate, che portano a forti economie di scala, taglio dei costi, chiusura degli sportelli, desertificazione del territorio.

Ai disastri della gestione privata si rimedia sempre con i soldi pubblici, facendo pagare il conto a contribuenti e lavoratori.

La caduta del governo e la sua sostituzione con un gabinetto presieduto da un banchiere sistemico di lungo corso, come Draghi, rischia di eliminare ogni resistenza residua al pieno dispiegarsi di logiche di puro mercato.

In questa crisi di estrema gravità servirebbe invece un sistema del credito orientato a finanziare progetti strategici qualificati e il tessuto economico di prossimità, con criteri anche sociali e sostenibili.

In allegato la nostra analisi e le nostre proposte.

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